Il dominio non registrato, le immagini della Venere di Botticelli prese dai cataloghi gratuiti in Rete, alcuni frame del video di accompagnamento (di una cantina slovena) acquistati da una piattaforma stock. E ancora: le foto a bassa risoluzione da whatsapp messe online senza essere rinominate, le traduzioni talquali dall’italiano al tedesco, con il risultato comico di Camerino che diventa Garderobe e Prato Rasen. Al netto del contenuto e dei costi, la campagna pubblicitaria Open to Meraviglia del ministero del Turismo sta regalando ogni giorno strafalcioni tecnici così marchiani da far diventare balneare tutta l’operazione. Ma di chi è la colpa? Chi ha materialmente commesso la sequela di errori? Come è noto, il dicastero guidato da Daniela Santanché si è affidato all’agenzia di pubblicità più importante d’Italia, ovvero la Armando Testa. È possibile che una società di questo livello abbia commesso simili ingenuità? O sono stati i tecnici del ministero? Ilfattoquotidiano.it ha cercato di capirci qualcosa in più: a quanto pare si è trattato di un concorso di colpa.

In via di Villa Ada, sede del dicastero, nessuna voglia di parlare e spiegare, ma fonti interne hanno fatto filtrare un ragionamento molto lineare. Innanzitutto è stato sottolineato un aspetto: la ministra Santanché ha comunque rivendicato in più occasioni la assoluta bontà complessiva dell’operazione, assumendone la paternità e bollando come radical chic coloro che hanno definito la campagna un coacervo di luoghi comuni sul Belpaese. Un punto di partenza per dire un’altra cosa: che se gli errori ci sono stati (eccome se ci sono stati), comunque per la ministra non hanno inficiato lo spirito di Open to Meraviglia. E fin qui tutto lineare. Ma gli strafalcioni? Le stesse fonti hanno raccontato che la ministra ha più volte visionato tutti i materiali della campagna e ha anche chiesto alcune correzioni e aggiunte, specie per quanto riguarda il video. “Certo – è la ricostruzione della fonte interpellata – se poi è stata fornita un’immagine di una cantina slovena, la ministra come poteva notarlo e porvi rimedio?”. Ragionamento deduttivo: visto che i materiali sono forniti da chi realizza la pubblicità, il dicastero ritiene di non essere responsabile. E quindi: in virtù di questo, ci sono state tensioni con l’agenzia di pubblicità? Secondo l’informatore nessuna o, per lo meno, la ministra non ha voluto farlo trapelare, preferendo puntare sulla bontà del prodotto finale e parlando di una scommessa che sarà vinta con il passare del tempo. E la non avvenuta registrazione del dominio? Una leggerezza tecnica a cui in via di Villa Ada non danno peso. Ilfattoquotidiano.it ha cercato di raccogliere informazioni anche dalla società Armando Testa, ma in questi giorni di ponte gli uffici erano chiusi.

Diverso, molto diverso, il discorso per quanto riguarda le immagini della campagna pubblicate sul sito Italia.it: tutte in bassa risoluzione, tutte messe in Rete dopo averle scaricate direttamente da whatsapp senza neanche rinominarle, il che ha conseguenze disastrose per quanto riguarda l’indicizzazione dei contenuti. Un errore da principianti, insomma. Il click finale in questo caso non può che essere stato di qualche tecnico del ministero, magari poco avvezzo a certe dinamiche. Ancor più incredibile la questione delle traduzioni tragicomiche di alcune città italiane in lingua tedesca. Chi ha seguito tutta la vicenda all’interno del ministero ha fatto notare che il portale è in via di rifacimento e che forse questo fattore è stato determinante nel patatrac finale. Come rivelato da Selvaggia Lucarelli su ilfattoquotidiano.it, il dicastero del Turismo ha affidato le traduzioni incriminate alla società Almawave (contratto di tre anni), che si occupa di intelligenza artificiale. La mission è chiara: “Servizio di traduzione automatizzata di notizie e informazioni pubblicate sul portale del Ministero del Turismo con servizi professionali per garantirne la massima qualità”. È evidente che di tutto si è trattato tranne che di massima qualità e che il risultato è molto artificiale e poco intelligente. Ma anche in questo caso il click che ha permesso la pubblicazione è arrivato dall’interno del ministero di Daniela Santanché: su questo non ci sono dubbi. Serviva un controllo finale, non c’è stato. “Ma in un momento come questo – hanno fatto notare le solite voci interne di via di Villa Ada – con Enit diventata una spa da 10 giorni e con il sito nell’occhio del ciclone per Open to Meraviglia, si doveva prender tempo e controllare ogni virgola. Invece…”. Invece meraviglia e risate amare, ma non solo per Camerino/Guardaroba e Prato/Rasen. La toppa finale come spesso capita è infatti peggio del buco: nel tardo pomeriggio la traduzione tedesca è sparita dalla home page di Italia.it, ma se si procede tramite il tasto “ricerca” la bandierina teutonica riappare. L’utente clicca e cosa succede? Viene rimandato alla home page. In lingua inglese.

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