Ci saranno anche le minori spese per il Superbonus 110% tra le coperture della prossima legge di Bilancio, che sarà comunque finanziata per oltre 20 miliardi in deficit. La maxi detrazione per gli interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico varata nel 2020 dal governo Conte sarà rivista: stando a indiscrezioni, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni punta a ridurre la quota di rimborso statale al 90%. In parallelo però si riaprirebbe la possibilità di accesso al bonus anche per le abitazioni unifamiliari, che in base all’ultima manovra del governo Draghi sarebbero invece state escluse dal gennaio 2023. Ci sarebbero comunque alcuni paletti: in particolare un tetto di reddito applicato però al quoziente famigliare, che sostituirebbe l’Isee come indicatore della situazione economica del nucleo. Lo scorso anno anche Draghi aveva tentato di fissare un limite: si era ipotizzato di concedere il superbonus ai proprietari di villette solo nel caso avessero Isee sotto i 40mila euro. Poi la norma era saltata.

Qualche dettaglio è atteso nella Nota di aggiornamento al Def programmatica che il consiglio dei ministri approverà nel pomeriggio. Il deficit/pil 2023 salirà al 4,5% dal 3,4% tendenziale, il che aprirà uno spazio di manovra fino a 21 miliardi. Potrebbero poi essere utilizzate per interventi da realizzare nel 2023 una parte delle risorse che si renderanno disponibili per quest’anno grazie anche in questo caso a un deficit “a bocce ferme” inferiore non solo alle previsioni del Def ma anche a quelle della Nadef tendenziale: questo consente di fare un altro po’ di disavanzo per finanziare un quarto decreto Aiuti. In questo caso si parla circa 15 miliardi in deficit a cui vanno aggiunti i risparmi derivanti da spese minori del previsto su alcune poste.

Altre risorse possono arrivare dai fondi strutturali 2014-2020 non spesi: si dovrebbe trattare di 4-5 miliardi, ancora oggetto di trattativa in Europa, che potranno essere usati contro il caro energia. Difficile che derivino ulteriori fondi dalla revisione del reddito di cittadinanza: la strada per riuscire ad offrire ai beneficiari delle reali offerte di lavoro – ed eventualmente ridurre a una sola le possibilità di rifiuto prima della revoca – è lunga, anche perché proprio le regioni governate dal centrodestra non hanno rafforzato i centri per l’impiego come previsto dal Pnrr.

Come è noto il governo intende destinare due terzi dei soldi disponibili per il 2023 a interventi contro il caro bollette. Il resto servirà per prorogare quota 102 e Opzione Donna per consentire l’uscita anticipata dal lavoro e mettere in campo alcune promesse elettorali a basso costo come la flat tax incrementale, l’innalzamento del tetto di reddito per l’accesso a quella riservata agli autonomi, il discusso innalzamento del tetto al contante, una nuova pace fiscale (il cui costo però potrebbe essere più elevato del previsto).

Al decreto Aiuti atteso per la prossima settimana – dopo il voto in Parlamento su Nadef e relazione sull’aggiustamento di bilancio – andranno 5-6 miliardi, necessari per prorogare fino a fine anno i crediti di imposta per le imprese e lo sconto benzina (in scadenza il 18 novembre). Altre misure sono allo studio, dal rafforzamento del bonus sociale alla rateizzazione agevolata. Si sbloccano intanto, con un emendamento al dl aiuti ter, i mutui per i giovani under 36, ma solo per il mese di dicembre.

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