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Raoul Bova a processo, è accusato di aver evaso 417 mila euro al Fisco: “Un ‘trucco’ per ostacolare il calcolo delle tasse dovute”

La Procura di Roma gli ha contestato il reato di “dichiarazione fraudolenta mediante artifici”, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera

di Francesco Canino

Raoul Bova avrebbe evaso 417mila euro nel 2011. È questa l’accusa mossa all’attore, reduce da una stagione d’oro grazie al successo di Don Matteo. Sul fronte personale invece le cose sono un po’ più complicate visto che la Procura di Roma gli ha contestato il reato di “dichiarazione fraudolenta mediante artifici”, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera. Per i magistrati sarebbe infatti stato messo in atto un “trucco” per ostacolare l’accertamento da parte del Fisco di quanto avrebbe dovuto pagare di tasse l’attore, difeso dall’avvocato Bruno Assumma. Bova avrebbe rappresentato nel 2012 “il versamento di canoni per un milione di euro alla Sanmarco srl, società di cui Bova è stato socio all’80%” e alla quale nel ‘96 ha ceduto in via esclusiva i diritti economici derivanti dall’utilizzazione della sua immagine.

Il Corriere ha ricostruito la vicenda attraverso gli atti, dai quali è emerso che Bova “avrebbe dovuto ricevere un corrispettivo minimo dallo sfruttamento diritti d’immagine, come previsto nel contratto”. Soldi che invece non gli sono mai stati versati, tanto che nella dichiarazione dei redditi del 2011 “sono stati indicati elementi attivi per un ammontare inferiore a quelli effettivi ed elementi passivi fittizi”. Così il totale dell’evasione Irpef ammonta nel 417 mila euro. Per capire come evolverà la situazione, a Bova non resta che aspettare la prossima udienza, fissata per il 6 dicembre del 2022, ma essendo il reato stato commesso nel luglio del 2012, sul processo incombe la prescrizione. Per Bova è già la seconda volta che si trova ad affrontare un problema legato al mancato versamento d’imposte legate ai diritti d’immagine. Ricorda infatti il Corriere che “il 25 luglio del 2017 l’attore è stato condannato a un anno e 6 mesi di reclusione sempre per “dichiarazione fraudolenta mediante artifici” per un’evasione di circa 600mila euro, fatti risalenti al quinquennio tra il 2005 e il 2010”. Il processo è passato ora in Corte d’appello ma ancora non è stata fissata la data dell’udienza.

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