Per i funerali della Regina Elisabetta previsti lunedì 19 settembre a dieci giorni dalla sua morte è previsto l’arrivo dei leader di tutto il mondo. Tranne uno: Vladimir Putin. Che pur la sovrana ha incontrato nel 2000 al Castello di Windors. Ma l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca con il Regno Unito in prima fila per fornire sostegno e aiuto ha impedito che l’invito arrivasse anche al leader russo. La Russia però protesta e giudica “profondamente immorale” e “blasfema” la propria esclusione – imposta dal governo britannico di Liz Truss (appena succeduta a Boris Johnson) assieme a quella dei soli Afghanistan, Bielorussia, Birmania, Siria e Venezuela – da qualunque invito, anche a livello di ambasciatori, ai funerali di Stato di domani.

A parlare due giorni fa Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri di Mosca. Dichiarazioni che la Bbc ha rilanciato. Londra – nelle parole di Zakharova, affidate anche ai suoi profili social – avrebbe deciso di “cercare di strumentalizzare una tragedia nazionale, che ha toccato i cuori di milioni di persone nel mondo, a scopi geopolitici e contro il nostro Paese“. La stessa Bbc evidenzia del resto come i rapporti attuali fra Russia e Regno Unito siano collassati a un livello di ostilità superiore persino a quello della Guerra Fredda, dopo l’invasione dell’Ucraina. E nota come il Cremlino – pur avendo trasmesso un messaggio caloroso di condoglianze a nome di Vladimir Putin, e poi un secondo messaggio di felicitazioni al nuovo re, Carlo III – avesse escluso fin dall’inizio un’ipotetica partecipazione del presidente ai funerali di Londra.

Un altro invito ha scatenato invece una polemica interna: sulla questione dell’invito alla leadership cinese. Alcuni veterani Tory della Camera hanno indirizzato una furibonda missiva di protesta agli speaker dei due rami del parlamento in cui si denuncia come fuori luogo l’inserimento dei vertici “del regime” di Pechino (“architetti” fra l’altro nelle loro parole “del genocidio” degli uiguri musulmani dello Xinjiang, riconosciuto di recente come tale dal Parlamento di Westminster) nella lista d’inviti redatta dal cerimoniale del Foreign Office. Una scelta fatta a quanto pare di default dallo staff, alle spalle di James Cleverly, ministro degli Esteri appena insediato nel governo Truss. E tuttavia esecutiva. Al momento è escluso, in effetti, che Xi Jinping possa essere a Londra per le esequie in prima persona; ma nel caso sarà lui a snobbare l’evento. E in ogni modo fonti cinesi danno in arrivo il vicepresidente Wang Qishan. Presenza inaccettabile per i firmatari della lettera aperta, stando ai quali la Cina avrebbe dovuto essere boicottata, al pari della Russia o, al più, ammessa a farsi rappresentare dall’ambasciatore, come l’Iran, la Corea del Nord e il Nicaragua.

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