Roma 2024 è stata un’autentica telenovela, finita male (o bene, questione di punti di vista). Non contento, qualcuno nella capitale starebbe preparando addirittura un sequel: Roma 2036. Un’altra candidatura olimpica, stavolta però probabilmente destinata a morire ancora prima di nascere. È una storia quasi infinita quella dei cinque cerchi a Roma. Sono passati circa sei anni dal gran rifiuto dell’ex sindaca Virginia Raggi ai Giochi di Malagò, Montezemolo, Renzi e compagnia varia. Una cicatrice mai rimarginata per il presidente del Coni e l’establishment dello sport italiano, acqua passata ormai. Invece a cadenza ciclica il dibattito olimpico continua a riaccendersi nella Capitale. Di nuovo, proprio in questi giorni con la mozione presentata in Campidoglio da due esponenti locali di Fratelli d’Italia (opposizione in Campidoglio, presto al governo a Palazzo Chigi), avente oggetto proprio una possibile, nuova candidatura con l’obiettivo dell’edizione 2036, la prima teoricamente disponibile considerando che 2024 e 2028 (quelle che avrebbero potuto essere proprio dell’Italia) andranno a Parigi e Los Angeles, nel 2032 sarà la volta di Brisbane (Australia), poi si riaprono i giochi: “Si chiede al sindaco e alla giunta di farsi promotori nei confronto del governo e della Regione Lazio perché sia valutata l’ipotesi”, si legge nel testo firmato dai consiglieri Rachele Mussolini e Federico Rocca.

La mozione non è stata votata dalla maggioranza del sindaco Gualtieri, scatenando gli attacchi di Fdi (“occasione persa”) e del M5S: “È davvero curioso che dicano di no dopo averci tormentato per 5 anni con il loro interminabile refrain sulla mancata candidatura”, il commento del gruppo romano dei 5 stelle. Ma al netto delle schermaglie locali, è la valenza politica che conta. La tempistica probabilmente non è casuale: Fratelli d’Italia torna alla carica all’indomani del trionfo elettorale che a breve porterà alla nascita di un governo di centrodestra, ma soprattutto dell’incontro di Giorgia Meloni con Thomas Bach, n.1 del Comitato olimpico internazionale e grande capo dello sport mondiale. Con questa sua prima uscita ufficiosa da premier in pectore, la leader di Fratelli d’Italia ha lanciato un segnale sull’importanza che vorrà dare allo sport nel corso del suo mandato. E ha ribadito la “vocazione” olimpica del suo partito, sempre favorevole ai Giochi, anche quando la Raggi disse di no a Roma (circostanza che la Meloni ha tenuto a ricordare proprio nell’incontro con Bach). Di qui l’affondo di Fratelli d’Italia.

Quest’ennesimo slancio olimpico potrebbe persino trovare terreno fertile in Campidoglio. Il Pd non ha votato la mozione perché presentata dall’opposizione e giudicata poco seria (non è questo il modo in cui si promuove una candidatura olimpica), ma non è certo contrario ai Giochi. Il suo assessore allo Sport, Alessandro Onorato, presenzialista e iperattivo, ha un’autentica passione per i grandi eventi (per cui ha voluto una delega apposita). Oggi, però, una nuova Roma olimpica è una possibilità che non esiste semplicemente perché avrebbe chance vicine allo zero: lo stesso Malagò (che oltre a essere presidente Coni è anche membro Cio) ha ribadito più volte che si tratta di una storia chiusa. L’Italia non è la Cina e non avrebbe la forza né finanziaria né politica per permettersi due edizioni ravvicinate, dopo essersi aggiudicata quella invernale del 2026. Mentre per il 2036 si parla di una possibile candidatura nordafricana (Egitto) o di un colosso come l’India. In Italia dovremo accontentarci di Milano-Cortina. Con cui abbiamo già abbastanza problemi.

Twitter: @lVendemiale

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