Matteo Messina Denaro aveva delle talpe all’interno delle forze dell’ordine. Gole profonde che gli “soffiavano” informazioni preziose sulle telecamere piazzate nei pressi delle abitazioni dei suoi familiari. È l’ipotesi della procura di Palermo, che dal giorno dell’arresto del boss delle stragi lavora senza sosta per ricostruire la rete dei suoi favoreggiatori. Dopo Andrea Bonafede, l’uomo che aveva prestato la sua identità al boss, Alfonso Tumbarello, il medico che ha seguito il percorso clinico del mafioso malato di tumore, ora il procuratore capo Maurizio De Lucia e l’aggiunto Paolo Guido hanno chiesto e ottenuto l’arresto di Rosalia Messina Denaro, la sorella dell’ex inafferrabile. Secondo le indagini, in questi anni la donna ha aiutato Messina Denaro a sottrarsi alla cattura, ha amministrato la cassa della famiglia, ha probabilmente incontrato il superlatitante e ha gestito pure la rete di distrubuzione dei pizzini. Ed è proprio analizzando i bigliettini usati da Messina Denaro per comunicare coi suoi fedelissimi che gli investigatori ipotizzano la presenza di talpe.

Linguaggio tecnico e know how: il boss sapeva tutto delle cimici – C’è una lettera del 9 novembre del 2021 che viene ritrovata nel covo del boss a Campobello di Mazara: è la copia di una missiva in uscita, indirizzata a “Fragolone“, il nome in codice usato da Messina Denaro per coprire la sorella Rosalia. Quella lettera “incontrovertibilmente identifica Rosalia Messina Denaro in Fragolone“, scrive il gip Alfredo Montaldo nell’ordinanza di custodia cautelare. Infatti uno scritto col medesimo contenuto viene ritrovato anche in casa della sorella dell’ex latitante: la donna ne aveva fatto una copia dopo aver distrutto l’originale. Ma quella missiva non è importante solo perché consente d’identificare “Fragolone”. “L’esito delle perquisizioni forniva anche inquietante notizia delle informazioni dettagliate di cui Rosalia, in epoca imprecisata, era venuta in possesso sul funzionamento delle telecamere installate dalla polizia giudiziaria per finalità investigative (classicamente oggetto delle costanti e ripetute attenzioni che notoriamente gli associati mafiosi pongono in essere per porre rimedio a dette attività d’indagine)”, si legge nelle carte dell’inchiesta. Nascosto nella gamba di una sedia dell’appartamento in via Alberto Mario, a Castelvetrano, i carabinieri del Ros trovano l’appunto scritto a mano dalla sorella di Messina Denaro: sono una ventina di righe, scritte a stampatello con inchiostro di colore blu. Si tratta di una sorta di vademecum su come scoprire l’eventuale presenza di telecamere. “Può da subito evidenziarsi che l’evidente tecnicismo lessicale utilizzato (ad esempio quando fa riferimento alle ‘cassette di rilancio segnale‘ che vengono impiegate per occultare la trasmissione dei segnali audio e video), fa senza dubbio ipotizzare il potenziale coinvolgimento di appartenenti alle forze dell’ordine o di specialisti forniti di uno specifico know how nel settore, unici in possesso di tali preziose informazioni“, scrive il gip, condividendo totalmente l’analisi della procura. È possibile, dunque, che Messina Denaro avesse degli infiltrati che gli fornivano le dritte giuste su cimici e microspie.

La lettera del boss: “Se sono telecamere c’è un buco” – Ma cosa c’era scritto in quella lettera? “Quando si tratta di telecamere – si legge – ci deve essere nella cassetta necessariamente un buco, il buco è nella direzione dove vogliono guardare. Senza buco non può mai essere telecamera ci sono tante cassette senza buco, che loro montano nei pressi delle case dove montano microspie e telecamere. Queste cassette si chiamano “cassette di rilancio segnale”, cioè, le telecamere e le microspie che loro montano nelle case non hanno la forza di mandare il segnale sin dove sono loro. Allora ci vogliono queste cassette di rilancio che captano il segnale dalle vicine microspie e telecamere e lo rilanciano fin dove sono loro, queste cassette di rilancio fanno arrivare il segnale a centinaia di km. Cioè senza queste cassette di rilancio loro non riceverebbero nessun sengale sia dalle microspie sia dalle telecamere. Se sono cassette di rilancio segnale perchè montarli proprio ora e non prima dato che le microspie da te ci sono da sempre? Questo non lo so, posso pensare che da poco hanno montato da te cose più sofisticate ed hanno bisogno di queste cassette di rilancio proprio vicine la casa, perchè in generele mettono a circa 100 metri da dove montano le loro cose. Se invece sono telecamere devono avere per forza un buco, senza buco non possono essere telecamere. Il buco è rotondo oppure rettangolare, ultimamente montano queste con il buco rettangolare, pensano che hanno più visuale”. Insomma: Messina Denaro dimostra di essere preparatissimo sul modus operandi degli investigatori. E infatti dava alla sorella consigli precisi su cosa fare: “Prima ti devi accertare se sono telecamere o cassette di rilancio, e questo lo puoi capire se c’è il buco o meno. Se non ti convinci chiami un elettricista e gli dici chiaramente che ti hanno montato queste cose e che da quando le hanno montate a casa tua hai problemi di luce, cioè che tutto funziona ad intermittenza, stacca sempre tutto e blabla. Quindi gli dice che vuoi sapere cosa sono e che le vuoi tolte, se ha problemi fa che usi carta intestata dove attesti che sei tu che le hai volute tolte perché hai problemi di luce a casa, e che e che firmi il foglio, così’ non avrà problemi se le smonta che metti due mazzate alle cassette, cioè che le rompi e le metti per terra sotto la tettoia, così se le vedono rotte se le vengono a prendere. Tu a casa tua puoi fare tutto è un tuo diritto, se invece te la puoi sbrigare tu senza l’elettricista è meglio, ma non prendere la corrente ti prego, usa sempre pinze con manici isolanti e i fili toccarli sempre ad uno ad uno, mai toccarli due assieme, e stacca sempre il contatore, e quando fai cio’ portati qualche familiare. Quindi se siano telecamere o siano cassette di rilancio distruggi tutto già da ora, tu sei a casa tua e puoi fare tutto, non avere paura. Poi però mi devi dire se sono telecamere o cassette senza buco. Al quando la cassetta funge da telecamera ed ha il buco rettangolare, questo buco rettangolare è coperto da un vetro, forse evitare che uccelli che ci entrano a fare il nido, e così’ mettono il vetro a protezione”. Praticamente il boss ci teneva a portare avanti quelle che sembrano contro indagini sull’attività degli investigatori.

“La seconda volta sarete intercettati, non deve accadere” – Le informazioni sulle telecamere, scrive il gip “erano state veicolate a ‘Rosetta’ dallo stesso latitante, il quale evidentemente, venutone in possesso attraverso canali tutti da investigare, si era premurato di ‘girarle’ alla sorella, per fare in modo che ella, al pari degli altri appartenenti a Cosa nostra, adottasse ogni precauzione possibile per non essere scoperta”. Che Messina Denaro avesse una certa dimistichezza con la questione delle microspie e delle intercettazioni lo si evince anche da un altro pizzino. Quando chiede a sua sorella di recarsi da un tale che chiama “il Parmigiano – il gip ipotizza che possa essere un “grosso imprenditore” – per farsi dare 40mila euro, avverte: “Con il Parmigiano ti ci devi incontrare soltanto una volta per spiegargli il tutto, poi lui li farà avere a Fragolina e tu non ti ci devi incontrare più, perché se ti ci incontri una seconda volta quella seconda volta sarete intercettati, e non deve accadere“. Come fa Messina Denaro a sapere che sua sorella sarebbe stata intercettata in caso di un secondo incontro con questo misterioso uomo? Una domanda al momento senza risposta. Mentre dopo l’arresto dell’ex superlatitante hanno trovato spiegazione alcune delle incognite che gli investigatori non avevano saputo sciogliere negli anni scorsi.

Il tracciato della vecchia ferrovia alle spalle della casa di Rosalia Messina Denaro

Gli strani movimenti di Rosetta – È il 18 maggio del 2022, Messina Denaro è ancora latitante e i carabinieri del Ros stanno seguendo sua sorella Rosalia che si è appena recata nella casa di campagna in contrada Strasatto a Castevetrano: una zona che dista circa 8 chilometri da vicolo Sanvito, il covo abitato in quel momento dal boss. “Per tutta la sua permanenza all’interno della proprietà, ove si tratteneva sino alle successive ore 13:16 (quindi circa 2 ore e mezza rispetto ai soliti 5/10 minuti), la donna appariva visibilmente turbata e si spostava ripetutamente in maniera nervosa tra l’interno dell’abitazione ed il piazzale antistante; in alcune circostanze ella si sedeva sugli scalini esterni e in altre si poneva con le spalle al muro, visibilmente pensierosa”, scrivevano gli investigatori, allegando una fotografia della donna che, dopo aver chiuso il cancello, si era messa in attesa davanti casa: come se stesse aspettando qualcuno. Ma chi?

Rosalia Messina Denaro in attesa

“Se non succede al primo colpo aspetta” – Questa scena si ripete per tre giorni consecutivi: ogni giorno la sorella del boss si svegliava nel suo appartamento di Castelvetrano e si recava nella casa di campagna, cambiando sempre strada. “Come già detto sembra che Rosalia Messina Denaro fosse in attesa di qualcosa che doveva accadere”, annotano i carabinieri. Che dopo l’arresto del superlatitante, trovano tra i suoi pizzini anche questo messaggio: “Se non succede al primo colpo ti fermi per i giorni a seguire per mezz’ora all’orario che sai, fino a quando non si farà il tutto”. Quindi, la sorella del boss, stava davvero aspettando qualcuno: forse un complice, un postino coi pizzini di Messina Denaro? Qualcuno che veniva a riferirgli le sue condizioni cliniche? O magari proprio lo stesso superlatitante, visto che quella zona dista solo 10 minuti di macchina dal covo di Campobello di Mazara? Non lo sapremo mai, perchè a un certo punto la donna smette di andare nella casa in campagna di contrada Strasatto.

“La ferrovia non è praticabile, è piena” – A spiegarne il motivo sarà sempre un pizzino trovato dentro al covo del boss, datato 24 maggio e dunque pochi giorni dopo quello strano comportamento tenuto dalla sorella: Messina Denaro scrive che “purtroppo è andato tutto a scatafascio”, e ancora che “la ferrovia non è praticabile, è piena…”. Di che ferrovia parla il boss? Per gli investigatori si tratta senza dubbio “del vecchio tracciato della rete ferroviaria che passa proprio alle spalle dell’abitazione rurale di Rosalia Messina Denaro, proprio dove la stessa si recava nei giorni precedenti in trepidante attesa”. E quindi cosa intende il boss delle stragi con la frase “la ferrovia è piena“? I carabinieri lo hanno scoperto solo poche settimane fa, quando si sono recati nei pressi della casa di campagna della donna e hanno scoperto che altri investigatori avevano piazzato almeno tre telecamere nei paraggi. Sono piazzate nell’arco di alcune centinaia di metri e coprono l’intera zona: se qualcuno, quel giorno di maggio, si fosse recato nella casa di campagna di Rosalia Messina Denaro sarebbe stato filmato. Ecco perché il boss dice che è andato tutto “a scatafascio” e che la ferrovia “è piena”: sa che la zona è videosorvegliata. Qualcuno, dunque, lo ha allertato sulla presenza di quelle telecamere? E di chi si tratta? È anche per questo motivo se l’ultimo boss delle stragi è rimasto latitante per trent’anni.

Le telecamere piazzate nei dintorni di casa Messina Denaro
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