La Storia insegna solo una cosa – sosteneva Hegel – e cioè che l’uomo non ha mai tratto beneficio dalle sue lezioni. Valeva nell’Ottocento e anche oggi. Soprattutto quando si parla di guerra, quella realtà profondamente umana che quasi nessuno desidera e che è fin troppo facile condannare idealmente, ma che gli uomini hanno sempre fatto senza mai saltare neppure un decennio della lunga vicenda umana.

Del resto, per comprendere l’assurdità dell’idea stessa di pacifismo, basta rifarsi alla figura del celebre teologo tedesco Bonhoeffer. Questi era un ammiratore di Gandhi e della sua idea di nonviolenza. Ma quando Hitler cominciò a seminare il terrore cambiò radicalmente posizione, al punto da partecipare all’attentato fallito contro il Führer e subire la conseguente impiccagione. Il ragionamento di Bonhoeffer non faceva una piega: portare avanti il pacifismo di fronte a un nemico violento e sanguinario significa aderire a una posizione idealistica e irresponsabile, che paradossalmente lascia campo libero al violento e quindi fa gli interessi della violenza stessa.

Che a Hitler fosse stato lasciato campo aperto in maniera irresponsabile – cosa di cui poi ci si sarebbe amaramente pentiti – era fin troppo evidente. Ne sanno qualcosa in particolare Francia e Inghilterra, che di fronte alle prime invasioni hitleriane (dell’Austria e della Cecoslovacchia) – quando si poteva ancora fermare il terribile capo del III Reich – decisero invece di lasciar correre in nome della politica di “pacificazione” (appeasement). Nella convinzione che Hitler si sarebbe accontentato, ma anche in nome di una pigrizia irresponsabile rispetto al fermare con la forza il Führer tedesco, Francia e Inghilterra lasciarono campo aperto al trionfo della barbarie. Questo accadeva nel 1939.

Qui arriviamo all’uomo che non trae lezioni dalla Storia. Sì, perché oggi accade uno scenario per molti versi simile nella guerra fra Russia e Ucraina. Tutti coloro che si rifiutano di appoggiare l’Ucraina attraverso l’invio di armi – in nome dei valori di pace e nonviolenza – sembrano non accorgersi di passare proprio e involontariamente dalla parte della violenza e della guerra. Insomma, fanno gli interessi di Putin, che fino a prova contraria è l’invasore ed è mosso da teorie ideologiche (i cui ispiratori sono Ivan II’in e Dugin) che mettono sotto pesante accusa tutto l’Occidente, colpevole secondo costoro di aver smarrito i valori cristiani e l’idea stessa di bene. Con queste basi ideologiche a sostegno della politica di Putin, chi può con certezza affermare che l’Ucraina non sarà l’equivalente odierno di quello che furono Austria e Cecoslovacchia per Hitler?

Certo, v’è chi segnala le colpe dell’Ucraina nel sopprimere o addirittura perseguitare le minoranze russe in Donbass. Peccato che questa cosa ci riporti di nuovo dalla parte dei nazisti, che per giustificare l’invasione della Cecoslovacchia ingigantirono o inventarono di sana pianta presunti soprusi subiti dalla minoranza tedesca che all’epoca viveva nella regione dei Sudeti.

Infine, vi sono coloro che sostengono l’impossibilità per Nato e Usa di innalzarsi a paladini del bene. Peccato che la Storia e la politica non sono comprensibili attraverso le categorie del bene e del male assoluti. Anche la Francia e l’Inghilterra di prima della Seconda guerra mondiale non rappresentavano certo il bene assoluto di fronte al nazismo, avendo colonizzato e sterminato etnie di mezzo mondo in nome dell’imperialismo e dell’esportazione della civiltà. Stessa cosa è valsa per gli Usa e per la sua missione imperiale in nome di un “destino manifesto”. Ciò è tanto vero che lo stesso Gandhi – in pieno secondo conflitto mondiale in corso – arrivò a dire che per lui Occidente e nazifascismo erano indifferenti, in quanto entrambi paladini di violenza e imperialismo.

Ma noi, qui e oggi – volendo fare nostra la lezione della Storia per cui non esistono paesi depositari del bene assoluto e altri portatori del male assoluto – possiamo davvero permetterci di non appoggiare l’Ucraina e quindi lasciare campo aperto a Putin? Siamo sicuri che, in nome della pace, della giustizia, della libertà e Dio solo sa che altro, che vengono invocate dai pacifisti di casa nostra, ci convenga di fatto lasciare campo libero a quel paese – la Russia – in cui quegli stessi pacifisti e oppositori del governo finirebbero uccisi in condizioni più o meno misteriose?

Quanto ci si è pentiti di non aver fermato Hitler finché si era in tempo? Quanto potremmo pentirci di non averlo fatto con Putin?

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