Max Allegri “non mi voleva più nello spogliatoio” e chiese che “non mi fosse rinnovato il contratto”. Nella sua autobiografia Il momento giusto, Pippo Inzaghi racconta così il suo ritiro dal calcio. Un momento doloroso per l’attaccante del Milan, che oggi racconta: “Per me fu una mazzata”. L’addio al calcio divenne definitivo nell’estate del 2012, ma per anni il bomber non è riuscito ad accettare la lontananza dal campo: “Il mio corpo mi mandava segnali inequivocabili di malessere. Mi sono spaventato”, spiega nel libro. E ancora: “Ho temuto di avere qualcosa di grave, perfino la Sla“.

L’autobiografia svela i dettagli del ritiro dal calcio giocato di Inzaghi. Che sul punto è chiaro: “Era stato Allegri a chiudere la mia carriera da giocatore”. L’ex attaccante, oggi allenatore, ricostruisce così quanto accadde a Milanello ormai un decennio fa: “Io e il Milan, infatti, nella primavera del 2012 avevamo trovato un accordo per prolungare di un anno il mio contratto. Io sarei stato un importante collante nello spogliatoio che nel giro di poco tempo aveva perso Maldini, Pirlo, Nesta, Gattuso, Seedorf. Elementi di spessore che avevano lasciato un vuoto profondo”. Secondo la versione di Inzaghi, tutto era pronto per la firma, ma l’attuale tecnico della Juventus si mise di traverso: “Non avrei accampato alcuna pretesaGalliani era felice di aver trovato insieme a me questa soluzione. Allegri invece la bocciò“.

Il tecnico aveva appena vinto lo scudetto, ma il resto della sua avventura rossonera fu un lento declino fino all’esonero di inizio 2014. Negli stessi anni invece Inzaghi soffriva lontano dall’amato pallone: “Non riuscii ad assorbire la lontananza dal mio mondo, dal profumo dell’erba, dalla sacralità dello spogliatoio. Mi alzavo al mattino e non sapevo come arrivare a sera. Andavo in palestra, ma senza entusiasmo, solo per far trascorrere il tempo”, scrive nella sua autobiografia. Che non nasconde nulla dei pensieri che affollavano la sua mente: “Il mio corpo mi mandava segnali inequivocabili di malessere. Mi sono spaventato. Anzi, lo dico chiaramente e senza vergogna: ho avuto paura. Ho fatto quattro gastroscopie e altre analisi poco piacevoli, viaggiavo sempre con un borsello pieno di cd con ecografie e risonanze che mostravo a vari specialisti”. Il timore di avere qualche malattie, conclude Inzaghi, ha poi lasciato spazio alla consapevolezza: “Ho capito qual era il problema e l’ho superato poco alla volta, circondandomi dell’amore della famiglia“.

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