A modo suo la goffa campagna “Open to Meraviglia” del ministero del Turismo di Daniela Santanché un successo lo è stata davvero. Ormai degli svarioni che contiene se ne parla sulla stampa di mezzo mondo. In particolare l’aver usato foto di località slovene per promuovere il turismo in Italia e traduzioni piuttosto approssimative (es Camerino che diventa Garderobe) stanno facendo divertire le redazioni internazionali. L’agenzia Reuters ha dedicato alla campagna un articolo dal titolo “Official promo video for Italy tourism features Slovenia” in cui si ricorda tra l’altro il costo dell’iniziativa (9 milioni di euro) e si ricorda come l’agenzia di pubblicità Armando Testa, a cui la campagna è affidata, non abbia voluto rilasciare un commento. L’emittente televisiva statunitense Cnn scrive “Video per la promozione del turismo italiano ridicolizzato per l’uso di foto della Slovenia” ricordando poi come la ministra Santanché abbia definito “snob” le persone che criticano la campagna.

Il sito greco Ieidiesis parla di un “errore epico nella campagna istituzionale”. Della vicenda parla anche il portoghese Publico. Grecia e Portogallo, due concorrenti diretti del turismo italiano a cui non par vero di poter raccontare di questo scivolone. Oggi a rigirare il coltello nella piaga è il quotidiano inglese Guardian che, dopo aver raccontato come il ministero sia stato messo in ridicolo per aver usato immagini della Slovenia in cui compare anche un vino con l’etichetta di un vigneto sloveno, riporta i giudizi dello storico dell’arte Tomaso Montanari che ha definito la campagna “grottesca” e un “osceno” spreco di denaro pubblico. Anche il giornale britannico sottolinea come l’agenzia Testa non abbia voluto commentare.

Come se non bastasse il dominio opentomeraviglia.it non è stato registrato e se lo sono prontamente accaparrato due esperti di marketing. Secondo il ministero “un dettaglio tecnico di scarso peso”. Le immagini della campagna sono state pubblicate sul sito Italia.it ma tutte in bassa risoluzione, tutte messe in rete dopo averle scaricate direttamente da whatsapp senza neanche rinominarle, il che ha conseguenze disastrose per quanto riguarda l’indicizzazione dei contenuti.

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