Torna sopra i 130 euro al megawattora il prezzo del gas sul mercato europeo, in rialzo di circa il 3% rispetto a ieri. In mattinata le quotazioni hanno sfiorato i 140 euro. Sembra dunque esaurirsi la tregua delle ultime settimane quando il costo del gas, grazie a giornate particolarmente miti, stoccaggi pieni e abbondanza di rifornimenti via nave, era sceso al di sotto dei 100 euro. Oggi l’Agenzia internazionale per l’energia (organismo dell’Ocse) ha lanciato un allarme sulle prospettive dei prossimi mesi. L’Europa potrebbe avere una carenza di gas naturale per 30 miliardi di metri cubi durante la prossima estate, in un momento chiave per il rifornimento dei suoi siti di stoccaggio per l’inverno 2023-2024 per cui è necessaria un’azione urgente da parte dei governi per ridurre il consumo di gas nel mezzo della crisi energetica globale, si legge nel rapporto Aie.

L’ammanco ipotizzato è significativo ma non inaffrontabile. Si tratta di meno di un decimo del gas che viene consumato ogni anno in Europa. Il direttore esecutivo, Fatih Birol ha quindi invitato i governi ad “accelerare i miglioramenti nell’efficienza energetica e la diffusione delle energie rinnovabili e delle pompe di calore e altre misure per ridurre strutturalmente la domanda di gas. Ciò è essenziale per la sicurezza energetica dell’Europa, il benessere dei suoi cittadini e delle sue industrie e la sua transizione verso l’energia pulita”.

La Russia chiude i gasdotti ma riempie le navi – I tracciamenti dell’agenzia Bloomberg intanto segnalano come i carichi di gas liquefatto (gnl) russo trasportati via nave siano saliti in ottobre dell1,1% a 2,9 milioni di tonnellate (equivalenti a circa 5 miliardi di metri cubi di gas, più o meno la capacità di trasporto mensile del gasdotto Nord Stream 1 ora chiuso), sul livello più elevato dallo scorso marzo e avvicinandosi ai record degli ultimi 6 anni. I principali importatori risultano Francia, Cina e Giappone. Il Gnl che arriva sulle imbarcazioni ha un costo molto superiore rispetto a quello consegnato con i gasdotti che il Cremlino sta facendo funzionare a ritmo ridotto. Al momento non ci sono sanzioni dirette sul Gnl russo sebbene alcuni paesi stiano valutando questa opzione. Dalla Russia stanno aumentando anche le esportazioni di petrolio estratto nel giacimento orientale Sakhalin-1 di cui Mosca ha preso il controllo dalla statunitense Exxon Mobil che lo aveva in concessione. Due petroliere hanno recentemente caricato greggio dal terminal di De-Kastri ed entrambe le navi hanno indicato la Corea del Sud come destinazione. Exxon aveva interrotto la produzione da maggio dopo aver comunicato l’intenzione di uscire dalla Russia.

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