Come spesso mi capita da quando scrivo di sanità, sono basito. Il vicepresidente del gruppo privato accreditato come più importante in Italia, con 56 strutture, ha chiesto al governo un intervento urgente a sostegno delle aziende sanitarie. Già la parola azienda mi provoca, da quando è stata inserita in sanità, un sussulto da chiedere l’intervento di un neurologo per sopire la mia ira. Ma non è che le strutture private accreditate vorranno far ricadere il problema – che sicuramente esiste – sui pazienti, aumentando le tariffe o riducendo gli interventi o, comunque, le prestazioni? Le aziende sanitarie che chiedono “aiuti” allo stato enormemente indebitato hanno utili? Quegli utili servono solo a riempire le tasche dei vertici e dei medici che lavorano a percentuale o vengono divisi anche con lo stato? Perché io ho chiesto un accesso agli atti alla regione Lombardia per sapere come si sono comportate le aziende sanitarie, pubbliche e private accreditate, nel periodo della pandemia (2020-2022). Vorrei sapere – ma l’assessorato capitanato ora dalla Moratti non mi ha ancora risposto dopo molti mesi – quante sono state le prestazioni convenzionate e quelle private.

Perché, come dico da tempo, credo che nei periodi di emergenza tutte le strutture debbano fare solo prestazioni accreditate e non badare agli utili. Qual è il motivo per cui l’assessorato e la direzione generale ad oggi non rispondono? Hanno qualcosa da nascondere? Chissà cosa ne pensa il vicepresidente del San Donato. Vuole guadagnare anche sulla vita delle persone? Non crede che, se cede qualcosa nei periodi di difficoltà e salva vite umane, poi i suoi bilanci torneranno in attivo? Ha paura di sacrificare parte del suo alto stipendio per il bene comune?

Il periodo della pandemia è entrato a viva voce nella campagna elettorale. Ho letto con attenzione i programmi sulla sanità dei tre poli principali. Come al solito tante parole e nessuna idea reale da poter applicare appena sarà possibile costruire un nuovo governo. Questa volta sarà un governo eletto dai cittadini italiani anche se i nomi che lo appoggeranno, seppur dimezzati, sono comunque scelti dai partiti perché i candidati sono selezionati e posizionati dove decide il partito. Noi pensiamo di poter eleggere il signor Rossi ma in realtà decidiamo solo il capitano. Poco ma, dopo tanti anni di governi nominati, è già qualcosa. Ma in sanità, che esce da un periodo molto buio per i cittadini, occorre avere una persona nominata competente, onesta, umile che ricostruisca dalle ceneri la nostra sanità che era considerata fra le migliori al mondo. Una commissione d’inchiesta, come indica il partito che al momento è considerato avanti nelle preferenze, che faccia luce sul buio del periodo pandemico è indispensabile, per dare risposta ai parenti delle tante persone decedute, ma non sufficiente. Occorrono idee nuove perché l’Italia esce dall’ora più buia con il maggior numero di morti in relazione alla popolazione mentre le scelte di limitazioni della persona erano le più stringenti. Un fallimento totale.

Ma la sanità è stata gestita dalla politica e dalle opinioni soggettive. Non dalla cura. Anzi, alcuni medici che si sono impegnati sono stati tacciati come oppositori e in alcuni casi “condannati” da chi ancora oggi occupa posti importanti: Speranza perché non dice che ha sbagliato? Perché non si dimette? Ora non può certo fare altri danni perché è ancora su quella poltrona per “gli affari correnti”, ma non sarebbe più onesto lasciare a Draghi la sua delega? Nei vari programmi che ho letto non ho visto nessuna proposta fattibile e operativa. Consiglio a tutti almeno di leggere le mie sei proposte elencate nel docufilm “Vicolo degli Onesti”. Sono certo che ci avrebbero aiutato molto. Cominci lei, Speranza, a studiarle e a rispondermi. In fondo la speranza è l’ultima a morire.

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