Dopo l’appello di Pietro Orlandi indirizzato a Giorgia Meloni la situazione si è sbloccata. La commissione Affari Costituzionali del Senato ha dato il via libera all’unanimità all’istituzione della commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. Il provvedimento, già approvato dalla Camera, ora passa a Palazzo Madama per l’ok definitivo. La commissione ha dato mandato al relatore Andrea de Priamo, esponente di Fratelli d’Italia, di riferire in Aula.

A 40 anni dalla scomparsa delle due 15enni – avvistate l’ultima volta a Roma tra il 7 maggio e il 22 giugno del 1983 – toccherà dunque al Parlamento occuparsi di fare luce su quello che rappresenta un mistero italiano. Dopo settimane di stasi per sbloccare la situazione è stato necessario ritirare tutti gli emendamenti depositati al ddl per l’istituzione della commissione parlamentare. “Ho ricevuto diversi messaggi da alcuni senatori, mi hanno fatto capire che c’è la volontà e l’intenzione di fare chiarezza. Ho avuto la sensazione di un ritrovato clima di collaborazione da parte di tutti. Questo fatto di ritirare gli emendamenti è un bel segnale, significa che c’è la volontà finalmente di arrivare alla verità”, fa sapere Pietro Orlandi, ricordando inoltre che questo passaggio arriva dopo “la bella notizia del Papa che, all’Angelus, ha nominato Emanuela. Un segnale di cambiamento che secondo me è servito anche alla soluzione positiva sulla Commissione di inchiesta”. Nei giorni scorsi il fratello della ragazza scomparsa aveva lanciato un appello alla premier, con una dichiarazione a ilfattoquotidiano.it.

“E’ necessario un intervento da parte del presidente Giorgia Meloni. Immagino abbia molte questioni di cui preoccuparsi, si dà molto da fare ma forse dovrebbe chiarire questa anomalia: perché il suo partito da una parte appoggia la commissione d’inchiesta per Emanuela e dall’altra no. Io la stimo moltissimo, da prima che diventasse presidente, è una donna determinata”, aveva detto Pietro Orlandi. “Qualcuno ci ha accusato di voler insabbiare: non volevamo insabbiare nè rinviare nulla, ma era giusto fare un approfondimento e una riflessione sulla decisione di istituire la Commissione di inchiesta perché, rispetto a quando fu votata all’umanità alla Camera dei deputati, era intervenuto un fatto nuovo e di non secondaria importanza cioè eravamo venuti a conoscenza che la procura e il promotore di giustizia Vaticano avevano deciso di riaprire le indagini”, rivendica oggi il senatore Alberto Balboni, esponente di Fdi e presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato. “Sono contentissima, davvero. Non riesco a crederci”, dice Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella.

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