“C’era una volta…”. La locuzione con cui iniziano molte fiabe si adatterebbe perfettamente al nostro belpaese. C’era una volta, ad esempio, una bellissima baia circondata da alte colline e con un mare trasparente. C’era una volta, ma ora non c’è più. Parlo di Ospedaletti, Riviera di Ponente tra Sanremo e Bordighera. Perché sottolineo “Tra Sanremo e Bordighera”? Perché a Sanremo ci sono già ben due porti: uno in parte turistico e uno completamente turistico (Portosole, uno dei più grandi del Mediterraneo) e a Bordighera c’è un altro porto turistico, anche se ben più piccolo.

Bene, a Ospedaletti sono anni che ne deve essere realizzato un ennesimo. E perché sottolineo “un ennesimo”? Perché la Liguria vanta il triste primato di un porto ogni due comuni rivieraschi. Ne trattai nel libro Il mare privato edito da Altreconomia. Di Baia Verde (questa era la locuzione con cui si chiamava il futuro porto, con la stessa tecnica con cui si costruisce un condominio dove c’era un parco e lo si chiama “Le residenze del parco”) ne parlai anni fa sottolineando come fosse stata la sinistra a volere la norma con cui si licenziava una più facile realizzazione di porti turistici (Decreto Burlando) e la privatizzazione anche del fronte mare; dopo che era stata sempre la sinistra, questa volta ligure, la maggiore responsabile del saccheggio delle aree agricole a favore della speculazione edilizia.

E sottolineando infine come fosse stato un ministro “comunista” (Alessandro Bianchi) a benedire la prima pietra del porto di Ospedaletti nel mese di settembre del 2007. Peccato però che dopo aver realizzato uno scheletro a mare, l’impresa affidataria dei lavori fosse fallita e alcuni abitanti di Ospedaletti avessero fatto ricorso al Tar prima e al Consiglio di Stato dopo per ottenere la certificazione che l’intera procedura voluta e portata pervicacemente avanti dal Comune fosse perfettamente illegittima e si dovesse rifare tutto. Ma gli amministratori liguri quando c’è da far lavorare il partito delle costruzioni e favorire i ricchi non arretrano di un centimetro.

E, anziché umilmente ammettere di aver sbagliato e cercare di riparare togliendo dal mare il cemento già versato, ecco la nuova amministrazione di centrodestra – dopo che quelle precedenti erano di altra tendenza – iniziare una nuova procedura nell’ambito della quale si certifica la pubblica utilità delle opere a mare e si incarica un nuovo studio di architettura di presentare un altrettanto nuovo progetto di porto. È lo studio dell’architetto Marco Filippo Alborno conosciuto per essere, tra l’altro, già progettista di quel Cala del Forte, il nuovo porto extra lusso di Ventimiglia, ma in realtà del Principato di Monaco (il principe Alberto II ha partecipato all’inaugurazione sottolineando che quello è in realtà il terzo porto monegasco) che ha alterato irreversibilmente la fisionomia della costa dell’ultimo comune ligure.

Il 4 marzo scorso è stato presentato il progetto dallo stesso architetto. Esso prevede 115 posti barca, uno dei quali di settanta metri, e un investimento di 90 milioni di euro. Sentiamo cos’ha detto il progettista: “Quattro i parchi a tema: verrà realizzata una piazza Arancione, caratterizzata dalla presenza di agrumi, destinata ad attività commerciali di uso generico; una piazza Verde, con piante d’ulivo, che ospiterà attività legate al mondo della nautica; una piazza Blu, con piante acquatiche in un velo d’acqua, dedicata alle boutique di lusso. Infine, una piazza Gialla, con ginestre e mimose, destinata ai servizi essenziali per il porto come bancomat e lavanderia. Queste piazzette portano a una piazza più grande, con dei gelsi, dove ci saranno due strutture alberghiere: una più abbordabile, destinata ai giovani, con una piscina e una spa sulla copertura e una palestra ben attrezzata nella parte sottostante. E infine un hotel di categoria superiore”. Insomma, la solita, solitissima colata di cemento sulla costa e la privatizzazione del mare antistante.

Qualcosa a dire il vero però è cambiato rispetto al progetto del 2007 che prevedeva “400 posti barca e poi 1000 posti letto tra case ed alberghi, qualcosa come 1400 posti auto. E poi negozi, bar, ristoranti, impianti sportivi, centro benessere e tanto, tanto verde” (dal libro di Preve e Sansa, Il Partito del Cemento, editore Chiarelettere, 2008). Quindi dobbiamo gioire?

Scherzo! Intanto, notizia di pochi giorni fa, verranno presentati un esposto alla Procura della Repubblica e un ricorso al Tar da parte di un’impresa che sostiene di essere stata discriminata dalle precedenti amministrazioni e dall’attuale: nome del porto di cui presentò il progetto nel 2018: Porto delle Rose. Porto delle Rose e Baia Verde. Datemi retta: non fatevi ingannare dai nomi. Badate alla sostanza! Che è sempre quella: il fatato mondo dei ricchi.

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