Si occupano dei controlli per la sicurezza di tutti i trasporti del Paese. Dalle ferrovie alle strade e autostrade, fino a tutti gli “impianti fissi”, quali sono considerati tram, metro, ascensori pubblici, scale mobili, seggiovie e funivie. All’Ansfisa, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, lavorano circa 300 persone. Gli addetti alle verifiche vere e proprie sono la metà. “Troppo pochi per tutti i controlli che ci sono da fare, tanto più che la pianta organica prevede 668 persone, più del doppio”, dice Paolo Camardella, membro dell’esecutivo del sindacato Fp Cgil. Anche per questo due mesi fa i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione, con una manifestazione davanti al ministero dei Trasporti a Roma lo scorso 12 dicembre, per poi attivare la procedura di conciliazione al ministero del Lavoro. Ma al tavolo, dove era stata richiesta la presenza di un rappresentante sia del ministero dei Trasporti che dell’Economia, quest’ultimo non si è nemmeno presentato. Uno sgarbo che rende improbabile un accordo in tempi brevi. E ora i sindacati minacciano lo sciopero. Col rischio che se si inceppano i controlli, nelle nostre città alcuni mezzi pubblici dovranno essere tolti dal servizio, come potrebbe accadere a Milano dove a febbraio sono in agenda le verifiche sui filobus dell’Atm. “L’organico attualmente impiegato nell’agenzia non è minimamente sufficiente, né a livello quantitativo né qualitativo, a garantire la sicurezza di tutti gli impianti e infrastrutture di trasporto”, accusa Camardella. “La sicurezza è un bene primario dei cittadini, il governo deve allocare le risorse necessarie per consentire ad Ansfisa di esercitare il proprio mandato istituzionale”. Mandato istituzionale che prevede controlli su nove gestori di rete ferroviaria, tra cui Rfi, 44 imprese che svolgono servizio ferroviario, come Trenitalia e Italo, oltre alla supervisione su strade e autostrade in mano a oltre 8mila gestori, tra cui Anas, regioni e comuni, e verifiche su più di 5mila impianti fissi, tra cui 2mila scale mobili, 1.500 ascensori, oltre 932 impianti a fune, oltre al materiale rotabile di 105 linee tra tram, metro e filobus.

Personale insufficiente? Il dirigente di Bari a Foppolo per un collaudo
Che il personale sia insufficiente è stato chiaro a dicembre, quando i controlli dell’Ansfisa in alcuni comprensori sciistici sono slittati dopo il via alla stagione sciistica. È successo per esempio all’Aprica (Sondrio), dove un impianto di nuova realizzazione ha avuto il via libera solo a metà mese. Mentre a Foppolo (Bergamo) si è addirittura dovuto rinunciare al tradizionale inizio di stagione nel ponte dell’Immaccolata: le verifiche dell’Ansfisa sono infatti state rinviate all’ultimo perché l’ingegnere incaricato, a seguito di un infortunio, non è potuto andare sul posto e l’agenzia non aveva un sostituto da inviare. Per risolvere la situazione è dovuto intervenire il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che ha fatto in modo che sulle montagne della Bergamasca venisse inviato non il solito ingegnere addetto ai controlli, ma il dirigente coordinatore del settore impianti fissi di Ansfisa, che ha ufficio a Bari.

Regole sui controlli meno rigide
A dicembre la situazione era talmente critica che a un certo punto Domenico De Bartolomeo, direttore dell’agenzia appena sostituito dal nuovo governo, ha firmato un decreto direttoriale per snellire le regole sui controlli: niente più presenza obbligatoria di un funzionario di Ansfisa durante le verifiche annuali, per le quali sarà sufficiente la presenza del direttore di esercizio e del responsabile di esercizio degli impianti, due figure che fanno capo al gestore. Ansfisa potrà decidere di mandare un suo ingegnere nei casi dove riterrà opportuno e potrà fare verifiche a campione. Ma la misura rischia di ripercuotersi sulla sicurezza degli impianti. Almeno la pensa così Fabrizio Ventimiglia, legale del piccolo Eitan, l’unico sopravvissuto all’incidente del Mottarone in cui il 23 maggio 2021 sono morte 14 persone: “È inaccettabile – ha protestato all’indomani della firma del decreto – che nel 2022 si faccia fronte alle carenze di organico con una riduzione dei presìdi atti a garantire la sicurezza del trasporto pubblico, soprattutto alla luce di quanto successo sul Mottarone”.

Le rivendicazioni dei sindacati e la minaccia di sciopero
La carenza di personale non è l’unica lamentela dei sindacati, visto che dietro la protesta ci sono anche ragioni contrattuali. L’Ansfisa ha le sue radici nella vecchia Ansf, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie a cui il primo governo Conte, dopo il crollo del ponte Morandi, ha aggiunto la responsabilità anche su strade e autostrade. Nel 2021 un decreto legislativo ha poi previsto che Ansfisa si faccia carico anche dei controlli sugli impianti fissi. Per questo nell’agenzia è confluito il personale dell’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi (Ustif) del ministero dei Trasporti. Ma dopo il passaggio tale personale non è ancora stato inquadrato contrattualmente in modo adeguato. “Se ciò non avverrà – dice Camardella – il personale ex Ustif non potrà più firmare verifiche e collaudi, il che porterebbe a un’ulteriore riduzione delle risorse disponibili”.

La procedura di conciliazione aperta al ministero del Lavoro non sta dando gli esiti sperati da lavoratori e sindacati. Che ora minacciano lo sciopero. “Abbiamo deciso di chiedere un differimento del tavolo al prossimo 9 febbraio per consentire sia ad Ansfisa che al rappresentante del ministero dei Trasporti di comunicare alle altre amministrazioni la necessità di una interlocuzione nella quale prendere impegni stringenti in tempi certi – scrivono i principali sindacati in una nota congiunta -. Resta inteso che qualora tale interlocuzione non portasse alle soluzioni attese o, peggio ancora, qualora non avvenisse affatto, la naturale conseguenza sarà la dichiarazione di sciopero”.

@gigi_gno

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