Una frase dichiaratamente razzista ha scosso il Parlamento francese giovedì 3 novembre. Durante l’intervento di Carlos Martens Bilongo, deputato di La France Insoumise, sul “dramma dell’immigrazione clandestina”, un collega di Rassemblement National, il partito di estrema destra, ha urlato, “che tornino in Africa” o, come ha accusato qualcuno, “che torni in Africa”, rivolto proprio a Bilongo.

Dopo proteste dai banchi della sinistra, e dopo che la presidente dell’Assemblée Nationale, Yael Braun-Pivet ha chiesto più volte chi avesse pronunciato l’insulto razzista, la seduta è stata sospesa. A pronunciare la frase è stato il lepenista Gregoire de Fournas.

La prima ministra Elisabeth Borne ha dichiarato che “non vi è posto per il razzismo nella nostra democrazia” e ha chiesto “sanzioni esemplari”. Fonti vicine a Macron hanno fatto sapere che il presidente si è detto “urtato” da “parole intollerabili”. “Dal Front National al Rassemblement National: il nome cambia ma i riferimenti orrendi e le abitudini ignobili restano. Che vergogna”, ha scritto su Twitter il ministro dell’Interno, Gerald Darmanin. “Sono stato ridotto al colore della mia pelle. Sono nato in Francia, sono un deputato francese”, ha commentato invece Bilongo.

Il responsabile del commento razzista non ha voluto scusarsi. Un comunicato del partito ha affermato che l’invettiva era rivolta ai migranti e non a Bilongo e la stessa tesi è stata sostenuta dalla leader del Rassemblement National, Marine Le Pen. Nel francese parlato, infatti, “che torni in Africa” e “che tornino in Africa”, hanno lo stesso suono.

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