Martedì scorso il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva il Codice appalti, il decreto bollette e un disegno di legge che vieta la produzione e commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici.

Proprio su questo ultimo punto si sono sollevate numerose polemiche a seguito delle parole del ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida: “I cibi sintetici non garantiscono qualità, benessere e tutela della cultura e tradizione enogastronomica e di produzione a cui è legata parte della nostra tradizione. Si corre il rischio di maggiore disoccupazione perché sarebbe più conveniente produrre dove il lavoro costa meno e di ingiustizia sociale, in una società in cui i ricchi mangiano bene e i poveri no”.

Dello stesso avviso è anche il ministro della Salute Orazio Schillaci: “Il divieto si basa sul principio di precauzione perché oggi non ci sono studi scientifici sugli effetti dei cibi sintetici. Ribadiamo il massimo livello di tutela della salute dei cittadini e la salvaguardia del patrimonio della nostra nazione e della nostra cultura agroalimentare che si basa sulla dieta mediterranea”.

Il divieto prevede sanzioni per i trasgressori molto rigide che vanno da un minimo di 10mila a un massimo di 60mila euro, fino al 10% del fatturato annuo realizzato nell’ultimo esercizio.

Per capire meglio di cosa stiamo parlando e da che parte sta oggi la scienza, c’è bisogno di un passo indietro e di rispondere a qualche domanda.

Cos’è la carne sintetica?

La carne sintetica, coltivata o artificiale che dir si voglia, è un alimento creato grazie alla coltivazione in vitro di cellule staminali animali. Queste cellule staminali vengono fatte moltiplicare in un ambiente controllato. La carne sintetica è un vero e proprio alimento di origine animale e non va confusa con la carne vegetale. Il termine “carne sintetica” è contestato anche da alcuni scienziati come il ricercatore dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Cnr di Napoli Roberto Defez, in quanto non vi è nessun processo di sintesi chimica.

Quali sono i principali vantaggi per l’ambiente?

I vantaggi dell’ingresso nelle nostre diete della carne sintetica sarebbero molteplici: 98% in meno di emissioni di gas serra (gli allevamenti intensivi sono oggi una causa importante di inquinamento ambientale), minor utilizzo di energia, acqua, antibiotici e farmaci, 95% in meno di occupazione del suolo rispetto agli allevamenti intensivi e soprattutto è “cruelty free”, ovvero non prevede la macellazione e sofferenza degli animali.

Ogni anno nel mondo vengono macellati 50 miliardi di polli, 1 miliardo e mezzo di maiali, mezzo miliardo di pecore e 300 milioni di mucche. Numeri destinati a crescere di pari passo con l’aumento della popolazione mondiale.

Fondamentale poi l’aspetto legato al minor utilizzo di antibiotici: è ormai noto che l’uomo stia diventando sempre più antibiotico-resistente poiché assuefatto ai principi attivi ingeriti in grandi quantità proprio con la dieta quotidiana. Pesce, carne e formaggi sono pieni di farmaci e mettono l’uomo, nel lungo periodo, in una pericolosa condizione di non potersi più curare da malattie e infezioni contratte proprio per il mancato effetto dei medicinali a cui è assuefatto.

Quali sono gli svantaggi della carne coltivata?

A oggi è difficile, anche se col tempo ci si arriverà, riprodurre perfettamente le caratteristiche organolettiche come gusto, odore e consistenza della carne tradizionale. Anche i valori nutrizionali possono considerarsi una barriera: la vitamina B12 ad esempio non potrà essere fornita direttamente ma integrata a parte. La carne sintetica non prevede tessuti di scarto come le ossa e quindi alcune pietanze andrebbero a scomparire, come le cosce di pollo. Infine non si può ignorare l’impatto che la carne sintetica avrebbe sugli allevamenti tradizionali e non intensivi, oggi utili per il mantenimento di razze autoctone e pulizia di boschi e foreste.

Che differenza c’è tra carne sintetica e vegetale?

La carne sintetica deriva da cellule staminali animali, mentre quella vegetale viene prodotta a partire da ceci, lenticchie, fagioli o altri prodotti di origine vegetale.

Quanto costa la carne sintetica?

Su questo tasto ha spinto fortemente il ministro Lollobrigida, quello della disuguaglianza sociale dove i ricchi mangiano bene e i poveri no. A oggi non c’è un prezzo preciso, ma il trend è fortemente in discesa. Nel 2008 produrre 250 grammi di carne sintetica costava circa un milione di euro, nel 2015 250mila euro, oggi il prezzo si aggira intorno ai 13-15 euro. Come detto prezzo destinato a scendere grazie all’innovazione tecnologica e la possibile produzione su vasta scala a livello mondiale. C’è chi è pronto a scommettere che si arriverà a un costo inferiore a quello della carne normale.

Cosa dice la scienza a proposito di carne sintetica?

A oggi non ci sono studi scientifici a sufficienza che permettono di capire se e quali rischi ci sarebbero sul lungo termine nel mangiare carne coltivata in laboratorio. Saranno necessari altri studi prima di renderlo un cibo globale. Nelle ultime ore si è registrata la posizione dell’Efsa (European Food safety Authority), che sul proprio sito ha scritto: “La carne coltivata e i frutti di mare coltivati potrebbero essere considerati una soluzione promettente e innovativa per contribuire al raggiungimento degli obiettivi per sistemi alimentari equi, sicuri, sani e rispettosi dell’ambiente. Tuttavia, il potenziale impatto ambientale e l’impatto sugli aspetti della sostenibilità devono essere valutati a fondo e la sicurezza deve essere stabilita”.

La scienza è un metodo e ha bisogno di tempo per stabilire i benefici e gli svantaggi di un prodotto nuovo come la carne sintetica. Qualora, dopo attenta valutazione, l’Efsa dovesse autorizzare la produzione e il commercio della carne coltivata nell’Unione Europea, l’Italia dovrebbe sollevare sia il divieto di importazione sia di produzione.

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