La massoneria torna a bussare alla porta del Senato per rivare Palazzo Giustiniani. Nelle scorse settimane il presidente di Palazzo Madama Ignazio La Russa ha ricevuto una lettera dal gran maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi il quale chiede di “sanare un’ingiustizia nei confronti del Goi che perdura da decenni”, come ha scritto ieri l’agenzia di stampa AdnKronos. Si tratta in realtà di un refrain, e la lettera è l’ultima di una lunga serie di missive inviate a tutti i presidenti del Senato con una certa regolarità. La questione, infatti, va avanti da molto tempo, tanto da diventare una intricata matassa ogni anno riproposta dal Goi nella speranza di una soluzione ma fino ad ora nessun presidente del Senato ha ceduto: lo farà La Russa?

La sede di Palazzo Giustiniani fu inaugurata il 21 aprile del 1901 dal gran maestro Ernesto Nathan, poi sindaco di Roma: all’epoca erano in affitto al costo di 11mila lire annue. Secondo un dossier presentato dal Goi nell’aprile dello scorso anno, curato da Carlo Ricotti ed Elisabetta Cicciola e titolato “Palazzo Giustiniani, una questione ancora aperta”, i passaggi critici sono i seguenti: nel 1926 un decreto voluto da Benito Mussolini sottrasse la sede al Grande Oriente assegnandola al Senato del Regno, gesto seguito nel ’29 dalla messa fuori legge della Libera Muratoria (uno schiaffo in faccia ai fratelli nonostante il loro contributo alla costruzione del regime, documentato da Gerardo Padulo ne L‘ ingrata progenie. Grande Guerra, Massoneria e origini del Fascismo (1914-1923), editore Nie); solo nel 1961 il Goi ottenne una convenzione (rinnovabile) per l’utilizzo per 20 anni di 48 locali all’interno del Palazzo, dietro pagamento di un canone annuo; ma nel 1981 arrivò lo “sfratto”, sostiene il Grande Oriente, in seguito ad un accordo con il Senato (presidente era Giovanni Spadolini) e il Ministero delle Finanze in base al quale veniva concessa al Grande oriente una porzione di Palazzo più piccola (appunto 120 metri quadri).

Bisi vuole l’attuazione di quell’accordo, dice a il fattoquotidiano.it che fu invocata pubblicamente nel 1988 dallo stesso Spadolini secondo il quale bisogna “riconoscere il ruolo della massoneria nel Risorgimento italiano”, ricorda orgogliosamente l’attuale Gran Maestro. Che poi ammette: “Ci sono state interlocuzioni a diversi livelli, ma non ho mai parlato con il presidente La Russa, comunque sono fiducioso che si trovi una soluzione. Va trovata perché questa è una ingiustizia”. Il punto è che sia il Tar che il Consiglio di Stato ne stanno alla larga: la natura dei ricorsi richiede l’intervento della giustizia civile, dicono i giudici amministrativi. Dunque si va in Tribunale? Bisi spera proprio di no: “Ho scritto al presidente e al segretario del Senato, ma finora non ho ottenuto alcuna risposta. Vorremmo raggiungere un accordo in pace, perché noi siamo rispettosi delle istituzioni e dello Stato. Ma non escludiamo l’iter giudiziario”. Oggi proprietari della splendida villa del Vascello al Gianicolo, una delle zone più affascinanti della capitale, ricca di simboli risorgimentali, i massoni del Goi pretendono che sia sanato l’antico “scippo”, non vogliono sentir storie: hanno già progettare di portare a Palazzo Giustiniani la sede del museo storico della massoneria, con tutti i loro cimeli, dal poncho di Garibaldi al collare storico dei gran maestri.

Non si conosce la personale intenzione del presidente La Russa che fino ad ora non ci ha messo la faccia, mandando avanti il questore Gaetano Nastri (FdI) il quale ha spiegato ieri che la questione “è da decenni oggetto di controversie e all’attenzione delle autorità giurisdizionali competenti. Il Senato è rappresentato dall’Avvocatura Generale dello Stato”, ricorda Nastri, facendo sentire l’odore del Tribunale. Di sicuro per La Russa è un grattacapo: ridare Palazzo Giustiniani ai massoni, dopo che il Duce decise di sottrarglielo? In questo caso sarebbe il primo presidente del Senato a cedere ai desiderata degli uomini con il cappuccio e il grembiulino.

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