L’alleanza dei Paesi contrari all’Euro 7, il nuovo standard sull’emissioni nocive delle auto che entrerà in vigore nel 2025, alza di nuovo la voce contro le regole più stringenti. A quanto si apprende, Italia, Bulgaria, Repubblica ceca, Francia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria hanno inviato uno studio congiunto alla Commissione europea, alle altre capitali e alla presidenza di turno Ue per illustrare le loro preoccupazioni comuni sul disegno di regolamento di Bruxelles. I nuovi limiti, sostengono i paesi promotori, “non appaiono realistici e rischiano di avere degli effetti negativi sugli investimenti nel settore già impegnato nella transizione verso l’elettrico“. Organizzazioni che si battono per la difesa della salute hanno però evidenziato come le nuove regole potrebbero salvare centinaia di migliaia di vite, riducendo significativamente il numero di decessi da patologie legate all’inquinamento da auto.

Le nuove regole stabiliscono limiti di emissione dettagliati per i nuovi veicoli, con l’intento di spingere l’industria a sviluppare tecnologie per ridurre la produzioni di tutti i gas nocivi generati dal processo di combustione del gasolio, dagli ossidi di azoto al particolato, una polvere fine che rimane intrappolata nei tessuti umani. Per la prima volta vengono presi in considerazione anche parametri come le microplastiche sprigionate dai pneumatici o le micropolveri prodotte in frenata. Le case automobilistiche replicano che la normativa è inutile in considerazione del fatto che l’Ue ha comunque deciso lo stop alla vendite di auto con motore a combustione a partire dal 2035. Risoluzione del parlamento europeo che ha comunque raccolto i voti contrari di tutti i rappresentanti del centro destra italiano.

Ferocemente contrario ai nuovi standard normative è ad esempio Carlos Tavares, amministratore delegato del gruppo franco-italiano Stellantis, secondo cui le nuove regole sono “un favore ai cinesi” e dirottano risorse dallo sviluppo dell’elettrico (dove le case europee sentono il fiato sul collo delle cinesi) a quello per le tecnologie diesel. Probabilmente non casuale il fatto che tra i paesi firmatari ci siano Italia e Francia, dove Stellantis, che ha tra i marchi Peugeot, Fiat e Citroen, è radicata. Stando ai dati dell’Agenzia europea dell’ambiente il 97% della popolazione urbana dell’UE è esposta a livelli di inquinamento da particolato superiori alle soglie di sicurezza fissate dall’Oms. Ogni anno di ritardo nell’applicazione delle normative significa che 10milioni di milioni di nuove vetture entrano in circolazione senza sistemi per ridurre le emissioni sui valori aggiornati.

Gli 8 paesi “ribelli” precisano di percepire “l’importanza di migliorare le performance in termini di emissioni che saranno ancora rilevanti dopo il 2035, in particolare per le particelle legate all’abrasione (freni e pneumatici), in quanto consentiranno al settore di concentrarsi sulle emissioni che saranno ancora prodotte dai veicoli elettrici dopo 2035”, tuttavia l’introduzione dei valori limite “dovrebbe riflettere l’attuale sviluppo dei metodi di misurazione a livello delle Nazioni Unite e tenere conto delle proprietà dei veicoli elettrici”, Viene quindi chiesta una proroga delle date di scadenza fissate attualmente al 2025 per auto e furgono e al 2027 per i veicoli pesanti. E’ inoltre “fondamentale”, si legge ancora nel documento congiunto, “valutare correttamente l’impatto del quadro Euro 7 proposto, anche sul comportamento dei consumatori, e garantire che le nuove norme sulle emissioni siano realistiche rispetto allo stato dello sviluppo tecnico e in termini di analisi costi-benefici”.