Non solo un ingegnere che deve volare da Bari per fare un collaudo sulle montagne della Bergamasca e appena 300 lavoratori in servizio a fronte di una pianta organica che ne prevede ben 668. Che l’Ansfisa, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, sia allo sbando lo dimostra anche un altro fatto: Roberto Carpaneto, il direttore che nelle logiche dello spoils system è stato designato dal governo appena venti giorni fa su indicazione del ministro dei Trasporti Matteo Salvini e del suo vice Edoardo Rixi, ha già rinunciato all’incarico. Mentre i dipendenti dell’agenzia, in stato di agitazione da due mesi, sono in subbuglio perché al tavolo convocato mercoledì 9 febbraio al ministero del Lavoro per tentare una conciliazione si è presentato solo il rappresentante del ministero dei Trasporti, non quello del ministero dell’Economia. Ed è già la seconda volta che accade. Così ora i sindacati proclameranno lo sciopero.

Carpaneto, fino al momento della designazione in Ansfisa uno dei pezzi grossi di Rina, colosso italiano di ingegneria e certificazioni, era il quarto direttore in poco più di quattro anni. Da quando cioè nel 2018 il primo governo Conte, dopo il crollo del ponte Morandi, ha creato l’Ansfisa aggiungendo alla vecchia Ansf, che si occupava solo di treni e ferrovie, la responsabilità su strade e autostrade, funzioni a cui poi si sono sommati i controlli su tutti gli “impianti fissi”, come tram, metro, scale mobili, ascensori pubblici, funivie e seggiovie. Scelto dal governo al posto del precedente direttore Domenico De Bartolomeo, Carpaneto è stato sponsorizzato dalla Lega e soprattutto da Rixi, genovese come lui, dopo che Rina ha avuto un ruolo importante nella ricostruzione del ponte Morandi.

Mentre dall’Ansfisa non è stato possibile avere informazioni sulle ragioni della sua rinuncia, Rina in una nota parla di “motivazioni strettamente personali. L’ingegner Carpaneto, in virtù dell’assoluto valore delle sue competenze, continuerà a collaborare con Rina su progetti strategici benché ad oggi i suoi incarichi all’interno del gruppo siano stati ridistribuiti”.

Al di là dei silenzi e delle poche parole ufficiali, resta il passo falso del governo. Su cui hanno probabilmente pesato considerazioni sull’opportunità della nomina alla luce di un potenziale conflitto di interessi: come faceva notare qualche giorno fa il quotidiano Domani, Carpaneto passava in un batter d’occhio dal ruolo di controllato, quale presidente di Rina Consulting, attiva nel settore di infrastrutture e trasporti, al ruolo di controllore. Nei giorni scorsi, poi, Il Fatto Quotidiano ha evidenziato diversi dubbi su un “certificato di regolare esecuzione” dei lavori del ponte Morandi, grazie al quale Rina nel 2021 si è aggiudicata una gara da 20 milioni per la direzione lavori della nuova diga foranea del porto di Genova, aggiudicazione annullata dal Tar con una sentenza poi riformata dal Consiglio di Stato.

In attesa che ora venga nominato il quinto direttore nella breve storia dell’Ansfisa, il personale continua a essere in stato di agitazione e nelle prossime ore verrà proclamato lo sciopero. Tra le rivendicazioni dei sindacati, oltre a questioni di inquadramento contrattuale dei lavoratori provenienti dall’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi (Ustif) del ministero dei Trasporti, c’è la carenza di personale. Una carenza talmente evidente che a inizio dicembre è stato impossibile eseguire un collaudo sugli impianti di risalita a Foppolo, in provincia di Bergamo, e la stagione sciistica non è stata inaugurata come da tradizione all’Immaccolata, ma ha dovuto attendere l’arrivo non di uno dei soliti collaudatori, ma del dirigente coordinatore di tutto il settore impianti fissi, che ha ufficio a Bari. Tra le regioni dove la carenza del personale è più evidente ci sono la Sardegna, dove non è presente alcuna sede dell’agenzia, e il Piemonte, la regione della tragedia del Mottarone, dove una volta andati in pensione il direttore e due ingegneri, sono rimasti solo un tecnico e quattro amministrativi. “Oggi il tentativo di conciliazione non ha portato a elementi positivi – spiega Paolo Camardella, membro dell’esecutivo del sindacato Fp Cgil -. Nel periodo tra oggi e l’effettuazione dello sciopero siamo aperti a ragionare con le controparti istituzionali per risolvere le questioni poste nella piattaforma rivendicativa, che ruota attorno al concetto di sicurezza, sul quale non bisogna transigere. Non si può lavorare con metà del personale previsto, altrimenti la sicurezza viene messa a rischio. E questo non è degno di un paese civile”.

@gigi_gno

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