Tre ore di arringhe pompose, sei avvocatoni schierati in blocco a difendere la Juventus, tra cui Maurizio Bellacosa dello studio Severino, e Angelo Clarizia, già subcommissario della Figc. L’accusa della FederCalcio assente, e la Procura generale dello Sport che doveva in qualche modo rappresentarla, che fa il miglior assist possibile alla difesa e chiede di rivedere la penalizzazione in classifica. La sentenza ancora non c’è, ma tutto lascia immaginare che la Juve riavrà i suoi 15 punti. Almeno per il momento. Il dispositivo del Collegio di Garanzia slitta ai prossimi giorni: i giudici hanno 5 giorni di tempo per prendere la loro decisione.

È stata un’udienza lunga, per certi versi paradossale. Quasi alla rovescia: i condannati all’attacco, sotto gli occhi sornioni del neopresidente bianconero Gianluca Ferrero, presente alla sbarra nel salone d’onore del Coni, e l’accusa come fosse colpevole in contumacia. Respinta rapidamente la velleitaria costituzione del Codacons, che chiedeva addirittura la revoca dello scudetto 2019 e la riassegnazione al Napoli, si è passati ai vari punti dei ricorsi presentati dalla Juventus e dai suoi ex dirigenti. Uno dopo l’altro, i legali dei bianconeri si sono lanciati a demolire una “sentenza sbagliata, piena di errori”, definita come una “nave che ha perso la rotta”. Sul tavolo del Collegio di garanzia del Coni, l’ultimo grado di giudizio sportivo, alcuni argomenti risibili, come l’irrilevanza delle plusvalenze, sia in termini numerici che sportivi. Altri più consistenti, come le oggettive dissonanze nelle motivazioni che hanno portato alla stangata in classifica: su tutte, l’ammissibilità della revocazione dell’iniziale proscioglimento (quando ancora non erano note le intercettazioni di Torino); oppure il fatto che i giudici abbiano cambiato il “tema decidendum” rispetto agli illeciti contestati dalla procura federale.

Che la Juve chiedesse l’annullamento della condanna era prevedibile. Più sorprendente, e rilevante, la posizione di Ugo Taucer, procuratore generale del Coni (nonché fresco consulente del sottosegretario Alfredo Mantovano nel governo Meloni), che ha un po’ un ruolo di supervisore delle procure federali. Pur difendendo Chiné (“non ho rilievi da fare, l’operato è stato corretto”) e schierandosi contro i ricorsi della Juventus, ha però aperto la crepa più importante sulla penalizzazione: “Temo che rispetto all’applicazione dell’articolo 4 (quello sulla lealtà sportiva, nda), ci sia un profilo di fondatezza limitatamente alla sanzione in punti, una carenza di motivazione da apprezzare e valutare in un nuovo giudizio”. Tradotto: la condanna è corretta, ma i giudici non hanno motivato come e perché la Juve sia stata penalizzata di 15 punti, quando la stessa Procura ne aveva chiesti solo 9. Sarebbe stato interessante ascoltare la replica della Federcalcio, che però ha ritenuto di non presentarsi.

A questo punto tutto lascia immaginare che delle tre ipotesi sul tavolo alla vigilia – conferma della condanna, annullamento o rinvio – almeno la prima sia da scartare: il parere della Procura del Coni non è vincolante, ma rappresentando tra virgolette l’accusa ha un peso specifico molto alto. E la stessa assenza della Figc è un segnale politico che non può essere trascurato. Lo scenario più credibile è quello che il Collegio accolga il ricorso, magari rispedendo al mittente la sentenza di condanna: per saperlo non bisognerà aspettare molto, il dispositivo è atteso a breve. Se così sarà, la Corte d’appello della Figc dovrà pronunciarsi un’altra volta. In teoria potrebbe anche riconfermare la stessa pena, motivandola meglio, in pratica è difficile che riproponga una sentenza identica. Sarebbe troppo alto il rischio di ritornare di nuovo al Collegio di Garanzia, stavolta per una stroncatura definitiva. Più probabile che la penalizzazione venga riformulata, se non proprio annullata almeno rivista al ribasso. Ma qui i tempi si allungano: bisogna aspettare prima le motivazioni del Collegio di garanzia (massimo 30 giorni), poi potrà essere convocata l’eventuale nuova udienza. Si scavalla la fine del campionato. Ancora poche ore, e la Juventus intanto riavrà i suoi 15 punti. Che poi li mantenga anche dopo la fine della stagione, tra la revisione di questa vecchia sentenza e l’arrivo della nuova sulla ormai famosa “manovra stipendi, è una partita ancora tutta da giocare. L’impressione, però, è che ormai entrambe le parti non vedono l’ora che finisca.

Twitter: @lVendemiale

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