Se la musica in Italia avesse il medesimo peso culturale delle arti visive e della letteratura, se la sua storia fosse scolasticamente contemplata così come la storia dell’arte, se lo storico di settore fosse dunque tenuto in considerazione tanto quanto gli storici delle arti cugine, allora nomi come quello di Elvidio Surian assumerebbero un peso mediatico di pari livello rispetto ai più blasonati storici dell’arte nazionali, estendendo il proprio prestigio ben oltre i confini oggi culturalmente dati all’arte dei suoni. Confini, per intendersi, all’interno dei quali il nome Surian è, nazionalmente e internazionalmente, un’autorità da tutti riconosciuta: lo dimostra ampiamente il 16esimo numero dei “Quaderni Musicali Marchigiani”, il volume di oltre 650 pagine che l’A.Ri.M, Associazione Marchigiana per la Ricerca e Valorizzazione delle Fonti Musicali, col significativo contributo economico del Comune di Pesaro ha voluto interamente dedicare alla vita e alle opere dell’ultraottantenne musicologo di origini istriane.

È infatti all’interno di questo corposissimo volume, presentato il 19 agosto scorso in luogo della post datata (causa pandemia) celebrazione degli ottant’anni di Surian all’interno della corte di Palazzo Mosca a Pesaro, che si sono andati concentrando gli entusiastici contributi di molti dei più eminenti musicologi nazionali e internazionali, tutti pronti a celebrare uno dei massimi studiosi oggi esistenti dell’arte musicale, della sua storia, del suo senso formale ed espressivo. Autore del Manuale di storia della musica (in 4 volumi) e, insieme Laura Surian, del recente Profilo di storia della musica (entrambi ed. Rugginenti), Surian è stato infatti capace, nei decenni, di un estenuante impegno che dal particolare si è spinto fino all’universale, giungendo dall’ambito locale a quello internazionale: da mentore di un percorso di ricerca musicologica regionale, quello che con l’A.Ri.M., ha proiettato le Marche in ambito internazionale, a prolifico e instancabile collaboratore, con 25 testate catalogate, del Repertorio Internazionale dei Periodici Musicali (Ripm); da ispiratore, col sottoscritto, della Proposta di Legge n.1553 del 2019, per l’inserimento della disciplina Storia della musica nei nostri istituti liceali (attualmente abbandonata in qualche cassetto di Palazzo Montecitorio), fino a una lunghissima serie di pubblicazioni, tra libri, revisioni, saggi e recensioni, che hanno toccato, approfondito e gettato luce su opere, autori, periodi storici, prassi e dinamiche in gran quantità, dal Pigmalione a Venezia alle sue osservazioni sull’apprendimento e il tirocinio musicale nel Seicento, dall’Artaserse di Johann Adolph Hasse al Valzer, da Nino Rota all’immagine di Torquato Tasso nella transizione culturale sette-ottocentesca, da Domenico Scarlatti alla vocalità nel repertorio operistico del ‘600-‘700, da Gioseffo Zarlino al contributo degli storici marchigiani alla nascente musicologia nazionale e ancora oltre, per molto altro ancora.

Presenti, in luogo della nutrita celebrazione, musicologi, musicisti ed editori: da Graziano Ballerini, che del volume n. 16 dei “Quaderni Musicali Marchigiani” è stato curatore, a Giorgio Appolonia, esperto rossiniano; dall’editore Gianni Rugginenti, che con significativa partecipazione ha raccontato la nascita della collaborazione con Surian e del celeberrimo Manuale di storia della musica, a Paola Ciarlantini, organizzatrice dell’evento, presidente dell’A.Ri.M. e compositrice (da non lasciarsi perdere il suo ultimo lavoro, Omaggio a Giacomo Leopardi nel bicentenario dell’Infinito, opera di rara e tersa bellezza); dall’assessore alla cultura del Comune di Pesaro, Daniele Vimini, al sottoscritto, che in qualità di relatore ospite ha dedicato al grande storico della musica una lunga relazione: “È stato – recito nella parte finale della relazione – il contagioso entusiasmo del prof. Surian a spronarmi in una direzione interventista, a spingermi all’azione in un Paese, il nostro, drammaticamente fermo dal punto di vista del progressismo culturale, e non solo stimolandomi con idee, documenti ed esperienze tanto copiose quanto informalmente veicolate, trasferite cioè con una semplicità tale da celare con amabile destrezza la loro stessa complessità, ma inserendomi, come già testimoniato nella sua esperienza personale dal prof. Gironacci, in una rete di conoscenze e relazioni utili alla creazione di un circolo virtuoso (…) grazie a quello che di Elvidio Surian si palesa agli occhi di tutti come uno dei suoi pregi principali, l’istinto a fare rete, a fare squadra, in parte retaggio degli studi newyorkesi e della vincente, per definizione, formazione statunitense”.

Una celebrazione importante, necessaria ma soprattutto ampiamente partecipata per una delle grandi e rare stelle della musicologia nazionale, l’amabile Elvidio Surian.

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