di Stefano Briganti

Prendo spunto dalle parole di Papa Francesco che esprimono il suo pensiero sul conflitto russo-ucraino. E’ un pensiero cristiano, un pensiero di pace, e non potrebbe essere altrimenti essendo del Pontefice della Chiesa cristiana cattolica. Le uccisioni, qualunque uccisione, nell’insegnamento di Cristo sono da condannare (il quinto comandamento) perché tolgono la vita a un essere umano. Non interessa al Pontefice il giudizio dell’uomo che giustifica una morte e ne condanna un’altra perché il giudice supremo è Cristo e non l’uomo. Al Papa interessa la pace, la fine delle morti, qualunque e ovunque esse siano; ma il mondo la pensa diversamente. Così la voce del Pontefice, come quella di Giovanni che gridava nel deserto, viene silenziata in un deserto costruito attorno a lui.

E’ incredibile – ma è al contempo il segno della feroce determinazione a silenziare chi non segue il pensiero dominante – che al meeting di Comunione e Liberazione il Papa non sia stato invitato a parlare, mentre ha parlato il “bellicista” Draghi. Comunione e Liberazione nasce con Don Giussani che ne imposta l’impronta cristiana ma è stata talmente stravolta da essere diventata nient’altro che un palcoscenico politico dove parlano tutti tranne il “pacifista” Papa.

La pace non è un’opzione per chi “gestisce” questa guerra e ne incuba di nuove. Il prolungare le morti è ritenuto necessario, una sorta di prezzo da pagare, un effetto collaterale, per raggiungere finalità di potere economico, geopolitico, egemonico. Per questo Papa Francesco grida nel deserto chiedendo pace e condannando sic et simpliciter anche la morte di Darya Dugin, mentre un uomo, un cristiano, si erge a giudice e condanna le parole del vicario di Cristo in terra. Il rigetto del mondo per il suo grido umano e cristiano è emblematico e sconvolgente. A maggior evidenza di quanto la pace in questo conflitto non si intenda cercarla, ci sono purtroppo altri elementi. Il ministro degli esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu, molto attivo nel far da ponte tra il “West”, Kiev e Mosca, ha ammesso in un’intervista alla Cnn del 21 Aprile che ci sono paesi membri della Nato che non vogliono ci sia la pace tra Russia e Ucraina.

Sulla centrale atomica attualmente sotto il controllo delle forze armate russe ma con operatori ucraini, il sottosegretario alla Sicurezza Usa Bonnie Jenkins, in un comunicato del 25 agosto, ha rinnovato l’appello alle forze armate russe di lasciare la regione, così da stabilizzare la situazione intorno alla centrale. Ora mi chiedo: se sono veramente i russi a bombardare la zona che è sotto il loro controllo (come dicono Kiev e gli “alleati”) perché dovrebbero smettere di bombardarla se passasse sotto il controllo ucraino? Se davvero non si vuole la catastrofe, perché non mettere la regione sotto il controllo di una terza parte “super partes”? Continua il flusso di armi a Kiev mentre la “guerra economica” non sta producendo in Russia gli effetti devastanti che i leader occidentali ci avevano promesso (Bloomberg 24 Agosto, JP Morgan 5 Luglio) mentre ne sta producendo moltissimi alla Ue che non ci aveva detto che cosa ci sarebbe tornato indietro.

Così come nessuno dice dove si vuole arrivare con questa forsennata corsa “guerriera” e soprattutto quando e come finirà. Insomma guerra a oltranza senza una visione di un punto di arrivo se non un generico “Mosca deve ritirarsi” aggiungendo un “Perché è Mosca che non vuole negoziare”.

Quando Zelensky, per bocca degli “alleati”, dice: “Prima era la pace che cercavamo, ora è la vittoria” sa perfettamente che, detto così, non può che significare altri anni di guerra e altre migliaia di morti. Anche perché gli “alleati” con gli anglofoni in testa hanno promesso armi a Kiev “fintanto che serviranno” e quel “fintanto” non ha un limite. Il grido del Papa al mondo, che la guerra è una pazzia e le morti sono crimini assoluti, è inascoltato e anzi è condannato, perché la pace come rapida fine della guerra non è un’opzione per nessuno se non per il vicario di Cristo.

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