Il governo con una mano rafforza l’organico dell’Agenzia delle entrate, con l’altra ne taglia i costi chiedendo che riduca le sue sedi territoriali. La manovra prevede infatti all’articolo 50 l’autorizzazione ad assumere 3.900 funzionari nel biennio 2023-2024 per una spesa a regime di 191,8 milioni l’anno. Ma l’articolo 153 sulla spending review impone la “riorganizzazione dei servizi, l’ottimizzazione e digitalizzazione dei processi, nonché la razionalizzazione delle sedi territoriali” per risparmiare 25,2 milioni nel 2023 e 30 a regime dal 2024. In parallelo, per “potenziare l’efficienza e migliorare la gestione delle strutture operative dislocate sul territorio nazionale” l’Agenzia potrà aumentare di 12,7 milioni il Fondo risorse decentrate con cui si pagano i premi ai dipendenti.

L‘Usb pubblico impiego parla di “scure che ci riporta ai tempi della spending review, con tagli di spesa lineare calati dall’alto, non supportati da alcun ragionamento organizzativo orientato al potenziamento del Fisco”. E annuncia uno sciopero generale per il 2 dicembre. “È facile comprende quanto la situazione possa essere delicata, soprattutto se si considerano gli effetti già prodotti dalle precedenti chiusure di uffici sul territorio, con un arretramento delle funzioni di controllo e dei servizi di prossimità”, argomenta la sigla. “Poco vale infatti la retorica sulla digitalizzazione dei processi, laddove si rischiano ulteriori ricadute negative per l’accesso ai servizi della popolazione più disagiata, colpita dal divario tecnologico, da barriere linguistiche, con meno strumenti culturali. Una situazione che avvantaggerà gli intermediari privati”. Preoccupano anche “i rischi di mobilità territoriale coatta per il personale dell’Agenzia delle Entrate”.

Una situazione “che si prospetta già grave agli albori del citato provvedimento”, secondo l’Usb, “ma che tuttavia conferma un’impostazione chiara del Governo, tesa a favorire gli evasori a scapito dei ceti popolari e delle classi lavoratrici”.

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