Azioni Tim in deciso calo stamane dopo che nella tarda serata di ieri sono state presentate la nuove offerte non vincolanti per la rete e la partecipazione in Sparkle, da parte del fondo statunitense Kkr e Cassa depositi e prestiti con il fondo australiano Macquaire. La prima offerta è stata alzata di un miliardo di euro a 21 miliardi. Cdp e Macquaire hanno portato la loro a 19,3 miliardi. Sebbene più alte delle prime, le nuove proposte non sono considerate dal mercato sufficientemente migliorative da poter essere accettate dal socio di maggioranza, il gruppo francese Vivendi che possiede il 23,7% del capitale. Restano quindi i dubbi che il dossier, senza il via libera dei francesi che hanno sempre considerato la soglia dei 24 miliardi come non derogabile, possa rimanere in stallo. L’altro azionista di peso del gruppo è la stessa Cdp che possiede il 9,8%.

“Le due offerte, per quanto leggermente migliori delle precedenti, sono addirittura al di sotto della soglia psicologica dei 20 miliardi di euro (escluso l’earnout, ossia una parte variabile dell’offerta subordinata al futuro andamento della società) e quindi molto al di sotto delle aspettative di Vivendi“, osserva un’analista di Bestinver interpellato dall’Ansa, convinto ancor più di prima che è improbabile che il cda di Tim, accetti le due offerte “riaprendo così l’intera vicenda”. Tim ha diffuso una nota in cui specifica che le due offerte saranno esaminate dal Consiglio di amministrazione di Tim nella riunione programmata per il prossimo 4 maggio. Lo scorso novembre il governo Meloni, da poco insediato, aveva manifestato l’intenzione di mantenere l’infrastruttura della rete, strategica, sotto controllo pubblico. A dicembre il fondo Kkr aveva allora fatto trapelare di essere ancora interessato a Tim ma solo per la parte Netco, la società della rete appunto, e di essere intenzionato a muoversi solo con il sostegno dell’esecutivo.

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