Approda alla Camera dei deputati la questione di un piccolo paese siciliano, Montallegro, dove – a dispetto del nome – si conta un morto di tumore su due tra coloro che sono deceduti dal 2000 al 2020. In questo periodo di tempo, infatti, nel piccolo comune in provincia di Agrigento sono 560 le persone decedute in totale: di queste ben 252 sono state uccise da un tumore. Fuori dai canali ufficiali (i registri tumori della provincia sono fermi a quasi dieci anni fa) la lista è stata richiesta dalla Pro Loco della città, al sostituto del sindaco, visto che il comune è commissariato.

Analizzando i dati, anno per anno il dato risulta in crescita: nel 2018, su 28 morti 16 sono avvenute per neoplasie; nel 2019 su 32 decessi 19 sono dovuti a tumori. Il caso Montallegro è arrivato anche alla Camera dei deputati dopo la presentazione di una interrogazione da parte di Michele Sodano: “Stiamo facendo tutto questo perché vogliamo comprendere cosa sta accadendo nel nostro territorio. Qui si muore di tumore ma non sappiamo perché: per questo motivo chiederemo a gran voce che venga predisposta una indagine ambientale”. Se da un lato ci sono le certezze dei dati dall’altro lato, infatti, non si comprende la genesi dei tumori considerato che nella zona non ci sono fabbriche e industrie. “Non puntiamo il dito contro nessuno ma vogliamo verità e chiarezza – spiega ancora Iacono – e questa esigenza passa anche dall’accertare se l’impatto ambientale della discarica ha potuto cagionare effetti nocivi, considerato questo dato anomalo”. La presidente della Pro Loco si riferisce alla discarica che sorge al confine tra Montallegro e Siculiana: è stata sequestrata nel luglio 2020 per una inchiesta riguardante presunte irregolarità ambientali e poi dissequestrata due anni dopo in seguito al ricorso della Catanzaro costruzioni – l’azienda che gestisce la discarica – alla Cassazione.

“Abbiamo il diritto di sapere se il nostro territorio è stato inquinato” dicono dalla Pro Loco che intanto ha presentato un ricorso al Tar per la costruzione, affidata sempre alla stessa ditta, di un impianto integrato per il trattamento e il recupero di frazione organica da raccolta differenziata. I cittadini hanno deciso in ogni modo di opporsi al nuovo impianto “al fine di tutelare l’ambiente del proprio territorio già da molti anni compromesso e segnato dalla mega discarica di rifiuti che ha penalizzato la salute e la qualità della vita della comunità, la vocazione turistica del paese – ha scritto in una nota l’associazione – La costruzione di un nuovo impianto di trattamento di rifiuti nel comune di Montallegro rischierebbe di provocare un gravissimo impatto ambientale su un territorio già sensibilmente provato che non può assistere inerme alla lesione irreversibile della propria vocazione agro-turistica che, piuttosto, va tutelata, salvaguardata e potenziata”. Secondo gli avvocati della Pro Loco il nuovo impianto avrebbe “molteplici profili di illegittimità”, ultimo dei quali andrebbe a impattare su una zona “con vincolo di inedificabilità assoluta imposto in modo retroattivo”. Ad oggi l’associazione del territorio ha guadagnato due rinvii del Tar di Palermo che a breve si esprimerà sul caso definitivamente. Il Comune ha pure ribadito che il nuovo impianto sarebbe troppo vicino al centro abitato (meno di 3 km) e questo lo renderebbe fuorilegge. La discussione approda adesso alla Camera con l’intervento del presidente della commissione antimafia, Nicola Morra, il deputato Michele Sodano e i vertici della Pro Loco locale.

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