“L’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della pandemia? Non credo che si possano trovare responsabilità attraverso un processo fatto in una singola città. Secondo me, è profondamente sbagliato. Se vogliamo andare a guardare l’organizzazione che ci ha portato ad affrontare la pandemia, dobbiamo capire se tutte le cose erano state fatte in modo appropriato non solo a Bergamo, ma a livello nazionale”. Sono le parole pronunciate ai microfoni della trasmissione L’Italia s’è desta (Radio Cusano Campus) da Matteo Bassetti, primario del reparto Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova.
L’infettivologo precisa: “Sicuramente all’epoca qualcosa in più si poteva fare, mi pare abbastanza evidente. Ma il problema va valutato con una commissione d’inchiesta, non con un processo giudiziario in una singola città come Bergamo, pur colpita da tante vittime. Il piano pandemico chi doveva farlo? – continua – È vero che era vecchio di 14 anni ed era stato fatto per l’influenza, ma ma c’erano scritte alcune cose che se fossero state applicate nel 2020 forse avrebbero permesso di migliorare la situazione. Per esempio, avere un sistema di sorveglianza attivo probabilmente ci avrebbe permesso di anticipare di qualche settimana, visto che nel dicembre 2019 in Lombardia c’erano state delle polmoniti atipiche”.
Bassetti spiega: “Il problema non è se andare a indagare o no, ma chi deve indagare. Io non credo che debba essere la Procura di una città italiana sull’impianto complessivo di come è stata affrontata la pandemia. Oltretutto in quel periodo si navigava al buio. È chiaro che oggi col senno del poi siamo qui a dire che ci sono state responsabilità, ma voi davvero pensate che la decisione di non fare una zona rossa o di non fare tamponi sia legata alla malafede di Speranza o di Fontana? Noi ce l’abbiamo quest’atteggiamento in Italia, quello di dover trovare sempre la colpa di qualcuno. Questo è giustizialismo – prosegue – Quando tu colpisci tutti, non hai colpito nessuno alla fine. Ha molto più senso fare una commissione d’inchiesta parlamentare che faccia chiarezza non su una sola decisione, ma su tante decisioni che sono state prese. E non per trovare il colpevole, bensì per evitare che in futuro possano riaccadere certe cose. Finiamola con questo giustizialismo italico per cui il paese deve essere esclusivamente governato dalla magistratura che decide chi è buono e chi è cattivo. Col senno del poi sono tutti capaci“.
Finale riflessione di Bassetti sulla relazione di Andrea Crisanti: “Qua il processo non va fatto alle persone ma al virus, perché noi siamo stati colti alle spalle da un virus nuovo, mortale, altamente contagioso. E sto parlando del febbraio del 2020, non di aprile dello stesso anno. Io trovo che il processo sia fatto come se ci fosse Crisanti contro tutti. Stimo molto Crisanti, ma secondo me la sua relazione tecnica è stata influenzata comunque dalle conoscenze che abbiamo acquistato dopo. Io faccio spesso questo tipo di consulenze per il tribunale – conclude – È molto difficile calarsi in quel momento cronologico, perchè la mente umana, soprattutto quando parliamo di una malattia nuova, si modifica molto nel corso del tempo. Dopodiché nelle consulenze tecniche si trovano pareri completamente discordanti tra professionisti diversi. Quindi, questo è il parere di Crisanti, che non è oro colato. Poi ci sarà un processo e immagino e spero che saranno sentiti altri consulenti“.