di Giulia Capitani*

Spetta al Parlamento appena insediato, con la più larga maggioranza di destra della storia repubblicana, decidere se confermare o meno entro il 2 novembre il rinnovo del Memorandum Italia-Libia, risalente al 2017 e già tacitamente rinnovato nel 2020.

Un progetto bipartisan

La probabilità che si decida per una sua abrogazione sono minime, nonostante le proteste della società civile e di alcuni isolati parlamentari: il rinnovo degli accordi con la Libia era in grande evidenza nei programmi elettorali di tutti i partiti della coalizione di centro destra.

D’altra parte, va ricordato, che fu voluto da un ministro di centrosinistra (Marco Minniti) e firmato da un Presidente del Consiglio della stessa coalizione (Paolo Gentiloni). A dimostrazione poi di come l’esternalizzazione delle frontiere – con il tributo di morte e violenze che comporta e che ormai nessuno può ignorare – sia un progetto bipartisan, aggiungiamo che in tutti questi anni il Partito Democratico ha votato, con pochissime defezioni, per il rifinanziamento del Decreto Missioni. Misura che ogni anno garantisce la dotazione finanziaria necessaria per l’applicazione del Memorandum.

Oltre 44 milioni dei contribuenti per riportare i migranti nei lager libici

Stiamo parlando di oltre 44 milioni di euro spesi dal 2017 per finanziare le attività dei guardiacoste e dei centri di detenzione libici, con un incremento costante di anno in anno (10 milioni nel 2020, circa 10,5 nel 2021, quasi 12 milioni con il voto di luglio 2022). A questi poi si aggiungono altri fondi, tra cui quelli del progetto Sibmmil, finanziato nel 2017 nell’ambito dell’Eu Trust Fund for Africa con una dotazione iniziale di oltre 46 milioni di euro. Il progetto fa capo al Viminale, che ha bandito in questi anni appalti molto sostanziosi per la fornitura alle Autorità e alla cosiddetta Guardia costiera libiche di imbarcazioni, veicoli, formazione di personale, attività di manutenzione.

È difficile riassumere quanto successo in questi 5 anni grazie al dispiego di questi fondi, e dare conto delle enormità commesse dal nostro Paese e dall’Unione europea in termini di smantellamento delle norme internazionali a tutela dei diritti umani e del diritto di asilo. Ma proviamo a fissare alcuni punti essenziali.

Un Memorandum mai discusso e votato in Parlamento

Il Memorandum Italia-Libia non è mai stato discusso né votato in Parlamento, in assoluto spregio dell’art. 80 della Costituzione, che impone la ratifica parlamentare per tutti i trattati internazionali di natura politica e che comportano impegni finanziari. Difficile non intravedere tali caratteristiche nel Memorandum, i cui principali obiettivi (art. 1) sono il “sostegno alle istituzioni di sicurezza e militari al fine di arginare i flussi di migranti illegali” e “fornire supporto tecnico e tecnologico agli organismi libici incaricati della lotta contro l’immigrazione clandestina”. Nel 2018 viene poi dichiarata unilateralmente l’area SAR libica, grazie a uno studio di fattibilità realizzato dalla Guardia Costiera italiana con finanziamenti europei. A questo punto le Autorità libiche sono dichiarate in grado di coordinare i soccorsi e assegnare il porto di sbarco, che non può essere che la Libia stessa.

Poco importa che, come anche recentemente ribadito dagli investigatori delle Nazioni Unite, i guardiacoste libici siano ex miliziani o trafficanti di esseri umani senza nessuna reale capacità di effettuare soccorsi, ma soprattutto senza nessuna volontà di farlo. Nemmeno il caso della motovedetta Ras Jadir, donata dall’Italia, ripresa nel giugno 2021 da un aereo mentre spara addosso a una barca carica di persone disperate, è servito a cambiare le cose.

Morti, dispersi, spariti nel nulla: il Mediterraneo centrale resta la rotta più letale al mondo

L’inevitabile conseguenza di tutto questo sono i morti. La rotta del Mediterraneo centrale, contro ogni retorica sbandierata dai governi coinvolti, i nostri in primis, resta la più letale al mondo, con oltre 19.000 persone morte o disperse registrate tra il 2014 e i primi 3 mesi del 2022 (dati Oim). Ed è impossibile sapere il numero esatto di chi non ce l’ha fatta, perché moltissimi sono i cosiddetti naufragi “invisibili”.

Sempre secondo l’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni), tra il 2017 e il 2021 sono stati riportate in Libia quasi 100.000 persone: 32.425, di cui 1500 minori, solo l’anno scorso, oltre 11.000 nei primi sei mesi del 2022.

Le tracce di molti di loro si sono perse per sempre, ma non è difficile immaginare la loro sorte. L’ultimo rapporto dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite definisce la situazione in Libia “insostenibile e inconcepibile”, ripetendo quello che viene denunciato da anni: che le persone migranti rinchiuse nei centri governativi, bambini compresi, subiscono torture, maltrattamenti, violenze sessuali, sparizioni forzate, espulsioni collettive, riduzione in schiavitù. Tutto questo con la complicità diretta dell’Italia, visto che il Memorandum prevede (art. 2), da parte del nostro paese, il “finanziamento dei centri di accoglienza e la formazione del personale libico all’interno dei centri di accoglienza summenzionati, per far fronte alle condizioni dei migranti illegali”. Come vi fanno fronte è ormai chiaro.

Forse per molti sarebbe più facile comprendere la portata di tutto questo, se ci immaginassimo 100.000 profughi ucraini bloccati alle frontiere italiane, caricati con la forza su pullman e treni e riportati a Kherson o a Zaporizhzhia. Il Mediterraneo non solo nasconde i corpi, ma diluisce anche la forza dell’empatia e dell’indignazione.

Il 26 ottobre una giornata per dire #NONSONODACCORDO!

Ma contro tutto questo protesteremo noi di Oxfam insieme alle altre associazioni del Tavolo Asilo e Immigrazione, oltre alle reti di Ong che si occupano di cooperazione e a quelle che effettuano soccorsi in mare. L’appuntamento è per il 26 ottobre, con una conferenza stampa di fronte a Montecitorio e una manifestazione all’Esquilino a Roma.

Contro l’uso dei soldi dei contribuenti italiani per finanziare crimini di guerra. Contro la cancellazione di fatto della Convenzione di Ginevra, a cui assistiamo da anni nel Mediterraneo e alle frontiere europee. Contro la violenza su persone inermi, da cui pretendiamo di doverci “difendere”. Lo ripeteremo ancora: #NONSONODACCORDO.

*Migration Policy Advisor a OXFAM Italia

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