“In Italia ci sono 3 sinistre, così come ci sono 3 destre. E secondo me farebbero bene a a marciare ognuna secondo il proprio gruppo di riferimento per poi unirsi al momento delle elezioni. Più questa sinistra triplice farà così, più si avvicina la possibilità di guadagnare forza. Allo stato attuale questo non c’è. Se non si uniranno avremo un ventennio di destra. D’altra parte, ci siamo già abituati ai ventenni di destra”. Sono le parole pronunciate ai microfoni de L’Italia s’è desta (Radio Cusano Campus) dal sociologo e direttore della Scuola del Fatto Quotidiano, Domenico De Masi, che analizza la situazione odierna del centrosinistra italiana, spiegando: “C’è la sinistra che era quella del Pd fino a qualche mese fa e che guardava soprattutto alle classi medie. Classi medie che sono sempre più tartassate dall’economia neoliberista. E in questo non c’è niente di male, perché se non sono rappresentate a sinistra, vanno a finire a destra. Poi c’è la sinistra dei 5 Stelle, che con Conte ha scelto di occuparsi del proletariato e del sottoproletariato, cioè – continua – gli ultimi e gli umili come direbbe Papa Francesco. È il partito che ha fatto il decreto di dignità, ha varato il reddito di cittadinanza, si è occupato dei centri per l’impiego. E infine c’è la sinistra di gruppi più radicali, come quelli intorno a de Magistris e a vari intellettuali. Il vero problema di queste sinistre è quello di riconquistare coloro che hanno smesso di votare a sinistra perché non si sentono rappresentati”.

De Masi si sofferma poi sul precariato: “È un obiettivo preciso delle politiche economiche neoliberiste, che si basano proprio sulla creazione di una massa precaria perché questo comprime i salari e quindi aumenta i profitti. Del resto, il neoliberismo è stato pensato per aiutare la borghesia. La cosa che stupisce è che la Meloni, che per la sua cultura non dovrebbe essere neoliberista ma aderente a una politica economica statale, invece è totalmente neoliberista – sottolinea – almeno per le cose che ha fatto finora. Il precariato, al contrario, è come il fumo negli occhi per la sinistra e per fortuna i 5 Stelle se ne sono occupati in questi anni, al contrario di altri. Lo stesso Pd, che adesso si riavvicina a una visione di sinistra, inizialmente sul reddito di cittadinanza non è stato mica contento. D’altra parte, il reddito di inclusione che fecero i dem era una caricatura del reddito di cittadinanza“.

Il sociologo commenta anche le polemiche scatenate dall’intervento di Beppe Grillo alla manifestazione romana del M5s contro il precariato: “Veramente le critiche sono state in numero pari alle voci a favore. In Italia c’è uno schieramento di stampa e tv tutta conservatrice ed era prevedibilissimo che reagissero male. Io invece ho trovato l’uscita di Grillo molto originale e molto intelligente, perché qui il problema è instradare il dissenso verso forme di impegno civile – aggiunge – come ha cercato di dire il fondatore del M5s. Dobbiamo comunque abituarsi a un clima in cui i conservatori fanno il loro mestiere. Anche nel centrosinistra hanno protestato per la battuta di Grillo? Non c’è da meravigliarsi, il Pd è pieno di neoliberisti e di conservatori. Questo è il dramma della sinistra: non avendo una proposta di società alternativa a quella attuale, si ritrova con tutte queste contraddizioni interne”.

E su certa ritrosia di Giuseppe Conte nei confronti di Elly Schlein, osserva: “Conte guida un partito molto più compatto di quanto sia il Pd. E quindi il leader del M5s ha il giusto timore che poi nell’ambito del Pd prevalgano le forze contrarissime ai 5 Stelle. Una parte di queste forze è uscita dal Pd con Renzi e Calenda, un’altra parte è rimasta dentro il Pd – chiosa – e vede l’alleanza col M5s come fumo negli occhi. Quindi, la cautela di Conte è del tutto comprensibile. Allo stesso modo, è comprensibile la difficoltà in cui si trova Elly Schlein, che però è l’ultima speranza per il Pd. Se i dem non approfittano di questa occasione, è finita“.

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