di Giovanni Ceriani

Eccola qua la nuda verità. Dopo aver sprecato una intera campagna elettorale bipolare a urlare al lupo al lupo contro Meloni e il pericolo “fascismo”, eccoli tutti in fila ad accodarsi a Meloni sulla via di Damasco, anzi di Kiev. Presto svelata la logica (anzi il trucco) di quella che fino a ieri appariva una folle logica piddina e lettiana. E quello che fino a ieri appariva il suicidio perfetto di una assurda campagna elettorale, costruita buttando fuori Conte dalla coalizione, imbarcando inutilmente Calenda e infine finendo (ipocritamente) sul groppone di Bersani, oggi riflette di ben altra luce e “ragioni”.

Era un plateale bipolarismo politico, tanto inspiegabile quanto è stata la successiva non-defenestrazione immediata di Letta. Quasi che fosse un merito aver regalato tutti questi seggi a Meloni e aver tentato l’omicidio perfetto nei confronti di Conte. Due medaglie pronte all’incasso. Tanto che siamo ancora qui con Letta, il lettismo e un congresso che è la prosecuzione del lettismo con altre maschere, visto che sul punto nessuno si espone, nessuno si azzarda. E anzi rilanciano con l’ulteriore azzardo (e vergogna) del Lazio, con l’imposizione del proprio candidato (rectius: di Calenda) e l’ennesimo regalo alle destre. A latere, il solito tentativo di umiliare i Cinquestelle, chiedendo loro il solito passo indietro, offrendo loro il solito strapuntino. Anzi imponendolo, pena la pena capitale, il solito anatema: ir-re-spon-sa-bi-li.

Tutte cose però che non funzionano più al tempo del 5stelle di Conte e del costituendo Polo progressista. Ma sono comunque scelte, azzardi, blitz che rivelano la bassezza politica e morale di questo partito e delle sue leadership.

Ma oggi, anzi ieri è stata finalmente tolta la maschera e tutto appare nella sua più chiara verità. Serviva e volevano un governo di guerra, un Gabinetto di guerra. E siccome non sono riusciti ad ottenerlo con Draghi, per la pervicace e irriducibile disobbedienza Cinquestelle sui temi dell’ambiente, dell’antimafia, della giustizia sociale e della pace appunto, ecco che serviva un Draghi-bis in altro formato: per esempio in formato meloniano. Che poi, mutatis mutandis, è una Meloni in formato draghiano.

Ed eccoci qui a decantare le lodi di questo governo moderato, responsabile, quasi tecnico, austeritario al punto giusto. Insomma questo nuovo governo-delle-larghe-intese che spiega bene sia la follia del Pd di ieri, sia il silenzio e il sostegno del Pd di oggi (Articolo1 incluso). Complimenti: ci si rivede tutti assieme al prossimo Meeting di Rimini, tutti felici e contenti. Guerra permettendo. O, meglio, guerra approfittando.

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