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Edwige Fenech: “Il nuovo film con Pupi Avati? Un miracolo. Dopo la telefonata ho iniziato a saltare a casa con la mia gatta dietro”

Torna a recitare in un film un’icona assoluta del cinema italiano anni Settanta

di Davide Turrini

Edwige, mille volte Edwige. Torna a recitare in un film un’icona assoluta del cinema italiano anni Settanta. Edwige Fenech sarà co-protagonista di rango de La quattordicesima notte del tempo ordinario, il nuovo film di Pupi Avati che uscirà nelle sale il 4 maggio prossimo. La Fenech oggi 74enne vive a Lisbona da otto anni e non fa capolino in un film dal 2007 quando interpretò una professoressa d’arte per Eli Roth in Hostel II, ritorno che avvenne dopo altri 19 anni di abbandono del cinema visto che era da Un delitto poco comune di Deodato (1988) che non la si vedeva più in scena. Fenech ha definito la telefonata di Pupi Avati “un miracolo”: “Mi ha raccontato la storia e il mio ruolo. Era una cosa che aspettavo da tanti anni, interpretare un ruolo da attrice. Io di film ne ho fatti tanti, con ruoli bellissimi, ma questa era un’occasione che aspettavo da tempo in questa fase della mia vita. Un ruolo da signora matura dove, anche fisicamente, potevo essere diversa da come sono realmente. Dopo la telefonata ho iniziato a saltare a casa con la mia gatta che mi saltava dietro”.

L’interprete, tra gli altri, de La patata bollente, Cornetti alla crema, Asso e Lo strano vizio della signora Wardh, ha spiegato che negli ultimi anni qualche sceneggiatura era giunta fino in Portogallo ma che “nessuna proposta era degna di considerazione”. “Non sono più una ragazzina ma una donna matura e finalmente ho avuto l’occasione di non puntare sul fisico come una volta”, ha aggiunto durante la presentazione alla stampa del film a Roma. Affermazione che ha dato spunto ad un duetto pepato con Avati che ha affermato, riferendosi alle tante docce spiate dai coprotagonisti dal buco della serratura del bagno: “Questo è il primo film in cui non fa la doccia”. Fenech interpreta Sandra, nel film una sorta di alter ego della moglie nella realtà del regista bolognese. Il simbolo assoluto della commedia sexy anni Settanta osannata nientemeno che da Tarantino (“un caro amico, attendo che mi chiami”) ha poi voluto sottolineare che l’Oscar ad una 60enne come Michelle Yeoh (anche lei “un’amica”) è un “ottimo segnale (…) perché il pubblico è composto in gran parte da donne mature che vogliono vedersi rappresentate sullo schermo”.

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