La Turchia riapre una spaccatura finora emersa solo in parte tra le varie potenze che compongono la Nato. E rischia di inaugurare una nuova puntata dello scontro con gli Stati Uniti, non solo nel contesto del conflitto in Ucraina, che va avanti ormai da anni e che vede di nuovo i legami tra Mosca e Ankara punto di frizione tra le due principali potenze dell’Alleanza. A rilanciare è questa volta il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, che in un’intervista alla Cnn Turk ha dichiarato che “alcuni Paesi all’interno della Nato vorrebbero che la guerra continuasse, vogliono che la Russia diventi più debole“.

Nessun riferimento diretto, ma è evidente che il messaggio sia indirizzato in particolar modo alle due potenze che in questi due mesi di conflitto hanno spinto maggiormente per il sostegno all’Ucraina, lasciando naufragare qualsiasi tentativo di mediazione tra i leader europei e Vladimir Putin con dichiarazioni che hanno fin dall’inizio puntato allo scontro: Stati Uniti e Gran Bretagna. Approccio completamente opposto a quello del Paese di Recep Tayyip Erdoğan che, invece, fin da prima dell’invasione ordinata da Putin ha tentato di ritagliarsi un ruolo da mediatore tra le parti, invitando i due leader russo e ucraino a incontrarsi a Istanbul per dei colloqui di pace, visti i suoi rapporti privilegiati sia con l’Alleanza, di cui fa parte, che con la Russia, pur avendo definito “inaccettabile” l’azione del Cremlino in Ucraina. In Turchia si sono svolti inoltre il primo incontro tra i ministri degli Esteri di Russia e Ucraina, Serghej Lavrov e Dmytro Kuleba, mentre nelle scorse settimane le delegazioni di Mosca e Kiev si sono incontrate nella città sul Bosforo per dei colloqui.

In questi due mesi di conflitto, Ankara ha in più occasioni dimostrato la volontà di evitare di schierarsi nettamente dall’una o dall’altra parte, mantenendo una sorta di neutralità che conta di far valere a un eventuale tavolo negoziale. Membro della Nato, come altri Paesi che fanno parte del Patto, ha consegnato a Kiev i famigerati droni da combattimento Bayraktar responsabili della distruzione di decine di tank russi. Ma allo stesso tempo è uno dei pochi Paesi che ha deciso di non imporre sanzioni alla Federazione.

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