di Gennaro Siciliano

Ascoltando il discorso della senatrice a vita Liliana Segre, oggi Presidente del Senato, nel giorno in cui a Palazzo Madama si è votato il presidente, e osservandone le immagini trasmesse in diretta tv, non si può non notare la presenza in aula di personaggi che con la politica e le istituzioni non dovrebbero avere nulla a che fare, oggi come in passato.

Mentre Liliana Segre, incarnando la bellezza assoluta, pronunciava un discorso di portata storica, auspicando anche un futuro in cui i politici siano al servizio delle istituzioni e non il contrario, la regia decide di posarsi su Silvio Berlusconi, già condannato in via definitiva per frode fiscale, lì, comodamente adagiato sulla seduta di velluto a lui democraticamente assegnata. Proprio lui, che da sempre, dall’alto delle istituzioni, ha immancabilmente curato i propri interessi.

E’ sicuramente il personaggio più eclatante, ma non è il solo. E di certo le parole della Senatrice Segre non sono casuali. Certo, B. vanta una ‘naturale capacità a delinquere’, a detta dei giudici che hanno accertato la sua ‘notevolissima’ frode fiscale di circa 368 milioni di dollari. Senza citare le dinamiche dietro alla nascita di Forza Italia, Marcello Dell’Utri, Mangano, le sue riunioni coi boss mafiosi. Ma appunto, le presenze in aula, che risultano totalmente stridenti con le parole e gli auspici altissimi della Senatrice Segre, sono effettivamente numerose.

E tutto questo appare come una scena, assolutamente ben realizzata, di un lungometraggio cinematografico all’italiana. Una splendida commedia che grazie a questo contrasto, fatto di auspici altissimi che si contrappongono all’inadeguatezza dimostrata negli anni da alcuni dei politici lì presenti, produce nelle bocche di chi osserva con attenzione un sapore amaro. Chi ha ascoltato la voce di Liliana Segre coglie quella profonda contraddizione storica che dall’espulsione dalla scuola pubblica, da lei vissuta e subita all’età di otto anni, la porta oggi a presiedere il Senato della Repubblica Italiana. Lei, custode della storia, e dell’essenza profonda che ha portato alla nascita della nostra Costituzione “perfettibile … ma se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione – peraltro con risultati modesti e talora peggiorativi – fossero state invece impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice”.

E proprio il merito e la giustizia, elementi fondanti di ogni democrazia, il rispetto delle istituzioni, la disciplina e l’onore necessari ad adempiere al proprio dovere, restano auspici meravigliosi ed assoluti; ma gli stessi sono smentiti proprio dalla storia di coloro che più volte, dall’interno dei palazzi, hanno inadempiuto ai propri doveri. E ciò è senz’altro interpretato da molti come motivo di sfiducia nelle istituzioni, motivando anche l’astensionismo alle ultime politiche.

La speranza è che la moderazione dei toni e delle condotte possa essere percorsa da tutti coloro che rappresentano gli italiani in questa legislatura e che la crisi storica che viviamo possa essere gestita con responsabilità. Riascoltare di tanto in tanto il discorso di oggi di Liliana Segre potrebbe essere, di fatto, utile a molti.

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