A poco più di un mese dall’omicidio del 69enne capo ultras della curva Nord dell’Inter Vittorio Boiocchi, sulla scena investigativa coordinata dalla Procura e dalla squadra Mobile di Milano ora fa il suo ingresso un personaggio calabrese originario di Taurianova (Reggio Calabria), dall’alto profilo criminale e a sua volta collegato al superboss di San Luca Giuseppe Calabrò. Quest’ultimo (detto u Dutturicchiu, già vicino al capobastone Sebastiano Romeo alias u Staccu) oggi è indagato per sequestro e omicidio nel cold case che riguarda il rapimento della studentessa 18enne Cristina Mazzotti, rapita il primo luglio 1975 in provincia di Como e il cui corpo senza vita fu ritrovato in una discarica circa un mese dopo. Calabrò, secondo i magistrati, è da sempre eminenza grigia e crocevia degli interessi criminali della ‘ndrangheta a Milano, già in contatto con uomini delle istituzioni nonché con il boss di Africo Santo Pasquale Morabito.

Il nome del braccio destro di Calabrò (al momento non indagato) resta coperto da omissis, ma senza dubbio è collegato al goloso affare dei parcheggi attorno allo stadio Giuseppe Meazza. Si tratta di uno dei settori, assieme a quello dei cosiddetti “paninari”, che dopo l’omicidio del 29 ottobre scorso avvenuto al quartiere Figino in via Zanzottera, è fortemente monitorato dagli investigatori per dare nomi e volti a esecutori e mandanti di uno dei più gravi fatti di sangue avvenuti in città. Ora, però, chi è questo misterioso mister x (coinvolto a metà anni Novanta con Calabrò nell’operazione San Lorenzo coordinata dalla Criminalpol di Milano) in grado, per quanto risulta al Fatto.it, di gestire decine di persone nelle tre macro-aree parking attorno allo stadio? Soprannominato (…), è un parente stretto del supernarcos degli anni Novanta Salvatore Papandrea recentemente coinvolto nell’inchiesta Ossessione coordinata dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e che ha rimesso in fila gli equilibri del traffico di droga nel capoluogo lombardo. Di Papandrea, anche lui di Taurianova e storicamente radicato nella zona non lontana dallo stadio tra via Primaticcio e via Legioni Romane, ne parla diffusamente il collaboratore di giustizia Giorgio Tocci, già poliziotto, poi poliziotto corrotto, quindi killer, boss e infine pentito, i cui verbali degli anni Novanta sono tornati d’attualità sulle scrivanie degli investigatori della Mobile.

All’epoca a Milano comandava la Mafia spa. L’ex poliziotto Giorgio Tocci conosce Papandrea in una bisca che gestisce assieme al catanese Jimmy Miano: “Fu in relazione a una vicenda occorsa lì che conobbi Salvatore Papandrea. Lui è un forte giocatore e si era recato in quella bisca ed ebbe un paio di problemi con il gestore (…). Aveva perso una somma consistente (intorno ai 200 milioni), era riuscito a pagare convocando la persona da me conosciuta come (…) che gli aveva portato la sera stessa la somma in contanti”. Il (…) di cui parla Tocci è lo stesso che oggi controlla l’affare dei parcheggi, anche con modi spicci se non addirittura armati. Un dato oggettivo che potrebbe, è una delle ipotesi, averlo messo in contrasto con Boiocchi il quale, una volta uscito di galera dopo 26 anni, proprio sui parcheggi contava per mettersi in tasca un bel po’ di soldi. A quanto risulta, infatti, nel maggio 2018, appena scarcerato, Boiocchi riprende in mano i parcheggi (evidentemente una parte) scalzando di netto il suo vecchio amico Franco Caravita e gestendo il tutto con sue persone di fiducia, alcune assunte formalmente presso una nota società milanese che appunto si occupa di parcheggi. La srl, in realtà, funge da consorzio e raggruppa diverse società del settore, una delle quali, appena tre anni fa, è passata di mano entrando nel ricco portafoglio di una nota famiglia calabrese originaria di Melito Porto Salvo con saldi legami con le cosche a sua volta attiva nel lucroso settore dei parcheggi. Ora questo mix di società attive anche attorno allo stadio e nelle quali in qualche modo aveva messo piede lo stesso Boiocchi potrebbe aver infastidito l’uomo di Calabrò.

E’ sempre Tocci a parlare nei vecchi verbali: “La sera (…) mi recai al bar (…) di via Legioni Romane con alcuni dei miei uomini e lì conobbi alcuni degli uomini di Papandrea in particolare (…). Nell’occasione nel bar era già presente insieme a queste persone anche Giuseppe Calabrò”. Tocci conoscerà u Dutturicchiu poco prima di quell’incontro verso la metà del 1990: “Lo conobbi alla cerimonia per il matrimonio di Mimmo Ferraro, il più piccolo della famiglia, che si tenne in un ristorante di San Giuliano o di San Donato. In quell’occasione era presente molta malavita di livello, e mi venne appunto presentato Calabrò”. Tocci si metterà in società con Papandrea che in quegli anni Novanta chiude il suo rapporto con Franchino Restelli detto Franchino “cattiveria”, della banda dei Milord, già vicino a Francis Turatello. Tocci: “Papandrea mi fece capire, che la sua esigenza era non solo quella di avere un cliente, ma anche una persona vicina che potesse compiere azioni di fuoco o recuperi, e da parte mia non c’erano problemi (…). Da subito cominciarono le forniture sia di eroina che di cocaina (…). I pacchi venivano forniti da (…) e da (…)”.

Tornando a oggi. Mister x risulta anche in contatto con Andrea Beretta (entrambi non risultano indagati, né legati da reati comuni), altro capo ultras della curva Nord recentemente destinatario di una misura di prevenzione per la sua “pericolosità sociale”. Lo stesso Beretta più volte ha frequentato un ristorante di via Sottocorno già riconducibile all’ex calciatore di Lazio e Genoa Beppe Sculli. Secondo quanto spiegato da un personaggio della malavita di Quarto Oggiaro (di fede interista), coinvolto nell’inchiesta Pavone del pm Marcello Musso e già legato a trafficanti storici come Francesco Castriotta detto Gianco, solo pochi mesi fa fuori dallo stadio si è assistito a una discussione tra Boiocchi e l’altro capo della curva, in quel momento spalleggiato da un personaggio siciliano già in affari con Angelo Epaminonda e oggi frequentatore di una bar-pasticceria in zona Loreto. Non è dato però sapere il tema della discussione.

Sempre Tocci, collaboratore tra i più accrediti, parla dello stesso Boiocchi collocandolo all’interno del gruppo criminale dei siciliani Mannino: “Di questo clan, legato alle famiglie siciliane Ciulla e Fidanzati, ho conosciuto personalmente Matteo Mannino, Enzo Mannino e Vittorio Boiocchi”. Nel 1992, lo “zio” (soprannome di Boiocchi) vive a Cesano Boscone e si trova ai domiciliari. Ha necessità di trafficare droga. Manda da Tocci un suo uomo, già implicato in un duplice omicidio avvenuto nella zona di Baggio. Tocci fornisce cinque chili di eroina, ma Boiocchi tarda a pagare. Così il futuro collaboratore, in quel momento boss, killer nonché ex poliziotto corrotto, va a casa di Boiocchi: “Lui, sentito il mio nome, rimase perplesso, in quanto già mi conosceva per sentito dire (…). Gli dissi di provvedere subito a saldare il conto dei cinque chili di eroina. Lui mi chiese se potevo attendere ancora qualche giorno e aggiunse che, qualora ciò non mi fosse stato possibile, avrebbe dovuto chiedere un prestito ai fratelli Mannino (…). Per verificare effettivamente quanto appreso, parlai con (…) Mannino, ed ebbi conferma che il Boiocchi era un loro uomo”.

E del resto, dopo 26 anni di galera, Boiocchi non ha perso i contatti con quel mondo, in particolare con il clan di Cosa nostra dei Fidanzati. Con Giuseppe Fidanzati detto Ninni, figlio del superboss defunto Gaetano e fratello del narcos Guglielmo anche lui morto di malattia. La prova emerge da un’intercettazione della recente inchiesta coordinata dal pm milanese Carlo Scalas su una tentata estorsione a un imprenditore attivo nel settore delle grandi pulizie e degli appalti pubblici. E’ il 19 febbraio 2021 quando Boiocchi, a colloquio con un altro indagato, spiega che è andato a trovare “Ninni”, cioé Giuseppe Fidanzati, dimostrando così di aver mantenuto solidi rapporti con l’uomo di Cosa nostra. Nella discussione si fa riferimento anche a un dentista di via Brenta dove lo stesso Fidanzati va a farsi curare. La figura del dentista farà partire l’inchiesta sulla concorsopoli universitaria (che nulla ha a che vedere con Fidanzati e Boiocchi) per la quale risulta attualmente imputato anche il virologo milanese Massimo Galli. Il resto dell’intera storia è oggi sul tavolo anche dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Milano.

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