Chiedono garanzie sul futuro, nella forma di un aumento dei modelli prodotti in Italia, la salvaguardia del loro potere d’acquisto e maggiori commesse per i fornitori nazionali. Per questo i lavoratori di Stellantis e della componentistica martedì 14 febbraio saranno in assemblea sotto la sede del ministero del made in Italy in occasione dell’incontro tra governo, sindacati e azienda. A convocarli la Fiom Cgil nazionale, che avverte come ci sia “molta preoccupazione e forte disagio per quello che negli ultimi due anni sta avvenendo negli stabilimenti. In Stellantis i lavoratori sono scesi ulteriormente a 46mila attraverso le uscite incentivate, e quelli che rimangono, sempre più avanti con l’età, vedono peggiorare giorno dopo giorno le proprie condizioni. A Mirafiori, Termoli, Cassino, Pomigliano, Pratola Serra e Melfi si fa ampio utilizzo di ammortizzatori sociali con perdita di salario e in alcuni casi una distribuzione non equa delle giornate lavorative“.

La maggior parte degli stabilimenti “non hanno ancora missioni produttive e nuovi modelli e in quelli dove sono stati annunciati investimenti (Termoli, Mirafiori, Melfi) è ancora tutto fermo”. In più l’azienda ha scelto di mettere in un vicolo cieco, ancora una volta, il tavolo negoziale del percorso contrattuale e di non riconoscere alle lavoratrici e ai lavoratori un’erogazione economica straordinaria a sostegno del potere di acquisto dei salari“. Questo mentre i dipendenti francesi del gruppo frutto della fusione tra Fca e Psa si sono invece visti offrite aumenti del 5,3% nel 2023 (comunque troppo poco rispetto alla corsa dell’inflazione).

La Fiom rinnova anche le sue preoccupazioni per le aziende dell’indotto “dove non stanno arrivando nuove commesse e dove la politica di taglio dei costi imposta da Stellantis rischia di ricadere sul salario dei lavoratori e sulla tenuta occupazionale”. Anche qui, infatti, annota il sindacato, sono molte le aziende che stanno facendo ricorso agli ammortizzatori sociali anche in deroga e a breve ne esauriranno la capienza: è il rischio che corrono le Lear di Torino e alcuni stabilimenti della Marelli. In generale, calcola la Fiom, nel 2022 per i lavoratori di tutto il settore automotive sono state 65 milioni le ore di cassa integrazione. “È necessario che Stellantis produca più modelli nel nostro Paese, che utilizzi tutta la capacità produttiva installata e garantisca investimenti per la transizione industriale e per il rilancio dell’occupazione. Occorre un grande piano per la produzione di mobilità senza il quale rischiamo di perdere un settore fondamentale per l’economia”, conclude la nota.

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