La Corte di Giustizia Europea boccia la Superlega. L’atteso parere dell’avvocatura generale, che prepara il terreno alla sentenza in arrivo a inizio 2023, stronca il progetto di Florentino Perez, Andrea Agnelli and co. di creare un campionato dei ricchi, e dà ragione in toto alla Uefa. Le sue norme non violano il diritto alla libera concorrenza perché servono a tutelare i valori dello sport. Pur sempre un monopolio, insomma, ma a fin di bene. Intorno a questa causa si muovono gli interessi miliardari del mondo del pallone da oltre un anno. Nell’aprile 2021 Real Madrid, Juventus, Barcellona e altri 9 club avevano lanciato il progetto, durato meno di una notte, con l’insurrezione dei tifosi e della politica di mezza Europa che aveva portato al dietrofront immediato.

Tutte le altre società, a partire da quelle inglesi, si sono ritirate, solo Perez, Agnelli e Laporta non si sono arresi. La A22 Sports Management (società detentrice dei diritti del nuovo torneo) è rimasta in vita e ha cominciato a riorganizzarsi, puntando su un improbabile restyling della formula (per mascherare le sue evidenti iniquità) e presentando ricorsi a destra e a manca con l’obiettivo di arrivare di fronte alla Corte europea. I secessionisti erano convinti di potere affondare la Uefa sul piano giudiziario, facendo leva sul diritto comunitario e sul diritto alla libera concorrenza.

Di fatto, l’intero mondo del calcio ha fatto finta di andare avanti nell’ultimo anno e mezzo, ma è rimasto in realtà appeso a questa sentenza: inutile parlare di riforme e futuro, con lo spauracchio della Superlega che avrebbe potuto stravolgere il sistema. La notizia non è soltanto che il primo, fondamentale parere dell’avvocatura generale è arrivato, ma anche molto più netto e deciso delle attese. Nell’ambiente e fra gli addetti ai lavori erano tutti convinti che l’istruttoria sarebbe stata piuttosto vaga, sottolineando l’importanza del lavoro della Uefa ma anche quella della concorrenza, un colpo al cerchio e uno alla botte. I rumors erano per una specie di pareggio, che ciascuna delle due parti avrebbe potuto accogliere come una vittoria, rimandando lo scontro finale alla sentenza e forse ancora oltre. Invece il parere scritto dall’avvocato generale, il greco Athanasios Rantos, non lascia spazio a dubbi. La Uefa ha ragione, la Superlega ha torto.

“Sebbene l’ESLC – si legge nel documento – sia libera di istituire la propria competizione calcistica indipendente al di fuori dell’ecosistema della Uefa e della Fifa, tuttavia essa non può, contemporaneamente all’istituzione di una competizione siffatta, continuare a partecipare alle competizioni calcistiche organizzate dalla Fifa e dalla Uefa senza la previa autorizzazione di tali federazioni”. Questa premessa, consegna alla Uefa e alle Federazioni l’arma più potente che hanno a disposizione: l’esclusione delle squadre aderenti alle Superlega dai campionati nazionali, ed eventualmente dei loro giocatori da Europei e Mondiali. Non solo: l’avvocatura generale autorizza anche le sanzioni, che la Uefa aveva prima messa in campo e poi ritirato per paura dei ricorsi.

Così si rimaterializza lo spettro dell’esclusione dalle coppe per Juve, Real e Barca, il presidente Ceferin è vendicativo e non vede l’ora di presentare il conto ai rivoltosi. Chiara anche la conclusione: “Il solo fatto che lo stesso ente svolga nel contempo le funzioni di regolatore e di organizzatore di competizioni sportive (l’accusa principale mossa alla Uefa, nda) non implica, di per sé, una violazione del diritto della concorrenza… Tali restrizioni possono essere giustificate da obiettivi legittimi connessi alla specificità dello sport. In siffatto contesto, l’esigenza di un sistema di previa autorizzazione può risultare appropriata e necessaria a tal fine, tenuto conto delle particolarità della competizione prevista”.

A spiegare un parere così netto non può bastare l’impressionante schieramento di forze contro la Superlega: non solo la Uefa e le Federazioni nazionali, ma anche i vari governi degli Stati membri, e la Commissione Ue hanno fatto davvero fronte comune. Al di là della politica, però, conta il diritto e una volta per tutte sembra essere sancito il ruolo istituzionale di Uefa e Fifa come garanti della struttura piramidale dello sport. Bisogna anche ricordare che questo parere non è vincolante, ma rappresenta solo l’atto preparatorio della sentenza, attesa tra marzo e aprile 2023: nella maggior parte dei casi i giudici si attengono alle indicazioni dell’avvocatura, il ribaltone è sempre possibile ma oggi improbabile. La Superlega non è ancora morta, ma questo parere assomiglia tanto a una pietra tombale sul progetto di cui nessuno, a parte forse qualche presidente incapace e indebitato, sentirà la mancanza.

Twitter: @lVendemiale

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