Qualche giorno fa, come un tuono a ciel sereno, mi sono imbattuto nella copertina di Panorama, noto settimanale di destra, chiedendomi in un primo momento se non si trattasse di un’edizione del mese di ottobre del 2022, dove in piena campagna elettorale per le Politiche il tema migranti veniva utilizzato per accaparrarsi gli ultimi voti degli italiani.

Dopo un rapido check sulla data e un’analisi dell’articolo ho realizzato che era tutto vero e attuale, non avevo avuto nessun abbaglio.

Mentre in Italia abbondano i problemi, tra mancanza di mano d’opera, indici di natalità sistematicamente verso il basso ed indici di emigrazione degli italiani sistematicamente verso l’alto, Panorama trova il tempo per additare tutte le colpe agli immigrati cattivi che incentivano il lavoro nero e portano criminalità.

Una copertina che ha dato spunti di riflessione, vista la siderale distanza dalla realtà, ma che mette ancora una volta al centro dell’attenzione il problema della distrazione di massa. Una comunicazione che non guarda a soluzioni, ma allunga di fatto l’agonia di un paese che continua a stare fermo nei suoi preconcetti ideologici mentre il Mondo cambia velocemente.

L’articolo in particolare fa una mappatura di come l’immigrazione “disordinata” o “clandestina” abbia strappato il tessuto sociale, senza però entrare nel dettaglio o spiegare che sia i governi di destra che quelli di sinistra per anni hanno generato leggi per ostacolare l’immigrazione (anche quella regolare) ottenendo pero solo speculazioni e un disfunzionamento calcolato, teso a rendere l’immigrato quanto più irregolare possibile, costringendolo de facto ad una vita da fantasma, altri che integrazione.

Parlano di realtà. Ma la realtà è che, a pochi mesi dall’insediamento del governo Meloni, i dati riportano che gli sbarchi sono triplicati rispetto alla “precedente gestione” e non di certo per via delle navi ong e il noto pull factor da molti evocato. Dal 22 ottobre a oggi in Italia sono sbarcate 65.000 persone erano, mentre erano state 25.000 nello stesso periodo dell’anno recedente, di questi solo il 7% sono stati soccorsi dalle navi Ong, contro il 21% dell’anno scorso (dati Ispi). Non proprio un bel biglietto da visita per il nuovo governo, se prendiamo come base le loro promesse elettorali.

Ma il problema è un altro. Detto che è difficile fermare persone che comunque scappano da situazioni economiche e guerre che noi italiani non riusciamo neanche lontanamente immaginare, bisognerebbe concentrarsi su come accogliere e gestire il flusso con l’Europa intera.

Su questo non funziona incolpare gli altri Stati membri, visto che i trattati, le competenze, il funzionamento dell’Unione europea non prevede che sul tema ci siano dei vincoli. Serve o cambiare i trattati e trasferire la competenza in materia di immigrazione all’Ue, oppure una politica diplomatica di alto livello, dove attraverso la negoziazione costante e costruttiva su dovrebbero trovare accordi e quindi soluzioni. La reazione del nostro ministro degli Esteri Tajani va nella direzione opposta, quella sbagliata. Non si otterranno risultati criticando la Francia e non presentandosi a Parigi. Per quanto possano essere sbagliati i tempi e le parole utilizzate dal ministro francese sul tema migranti, degna di un tackle in aria di rigore e la voglia di mandarlo a quel Paese può essere tanta, la riposta deve rimanere nei binari del confronto, questo vale a livello sia bilaterale che a livello comunitario.

Tralasciando la banalità dei discorsi senza senso sulla sostituzione etnica, bisogna trovare soluzioni pratiche perché dall’Italia si emigra, in Italia non si nasce, la popolazione invecchia e ci sono tante pensioni e spese pubbliche da pagare. Chi le pagherà?

Panorama parla di una Italia senza italiani, dovrebbe indagare sulle cause e spiegare i numeri in modo semplice. Ma non lo fa, quindi provo a farlo io.

In precedenza avevo parlato dell’iniziativa tedesca, riportata da vari media internazionali, come una soluzione da osservare e da prendere come esempio. La Germania sta provando a creare uno dei sistemi di immigrazione più moderni d’Europa per affrontare la carenza di competenze di cui soffre in determinati settori, che rischia di diventare un freno alla crescita economica. La Germania come sapete a differenza nostra, che chiacchieriamo e campiamo alla giornata, programma. Sa già che gli verranno a mancare 7 milioni di lavoratori entro il 2035 e deve provvedere. Glielo chiede il mondo produttivo tedesco che vuole che si possa andare in Germania per lavoro anche senza una qualifica professionale tedesca. Basta una certa esperienza professionale e aver ricevuto una formazione professionale nel loro paese d’origine.

Un altro disegno di legge, che sarà presto presentato al Bundestag, dovrebbe rendere molto più facile per gli stranieri il processo di acquisizione della cittadinanza tedesca. A fare da corollario alla forza lavorativa straniera il governo tedesco cerca di affiancare anche un programma per i giovani tedeschi con un disegno di legge che darà a tutti i giovani il diritto a un posto di formazione e fornirà loro incentivi finanziari per entrare in un apprendistato.

La semplificazione delle complesse regole tedesche per i lavoratori stranieri, secondo il think tank IAB, porterà ad un’immigrazione netta annuale di 400.000 persone entro il 2060, consentendo di far fronte alla costante richiesta di manodopera. Numeri, idee, proposte e programmazioni che nella modesta Italia conservatrice e senza idee di oggi, sembrano fantascienza.

Sarebbe forse il momento per la politica italiana di mettere da parte ideologie e smettere di sbandierare post elettorali che servono sola alla pancia di pochi e concentrarsi sul futuro degli italiani e dei futuri italiani.

Dati alla mano l’Italia rischia di passarsela molto peggio della Germania che agisce mossa dalla preoccupazione. Ma mentre la Germania fa riforme per rispondere al bisogno imminente di imprese, economia locale e pensionati il nostro governo deve ancora mettere a fuoco una strategia per spiegare agli italiani che l’invasione degli immigrati, tema che ha fatto vincere le elezioni alla destra, non è mai esistita e la presenza disorganizzata che c’è non sanno neanche come affrontarla.

Le nostre istituzioni e le organizzazioni del mondo produttivo, al netto di quello che dicono per ragioni di consenso, sono pienamente consapevoli di cosa abbiamo bisogno, ma per non fare un ulteriore errore io consiglierei di osservare i casi di successo, come quello canadese, dove si applica un teorema piuttosto semplice; per avere un immigrazione di successo bisogna integrare e trattare alla pari, dando mezzi, stipendi e diritti uguali per tutti.

Poche idee, semplici e chiare che danno soluzioni e dignità a tutti. In Italia bisognerebbe iniziare con creare salari minimi congrui, rafforzare le tutele e il potere d’acquisto dei lavoratori (recuperando i soldi per i tagli fiscali alle imprese dalla mastodontica evasione) e programmare l’immigrazione che serve. Perché nelle more di cambiare le condizioni di vita e quindi la natalità in Italia, l’immigrazione serve.

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