Sono ormai passati dieci giorni dalle elezioni del 23 settembre scorso. Sui giornali e in tv ogni giorno dobbiamo sorbirci il toto nomine dei possibili ministri, con particolare attenzione – e ulteriori paginate di approfondimento – al tema del ministero dell’Interno, che Salvini vorrebbe mentre Meloni vorrebbe assegnarlo ad altri. In tutta questa discussione, c’è un assente davvero incredibile. Ovvero il ministero della Transizione ecologica. Introdotto da Draghi, voluto da Grillo, aveva rappresentato una novità senz’altro importantissima rispetto al tema della crisi climatica. Un modo molto concreto ed evidente per dire che la transizione ecologica era urgente, tanto da farne un ministero che avrebbe sostituito quello più semplicemente “conservativo” dell’Ambiente.

Che Cingolani non sia stato un ministro della Transizione ecologica, essendosi occupato soprattutto di gas, non giustifica in alcun modo il silenzio veramente surreale sul suo ministero. Ad oggi non si sa se ci sarà di nuovo, oppure se si tornerà al ministero dell’Ambiente. Non si sa perché non ne parla né Giorgia Meloni, né chi la circonda e gli altri partiti della coalizione, né – e di nuovo qui è veramente triste constatare come politica e media vadano di pari passo – i giornalisti. Visto che, a quanto mi risulta, nessuno ha chiesto conto alla Meloni di questo ministero. Né ho letto alcun articolo sui giornali che ne parlasse, così come non se ne è parlato in tv.

La sensazione che si prova di fronte a questo silenzio è una sensazione di sconforto. Ma come, introduciamo un ministero, cambiando anche tutta la struttura, e nessuno se ne occupa più, tanto che, se sparissi completamente il tema, nessuno quasi se ne accorgerebbe? Ma come, voi partiti non avete forse parlato di ambiente in campagna elettorale, seppure spinti a farlo dai Fridays For Future e dal caro bollette? Ma come, non sono bastati tutti gli eventi estremi fin qui accaduti e l’Europa che ci spinge a cambiare? La totale indifferenza verso il ministero esprime non solo il fallimento totale di Cingolani, che evidentemente non ha lasciato alcun segno, ma evidenzia anche il fatto che la crisi climatica non è entrata nella testa né della politica né dei giornalisti.

E questo è veramente stupefacente. Così si inseguono i vecchi schemi, si parla di Interni, Giustizia, Pubblica amministrazione e basta. Tanto che sia ministero dell’Ambiente o no non conta nulla. Tutto questo mostra che, forse, il problema che abbiamo non è Giorgia Meloni al governo, ma un intero sistema politico e mediatico che per lo più si assomiglia terribilmente, al di là delle differenze ideologiche di facciata. Un sistema schiacciato sul presente, media schiacciati sulla cronaca e basta, senza alcuna visione, senza alcune programmazione. Eppure proprio la vicenda delle maxi bollette che stanno mettendo in ginocchio il paese, mostra che se non si programma, poi ci si ritrova nell’emergenza, e non è detto che si riesca a risolverla. Se infatti dieci anni fa si fosse spinto tantissimo sulle energie rinnovabili, oggi non avremmo questo problema.

Dieci anni fa, appunto. Parlare di ministero della Transizione ecologica significherebbe dunque ricordare che la crisi climatica è grave e la transizione ecologica necessaria e urgente. Per salvarci appunto dalle emergenze, per salvarci letteralmente. Un concetto semplice ed elementare. Che pure nessuno sempre aver capito visto che ad oggi nessuno ne ha parlato, non considerandolo evidentemente fondamentale. Speriamo fortemente di sbagliarci, e che questo ministero ci sia: ma già il tempo passato è sufficiente per affermare che in ogni caso non sarà ritenuto centrale. O che verrà nuovamente neutralizzato da ministri fautori della sovranità energetica, ma non attraverso le rinnovabili, ma a suon di atomo e trivelle.

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