Cinema

Oscar 2023, le nomination che regalano solo sorprese. La debacle di Avatar e la rivincita di Top Gun: Maverick. Tutti i candidati

C'è anche una firma italiana tra le decine di nomination 2023: si tratta di Le Pupille, il cortometraggio di Alice Rohrwacher praticamente interpretato tutto da attrici che vede tra i produttori Alfonso Cuaron.

di Davide Turrini

Avatar giù. Everything everywhere all at once, Niente di nuovo sul fronte occidentale e Gli spiriti dell’isola su. Le nomination agli Oscar 2023 regalano solo sorprese. La prima è che l’esperienza ultraterrena in 3D di James Cameron, Avatar- La via dell’acqua, segna quattro misere nomination (tra cui effetti speciali, che vincerà). Una vera débâcle, firmata Academy, che Cameron rintuzzerà con gli stratosferici incassi, anche se la ferita comincia già a bruciare.

Vento in poppa invece per quelli che parevano tre outsider: Everything everywhere all at once, il film multiverso dei The Daniels segna 11 nomination sul tabellino facendo saltare sulla sedia la A24; notevole il balzo della versione targata Netflix di Niente di nuovo sul fronte occidentale che mette a referto 9 nomination; così come una delle sorprese dell’ultima Venezia: Gli spiriti dell’isola (in originale The Banshees of Inisherin) che batte bandiera Disney.

A 8 nomination finisce anche Elvis, il biopic di Baz Luhrmann sul re del rock and roll. Mentre siamo a 7 per The Fabelmans di Steven Spielberg, 6 per Tar di Todd Field e Top Gun: The Maverick. Insomma, rimangono con le pive nel sacco i cosiddetti blockbuster dell’anno: Avatar 4 nomination; Black Panther a 5; Batman e Babylon a 3. Curioso inoltre che un film di produzione franco-tedesco-svedese come Triangle of Sadness, vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, porti a casa l’oro di ben 3 nomination (sceneggiatura, regia, film).

Insomma, gli Oscar 2023 diventano sempre più un rebus da risolvere prima che il 13 marzo Jimmy Kimmel battezzerà la sua terza presentazione, la prima post Covid, al Dolby Theatre di Los Angeles. Mettiamola così: ci sarà battaglia in ogni categoria. In quella per il Miglior Film ci sono dentro praticamente tutti i big dell’anno (aggiungiamo Women talking della MGM, davvero per rispettare le quote inclusive dell’Academy), quindi vedremo a ridosso della notte degli Oscar, anche se sappiamo che questa casella è diventata da diverso tempo quella più imprevedibile. Per la miglior regia Spielberg non dovrebbe avere grossi problemi anche se la robusta e cupa regia di Field per Tar e il cervellotico cinema multistrato dei The Daniels rischiano di rovinare la festa al veterano.

Tra gli attori gara apertissima tra Colin Farrell (Gli spiriti dell’isola), Austin Butler (Elvis) che corre vincente dal Globe di poche settimane fa e la strombazzata performance di Brendan Fraser di The whale, solita spinta artificiale extrafilmica per un’opera e un’interpretazione del “freak” modesta e monodimensionale. Tra le attrici – finché i ruoli si manterranno distinti – Cate Blanchett in Tar sovrasterebbe chiunque, ma con la forza inclusiva del nuovo corso hollywoodiano Michelle Yeoh di Everythin everywhere all at once diventa ovviamente la nuova favorita, anche di fronte ad una grandiosa mamma un po’ picchiatella, la Michelle Williams di The Fabelmans e alla perfetta Marilyn di Ana de Armas in Blonde. Notevoli le sorprese tra le Migliori Attrici non protagoniste e gli Attori non protagonisti. Tra le donne spicca chiaramente il volo la regina di Wakanda in Black Panther, Angela Bassett, ma le ben due candidate per Everything everywhere all at once (Jamie Lee Curtis e Stephanie Hsu – troppa grazia, davvero) rischiano di rovinarle la festa.

Due nomination per lo stesso film – Gli spiriti dell’isola – anche tra i maschi: l’incredibile monumentale Brendan Gleason (qui in versione dita amputate) e il giovane Barry Keoghan, anche se chi ha visto The Fabelmans sa che l’unico Oscar possibile nella categoria deve andare a Judd Hirsch, lo zio Boris che incanta Sammy e lo inchioda al suo futuro con un saluto memorabile prima di salire su un taxi. Dovrebbe essere una gara a due anche quella per il miglior film straniero: da un lato Netflix contro Amazon (non proprio protagonisti delle nomination come gli ultimi anni); dall’altro Niente di nuovo sul fronte occidentale di Edward Berger, tratto dal celebre romanzo di Remarque sulle trincee della prima guerra mondiale come già le versioni del 1930 e 1979, parte mezza spanna più avanti del courtroom drama sui dittatori militari argentini alla sbarra in Argentina 1985 di Santiago Mitre. Mentre il Pinocchio di Guillermo DelToro, ancora Netflix potrebbe scalzare lo strapotere Pixar dopo anni di dittatura nella casella Miglior Film d’Animazione.

Gran lotta nelle cosiddette categorie di secondo piano. In quella del miglior montaggio gareggiano cinque giovani montatori e forse la forsennata azione di Top Gun: The Maverick mette una spanna avanti Eddie Hamilton rispetto al gran ritmo imposto dal taglia e cuci di Jonathan Redmond e Matt Villa in Elvis. Tra i candidati per la miglior scenografia c’è perfino la nomination più virtuale della storia, quella di Dylan Cole, Ben Procter e Vanessa Cole per The Avatar; mentre come miglior fotografia a parte il veterano Roger Deakins per Empire of lights, sarà una gara tra parecchi ottimi pivellini (noi preferiamo il Florian Hoffmeister di TAR). Justin Hurwitz contenderà a John Williams la statuetta per la miglior colonna sonora (il primo con il soundtrack smisurato e folle di Babylon, il secondo sempre più classico ha decorato con grazia The Fabelmans). Il Leone d’Oro di Venezia 2023, All the beauty and the bloodshed di Laura Poitras, parte favorito tra i Documentari. Mentre c’è anche una firma italiana tra le decine di nomination 2023: si tratta di Le Pupille, il cortometraggio di Alice Rohrwacher praticamente interpretato tutto da attrici che vede tra i produttori Alfonso Cuaron.

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