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MasterChef Italia, Locatelli: “Chi proviene da altri Paesi arricchisce la cucina, sono contro qualsiasi politica di respingimento”

I tre giudici aprono le cucine di uno dei programmi di punta di Sky. Anche quest'anno la parola chiave sarà contaminazione. A FQMagazine Locatelli, Cannavacciuolo e Barbieri spiegano perché la vita degli chef sia meno stressante di vent'anni fa

di Andrea Conti

Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli riaprono le cucine della 12esima edizione del cooking show “MasterChef Italia”, Sky Original prodotto da Endemol Shine Italy, in onda ogni giovedì alle 21.15 su Sky Uno, on demand, visibili su Sky Go e in streaming su Now. Si parte subito con la selezione per stabilire chi merita di entrare tra i 20 concorrenti ufficiali della Masterclass di quest’anno. Sfida dopo sfida, puntata dopo puntata si arriverà ad eleggere il miglior chef amatoriale d’Italia, titolo lo scorso anno è andato a Tracy Eboigbodin, cameriera di Verona originaria della Nigeria.

Proprio dal tema della contaminazione culturale e culinaria parte anche questa stagione. Chef Cannavacciuolo ha parlato di una edizione “con ancora di più contaminazione e ragazzi e ragazze provenienti da ogni parte del mondo. Ognuno di loro porta con sé la condivisione di nuove e belle idee che noi stessi poi utilizziamo nelle nostre cucine”. Locatelli ha poi aggiunto: “Chi proviene da altri Paesi ha un grande talento e io ritengo che sia un elemento di vantaggio e di arricchimento anche in cucina. Per questo sono contro qualsiasi politica di respingimento. Non è la soluzione”. Infine è intervenuto Barbieri: “Questo programma rappresenta un ottimo trampolino di lancio all’estero. Basti pensare al successo di Alberico (Nunziata della 1 edizione, ndr) che ora lavora in America. È diventato una star. La cosa bella di questo programma è che dà la possibilità a tante persone di affermarsi”.

“LO STRESS DEGLI CHEF? LE COSE SONO CAMBIATE”
Si è molto parlato della vita reale di chi lavora in cucina, di chef che soffrono lo stress, alcuni sono caduti anche nel vortice di droghe e alcol, altri si sono suicidati. Secondo alcuni studi, la vita di una persona che lavora come chef è dai 3 ai 7 anni più bassa della media. Circostanze raccontate da alcune serie tv di successo, come ad esempio “The Bear” su Disney+ con il bravissimo Jeremy Allen. I tre protagonisti di “MasterChef Italia” non si sottraggono al tema. “Il lavoro duro e il sacrificio, ci sono stati e ci sono ancora – ci ha spiegato Cannavacciuolo -. Ma i tempi sono cambiati e molte misure che si sono prese vanno incontro alla salute degli chef. Tanti ristoranti chiudono anche due giorni a settimana e si fanno i turni per preservare la vita privata dello staff e delle famiglie dello staff. Penso che lavorare bene e in armonia sia un requisito essenziale per la riuscita in cucina”. Locatelli ha specificato: “Serie come ‘The Bear’ aiutano a sensibilizzare e far capire alla gente cosa accade in cucina. Quando mia nonna ha saputo che avrei voluto fare lo chef si è messa a piangere dicendo ‘sono tutti ubriachi e pazzi!’. Vent’anni fa c’era questa visione del mestiere. Il burnout (l’esaurimento emotivo e fisico ed erosione dell’impegno nel lavoro, ndr) c’è in tutti gli ambiti purtroppo. Ma grazie ad una maggiore attenzione sulla qualità del lavoro e ad uno sforzo collettivo, la percentuale di chi abbandona tutto è calata fortemente. Chiude Barbieri: “Indubbiamente questo è un lavoro duro. In giro per il mondo ho potuto constatare che il rendimento della cucina cambia a secondo di come si gestisce lo staff. Una cosa è certa: la gente se la fai lavorare bene, produce meglio”.

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