È un mese che gli esponenti del Pd ripetono ogni mattina: “alleanza M5s-Pd nel Lazio, sennò vince la destra!”.

Ma come è possibile che si finga di non capire un fatto basilare? Se tu Pd vuoi un accordo con me M5s, tu Pd non puoi impormi qualcosa che io M5s non solo ho mai condiviso, ma addirittura mai nemmeno discusso insieme. In un qualsiasi rapporto ci si rispetta altrimenti si entra in una “relazione tossica” che non fa bene a nessuno.

Nell’ultima conferenza stampa Giuseppe Conte ha detto semplicemente la cosa più ovvia del mondo: per presentarsi insieme serve condividere un programma comune.

Riepiloghiamo la vicenda inceneritore. Durante il governo Conte-2 tra le due forze politiche, la visione comune c’era, ed era contraria alla costruzione di nuovi inceneritori. Il piano rifiuti regionale del Lazio, approvato finalmente nel 2020, esclude la costruzione di nuovi inceneritori (ricordiamo che il piano rifiuti è proprio di competenza regionale).

L’Unione europea scoraggia e non finanzia la costruzione di nuovi inceneritori spiegando che nella gerarchia della gestione si raccomanda di ridurre, riusare e riciclare i rifiuti piuttosto che bruciare materiali preziosi.

Infatti, presto tasserà questi impianti con un importo nell’ordine di 100 euro per tonnellata di anidride carbonica prodotta. 600.000 tonnellate di rifiuti bruciati significano quindi la produzione di circa 600.000 tonnellate di anidride carbonica (senza parlare del 20% di ceneri da mandare comunque in discarica come rifiuti speciali che generano altri costi) e quindi 60 milioni di euro di nuove tasse per romani.

Un inceneritore è un impianto alto circa 100 metri che costa almeno 700 milioni di euro, soldi che dovranno tirare fuori dalle loro tasche i romani, perché questo tipo di impianti non sono finanziabili con i fondi Pnrr. Anche a causa della guerra in Ucraina c’è una carenza di materiali da costruzione, incluso l’acciaio, il che significa che ci vorranno molti anni prima di vedere in funzione questa struttura. Che, è bene ricordarlo, non è definita con il termine di greenwashing “termovalorizzatore”, nemmeno nel piano rifiuti presentato dallo stesso sindaco Roberto Gualtieri, ma piuttosto “impianto di trattamento termico dei rifiuti”. Questo trattamento termico è l’incenerimento, durante il quale si produce Co2 e una serie di sostanze chimiche tra cui le diossine.

Non bisogna chiedersi se le altre città hanno un inceneritore o meno, ma se ha senso adesso iniziare a costruirne uno nuovo per Roma visto che l’Europa deve necessariamente andare verso una riduzione dei rifiuti prodotti e degli inceneritori. L’inceneritore non si costruisce con un colpo di bacchetta magica come pensa qualcuno.

Infatti, lo stesso sindaco Gualtieri solo un anno fa, durante la campagna elettorale del 2021, si diceva contrario alla costruzione di un nuovo inceneritore perché richiederebbe “almeno 7 anni” e nello stesso tempo sarebbe invece possibile incrementare la raccolta differenziata e “realizzare la filiera di impianti in linea con gli obiettivi europei che massimizzano il recupero e minimizzano il residuo: Tmb (trattamento meccanico-biologico) evoluti, impianti di compostaggio e biodigestione per la parte organica, bioraffinerie per ricavare combustibili verdi, sostitutivi dei fossili, dalla plastica non riciclabile e dalla frazione secca”.

Queste parole del sindaco Gualtieri sono sicuramente condivisibili dal Movimento 5 Stelle e da chi ha davvero a cuore l’ambiente. Questo sarebbe un punto dal quale ripartire piuttosto che dire “è Giuseppe Conte che non vuole l’alleanza nel Lazio” o affermazioni surreali da parte di Nicola Zingaretti del tipo “La regione Lazio non ha mai autorizzato e non autorizzerà mai nuovi inceneritori”. Qualcuno gli ricordi che è nello stesso partito di Gualtieri, del quale condivide la scelta dell’inceneritore.

Gualtieri e Zingaretti hanno cambiato idea sulla costruzione del nuovo inceneritore perché dopo aver condotto una campagna denigratoria contro la precedente sindaca Virginia Raggi, adesso Roma non è affatto in condizioni migliori essendo i rifiuti (e i cinghiali) semplicemente spariti dalle prime pagine dei giornali ma non dalle strade. Nel primo anno di Gualtieri la raccolta differenziata è addirittura diminuita.

Dire ai cittadini “ora faremo l’inceneritore e si risolverà tutto” serve a giustificare l’emergenza che inevitabilmente si vedrà nei prossimi anni e che invece con una spesa di almeno 700 milioni in almeno sette anni potrebbe essere affrontata in tempi decisamente molto più brevi, con impianti meno impattanti distribuiti sul territorio, raccolta differenziata e riduzione dei rifiuti.

Il 95% della plastica dei rifiuti solidi urbani è costituita da imballaggi: non ditemi che non si può ridurre. La plastica è la parte più energetica dei rifiuti, il carburante dell’inceneritore. Meno plastica c’è nei rifiuti, minore è il recupero energetico, più gas bisogna usare perché non dimentichiamoci che l’inceneritore consuma metano.

La frazione umida è invece quella più problematica per questi impianti. Già solo toglierla dalle strade e compostarla, visto che costituisce circa il 20% dei rifiuti solidi urbani, diminuirebbe di tanto il problema rifiuti e il disagio per i cittadini. A differenza dell’inceneritore, gli impianti per la frazione umida sono finanziabili con i fondi Pnrr e si costruiscono in tempi ben più brevi.

Infine, dispiace sicuramente concedere un netto vantaggio alla destra, ma le ultime elezioni politiche hanno dimostrato che il “sennò vincono i fascisti” non funziona. E non funzionerebbe nemmeno una giunta nella quale non c’è una visione comune su un tema così importante.

Piuttosto che lanciare accuse senza fondamento decida il Pd se vuole l’alleanza elettorale con il Movimento 5 Stelle, con buone possibilità di battere la destra, oppure non risolvere il problema rifiuti per i prossimi anni e minacciare la salute dei cittadini rifiutando qualsiasi mediazione sull’inceneritore.

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