Scoppia un nuovo caso legato a un concorso di assunzione in una struttura socio sanitaria del Veneto. Una settimana fa, a Padova, Azienda Zero della Regione Veneto ha annullato una prova d’esame perché viziata dal nome di un candidato, nonché dipendente dell’Azienda Ospedaliera, che appariva su un vetrino che i concorrenti dovevano esaminare. Il concorso era per tre posti di dirigente biologo nel reparto di Oncoematologia pediatrica e la coincidenza tra il nome del candidato e quello apparso sul vetrino ha fatto gridare allo scandalo gli altri partecipanti. Con altre modalità, una situazione imbarazzante e grottesca si è verificata nella residenza Riviera del Brenta di Dolo.

Al concorso per un posto di istruttore amministrativo sono state ammesse tre persone, due uomini e una donna. Il bando scaturiva dalle dimissioni volontarie della ragioniera che occupava l’incarico fino al 15 marzo 2022, delle quali il consiglio di amministrazione aveva preso atto il 18 febbraio. Il posto era stato messo a concorso lo scorso novembre, con appuntamento al 20 dicembre per l’esecuzione delle prove, prima scritta, poi orale. E qui si verifica una singolare coincidenza: sulla porta di uno degli uffici della struttura compare la targhetta con un nome e cognome identici a quello di uno dei tre concorrenti, poi risultato vincitore.

Ad accorgersene è stato uno degli altri partecipanti, in attesa di sostenere l’orale. Così ha chiesto inutilmente spiegazioni alla commissione esaminatrice. La terza candidata è stata altrettanto esplicita, rinunciando praticamente a farsi esaminare. Alla fine ha vinto il candidato il cui nome risulta sulla porta dell’ufficio Ragioneria della casa di riposo. Ha ottenuto un totale di 25 punti su 30 (25 sia allo scritto che all’orale), mentre il secondo ne ha avuti 24,5 (24 allo scritto e 25 all’orale), mentre la terza non è risultata classificata avendo ottenuti 21 allo scritto e 18 all’orale, mentre serviva un punteggio totale di almeno 21/30.

Così i due esclusi (Michele M. e Alice Z.) hanno scritto alla presidenza dell’Istituto, al sindaco di Dolo, al presidente della Regione Veneto, all’Autorità Anticorruzione e alla Procura della Repubblica. “Abbiamo dedicato due mesi di tempo allo studio in materie molto interessanti, quali ad esempio la legge 190/2012 (anticorruzione) e il d.lgs 33/2013 (T.U. sulla trasparenza) e possiamo ora testimoniare l’irreprensibilità, la correttezza, la trasparenza, l’onestà con cui opera la Pubblica Amministrazione. Con la presente vogliamo tuttavia segnalarVi un aspetto che da taluni al nostro posto potrebbe essere stato interpretato come ambiguo”. Parole ironichevENET, ma velenose: “Abbiamo visto uno dei candidati (poi vincitore del concorso) svolgere la prova scritta nell’ufficio di destinazione del ruolo, ufficio peraltro contiguo alla sala riunioni in cui ci avete inizialmente portato, avendo già ben incollata sul muro la targa con il suo nome e cognome”.

Proseguono: “A nostra richiesta di spiegazioni in merito, segnalandoVi l’incredibile caso di omonimia, non è stata data risposta, ma è stato sviato il discorso, affrettandoVi a proseguire nell’espletamento del concorso”. Eppure, “sarebbe stato segnale di ulteriore trasparenza approfondire la questione, perché magari, sgomberato il dubbio relativo all’omonimia (perché in quell’ufficio effettivamente non c’era nessuno), il candidato avrebbe forse ammesso che, percependo già prima del concorso la sua superiorità nei nostri confronti, si era intrufolato di notte appendendo la targa, facendo peraltro risparmiare il costo della targa stessa”. Conclusione: “Quando qualche nostro amico ci dirà che ai concorsi pubblici non si deve prestare molta fiducia, perché magari ha solo sentito di qualche commissione che ha imbastito delle pagliacciate per favorire il candidato già prescelto, noi non potremo non portare anche la nostra testimonianza di amministrazione torbida trasparente”. La presidente della Residenza rivierasca, Anna Maria Miraglia, ha dichiarato ai giornali locali: “Non ho seguito di persona il concorso che è di competenza della direttrice. Non l’ho sentita in questi giorni di feste, ma ho la massima fiducia nei suoi confronti e sono certa che ha operato nel rispetto delle norme. Appena ci vedremo chiariremo l’accaduto”.

Riceviamo e pubblichiamo

Con riferimento alle affermazioni riportate nel testo dell’articolo del 28/12/2022, corre l’obbligo per la Residenza di affermare che la procedura concorsuale si è svolta in trasparenza e nel rispetto delle norme di legge e del bando. Nel merito, si evidenzia che la presenza della targa con il nominativo di un candidato partecipante al concorso, è semplicemente dovuta al fatto che il candidato stesso sta svolgendo l’incarico pro tempore in qualità di lavoratore inviato dall’Agenzia di lavoro interinale incaricata di assicurare il funzionamento dell’ufficio, rimasto scoperto dopo le dimissioni della dipendente che lo occupava da marzo u.s.. Sostituzione necessaria nelle more del concorso per evitare disservizio all’Ente. Per tale motivo e non per altro, il nominativo del dipendente compariva sulla porta dell’ufficio analogamente a quello di tutti gli altri lavoratori amministrativi in servizio. Inoltre, non risponde al vero quanto riportato in merito al fatto che il candidato risultato vincitore avrebbe svolto la prova scritta nell’ufficio di destinazione del ruolo né che la Commissione si sia sottratta dal dare riscontro a richieste di chiarimento che non consta siano mai state formalmente avanzate. IPAB Residenza Riviera del Brenta è assolutamente convinta che le prove del concorso in questione si siano svolte in assoluta correttezza e legalità ed un tanto potrà essere dimostrato avanti l’autorità competente a cui la Residenza si riserva di rivolgersi denunciando una condotta ingiustamente diffamatoria.
Distinti saluti
La Presidente
Anna Maria Giannuzzi

Risponde l’autore

“Quanto scritto nell’articolo corrisponde a verità ed è confermato dalla stessa lettera della Presidente: il candidato vincitore è lo stesso che occupa l’ufficio dell’amministrazione con il suo nome e cognome sulla targhetta appesa alla porta. Quanto riportato è frutto della lettera-denuncia firmata dai due candidati alla prova e inoltrata all’Istituto di Riposo, alla Procura della Repubblica, ad Anac e alla Regione Veneto, confermata dalla testimonianza orale di uno dei due concorrenti. Nessun intento diffamatorio, solo il racconto del disappunto di due cittadini che si sono sentiti presi in giro per una situazione perlomeno paradossale”.

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