Cresce il bilancio dei casi accertati di trichinosi in provincia di Foggia. Il totale delle persone colpite da questa malattia infettiva a San Marco in Lamis è arrivato a 10, ma non escluso che nei prossimi giorni emergano nuovi casi. Il servizio veterinario di igiene degli alimenti di origine animale della Asl Foggia ha avviato già da alcune settimane una capillare attività di controllo e verifica dei prodotti alimentari con sospetta infestazione da trichinella. “Siamo di fronte a una zoonosi, ovvero una malattia causata dalla presenza di un parassita presente in carni animali infette”, spiega Federico Gobbi, direttore del dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali dell’IRCCS Sacro Cuore di Negrar (Verona). I responsabili della malattia infettiva sono nematodi, vermi cilindrici appartenenti al genere Trichinella, un parassita che inizialmente si localizza a livello intestinale per poi dare origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli, dove poi si incistano. La trasmissione all’uomo avviene esclusivamente per via alimentare, attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta contenente le larve del parassita. “In Italia, il veicolo di trasmissione – specifica l’Istituto superiore di sanità – è la carne suina (maiale o cinghiale), equina e più raramente di carnivori selvatici (volpe). La trichinosi non si trasmette da persona a persona”.

Gobbi specifica: “Le persone si infettano quindi mangiando carne cruda e poco cotta contaminata”. Il periodo di incubazione è generalmente di circa 8-15 giorni, ma può variare da 5 a 45 giorni a seconda del numero di parassiti ingeriti. “Nell’uomo il quadro clinico – continua ancora l’Iss – varia dalle infezioni asintomatiche a casi particolarmente gravi, con alcuni decessi. La sintomatologia classica è caratterizzata da diarrea (che è presente in circa il 40% degli individui infetti), dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre”. Aggiunge Gobbi: “C’è quindi un’ampia gamma di sintomi, ma ci possono essere anche casi asintomatici”. La prevenzione è il miglior strumento per proteggersi da questi parassiti. “La cottura permette di azzerare i rischi”, sottolinea Gobbi. Le eventuali larve presenti, infatti, vengono inattivate o distrutte dal calore: è sufficiente 1 minuto a 65°C. Il colore della carne deve virare dal rosa al bruno. Tra i consigli elencati dall’Iss c’è anche quello di far esaminare da un veterinario la selvaggina e i maiali macellati a domicilio.

In alternativa, la carne può essere congelata per almeno 1 mese a -15°C: un congelamento prolungato, infatti, uccide le larve. “Nel caso si allevino maiali, impedire che mangino la carne cruda di animali, anche ratti, che potrebbero essere stati infestati dal parassita”, è un’altra raccomandazione dell’Iss, secondo il quale quando si macella la propria carne in casa, è bene anche pulire bene gli strumenti. Inoltre, l’Iss precisa che salatura, essiccamento, affumicamento e cottura nel forno a microonde della carne non assicurano l’uccisione del parassita. “La trichinosi ha carattere epidemico: l’animale infetto può essere mangiato da più persone e quindi dare luogo a più casi”, sottolinea Gobbi. “Per proteggersi è quindi bene assicurarsi di mangiare la carne solo dopo che è stata ben cotta”, conclude.

Articolo Precedente

“Avere un figlio potrebbe non essere una buona idea. Costano in denaro e salute, provocano un calo della felicità e fanno male al Pianeta”. L’inchiesta choc

next
Articolo Successivo

Hpv, perché in pochi in Italia fanno il vaccino: fake news, paura di effetti collaterali ed “effetto pandemia”

next