Il 13 settembre 1909 è un giorno-chiave nella storia delle Dolomiti. Viene inaugurato un prodigio di ingegneria civile: la Grande strada delle Dolomiti, 109 chilometri tra Bolzano e Cortina, attraverso il Passo di Costalunga, il Pordoi, il Falzarego. È un giorno di festa soprattutto per il promotore della strada e del turismo alpino, l’avvocato di origini greche Theodor Christomannos. “Dove arrivava la strada – spiega il Nostro – si possono costruire alberghi. E tante più strade si apriranno, tanto più si affermerà la bellezza del luogo”.

Si apre l’epoca dominata dalle crescenti esigenze del turismo. Verranno tracciate decine di carrozzabili per “affermare la bellezza del luogo”: le più emblematiche sono quelle delle Lavaredo (anni Trenta), del Passo Giau o del Nigra (anni Sessanta). L’auto-turismo in Dolomiti – e più tardi il moto-turismo – simboleggerà il raggiungimento della libertà individuale attraverso la tecnica, su una rete stradale senza limiti.

Poi, sugli alti passi dolomitici, arrivò l’idea di limitare il traffico. Nel 2005, gli assessori al turismo e alle finanze della Provincia di Bolzano Thomas Widmann e Werner Frick dichiararono che “l’invasione di automobili va controllata e programmata” facendo pagare un biglietto da cinque euro. L’idea non era neppure così rivoluzionaria, visto che esperienze analoghe avevano avuto successo sia in Austria sia in Svizzera. I due assessori, tra entusiasmi e proteste, si guadagnarono intere paginate sui giornali nazionali. L’idea era interessante: far pagare alle automobili private una piccola tassa che sarebbe servita a migliorare i pullman pubblici non inquinanti. I residenti non sarebbero stati penalizzati, perché esentati dalla gabella. Ma non se ne fece niente.

Intanto oggi sono le moto a costituire la presenza più inquinante su tutte le Alpi. Inquinamento acustico, ovviamente. Non c’è luogo sulle Dolomiti in cui d’estate non arrivi l’urlo rabbioso di motociclisti ansiosi di farsi sentire (forse che nessuno, sceso a terra, li ascolta?). Un fracasso furioso, malato, insostenibile. L’eco di un motodromo che ti insegue ovunque. Primo rimedio, solo parziale, sarebbe far rispettare il Codice della Strada (articolo 155 contro i rumori molesti). Ma bisognerebbe osare di più: vietare alle moto di grossa cilindrata le strade di alta montagna, come il giro del Sella.

“Tante più strade si apriranno, tanto più si affermerà la bellezza del luogo” diceva 113 anni fa Theodor Christomannos. Ora vale esattamente il contrario.

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