di Mario Agostinelli e Luigi Mosca
Abbiamo tutti sentito dire e ripetere che il Trattato di Non-Proliferazione (Tnp) ha avuto un grande successo poiché tutti i paesi l’hanno firmato, eccettuati l’India, il Pakistan e Israele, oltre alla Corea del Nord che è uscita dal Tnp nel 2003. Questo trattato precisa che (articolo VI) “ciascuna delle Parti del trattato si impegna a portare avanti, in buona fede, dei negoziati su delle misure efficaci relative alla cessazione della corsa agli armamenti nucleari a una data ravvicinata e al disarmo nucleare”. I paesi non detentori delle armi nucleari hanno quindi interpretato questo trattato come un processo di eliminazione delle armi nucleari.
Ora, al di là dell’“entusiasmo” iniziale, il Tnp si è rapidamente rivelato inefficace: in effetti, il numero di Stati detentori dell’arma nucleare al momento della sua adozione nel 1968 – i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu con diritto di veto: Usa, Urss, Gran Bretagna, Francia e Cina – è pressoché raddoppiato, poiché altri quattro Stati (India, Pakistan, Israele e Corea del Nord) si sono anch’essi dotati dell’arma nucleare.
Come menzionato più sopra la Corea del Nord, che aveva firmato il Tnp, ne è uscita nel 2003, affermando che la sua “sicurezza” era minacciata. Questa possibilità è prevista nello statuto stesso del Tnp, cosicché questo ritiro potrebbe provocarne altri, a cominciare, per esempio, dall’Iran che, a seguito della violazione dell’Accordo di Vienna del 2015 da parte di Donald Trump nel 2018, ha ripreso l’arricchimento dell’uranio naturale in uranio fissile (U235) sino almeno al livello del 60%, il che significa che la soglia di circa il 90% per la produzione di bombe nucleari potrebbe essere raggiunto abbastanza rapidamente: si tratta soprattutto ora di una scelta politica.
Poi l’Arabia Saudita, che aveva finanziato il programma nucleare militare del Pakistan negli anni 90, è molto preoccupata per l’andamento del programma nucleare iraniano, che potrebbe spingerla a sviluppare un programma equivalente con l’aiuto del Pakistan (un “ritorno dell’ascensore”). Inoltre il Giappone, che si “accontenta” per il momento di rimanere sotto l'”ombrello” degli Usa, dispone però di una forma di “tacita deterrenza nucleare” grazie ai suoi impianti nucleari civili che hanno già permesso di produrre diverse centinaia di chilogrammi di plutonio di qualità militare e uranio altamente arricchito, che poi hanno consegnato agli Stati Uniti. In Corea del Sud, il presidente Yoon Seok-yeol ha recentemente emesso l’auspicio che gli Stati Uniti installino armi nucleari tattiche di fronte alla crescente minaccia della Corea del Nord, senza escludere la possibilità di produrle loro stessi. Inoltre, circa il 70% dell’opinione pubblica, sempre meno fiduciosa nell’“ombrello nucleare” statunitense, si dice favorevole a tali scenari.
Perché un bilancio così negativo del Tnp? In realtà non c’è da stupirsi: il Tnp è fondato su di una base che da un lato è ingiusta e, dall’altro, perversa. L’ingiustizia: in virtù di quale diritto i cinque Stati iniziali, già ampiamente in possesso di armi nucleari, potevano chiedere agli altri paesi di rinunciare definitivamente a qualsiasi arma nucleare se essi stessi non erano disposti a rinunciarvi realmente? È vero che il Trattato di Non Proliferazione includeva un impegno da parte delle cinque potenze nucleari di eliminare le proprie armi (come si è visto, attraverso l’articolo VI), ma questa promessa, a carattere non veramente costrittivo, non era altro che un inganno, come l’esperienza successiva ha ampiamente provato.
La perversità: il Tnp prevede un aiuto ai paesi firmatari che lo richiedono per sviluppare sul loro territorio il “nucleare civile”, condizione questa perversa poiché il nucleare civile può essere una via privilegiata verso il nucleare militare. In effetti l’“aiuto” allo sviluppo del nucleare civile ha, da un lato, rappresentato un’apertura di mercati a forte rendimento economico per i cinque paesi già nuclearizzati: si veda l’esempio degli Stati Uniti verso il Giappone, per di più con i risultati che si cominciano a vedere (Fukushima…). D’altro lato, le infrastrutture fornite dal Canada sono servite all’India per dotarsi dell’arma nucleare; la Francia ha collaborato, tra gli altri, con Israele su diversi aspetti… E attualmente un paese che si procurasse delle istallazioni per l’arricchimento dell’Uranio (centrifughe), oppure per la separazione del Plutonio, disporrebbe di mezzi importanti per sviluppare un programma militare.
Inoltre la malafede degli Stati dotati dell’arma nucleare è evidente soprattutto nelle loro attività per la modernizzazione delle loro armi. Mentre il Tnp prevede l’apertura di negoziati “in buona fede” in vista dell’eliminazione delle armi nucleari, la decisione di modernizzarle esprime invece chiaramente una volontà di non abbandonarle. È ad esempio il caso della Francia, che modernizza le sue attrezzature e addirittura ha aumentato la portata dei suoi missili da 6000 chilometri (gli M45) a 9000 chilometri (gli M51) in violazione flagrante del Tnp.
Quanto all’Italia, il fatto di “ospitare” delle bombe nucleari Usa, gestite in un quadro di cooperazione Usa-Italia, la pone in stato di violazione dell’Articolo II del Tnp. Inoltre le “vecchie” bombe B61, puramente gravitazionali, vengono attualmente sostituite dalle moderne B61-12, teleguidate e la cui potenza può essere regolata tra 0,3 Kton (50 volte inferiore a quella di Hiroshima) e circa 50 Kton. Ora questa possibilità anche di abbassare il livello della potenza rende queste bombe delle “mini-nukes”, molto più adatte a essere usate sul campo di battaglia!
La conseguenza evidente di tutto ciò è che la vera soluzione al problema delle armi nucleari non è semplicemente quella della “non-proliferazione”, ma quella dell’abolizione di tutte le armi nucleari. È ciò che ha stabilito sul piano giuridico il successivo Trattato di Proibizione della Armi Nucleari (Tpan), adottato dall’Assemblea Générale delle Nazioni Unite il 7 luglio 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021, rendendo le armi nucleari illegali sul piano del Diritto Internazionale.
In conclusione, le dottrine della deterrenza nucleare sono intrinsecamente proliferanti: infatti, l’affermazione che il possesso di armi nucleari è essenziale per la sicurezza di uno Stato implica automaticamente che anche tutti gli altri Stati del mondo debbano possederle! Questo è quindi il principale “motore” della proliferazione nucleare. Invece, per garantire la sicurezza umana, non è la minaccia, ma esattamente il contrario che deve essere realizzato: come diceva giustamente Gorbaciov, “per ottenere la propria sicurezza, ogni Stato deve contribuire alla sicurezza di tutti gli altri”.
* Fisico delle particelle elementari e attivista di Ican