Nonostante lo sfacciato boicottaggio posto in atto dai cani da guardia del sistema, Unione Popolare è riuscita a raccogliere le firme e sarà in campo alle elezioni politiche del 25 settembre. Afa canicolare, ferie di Ferragosto e vergognoso silenzio dei media non hanno fiaccato la spinta militante colla quale decine di migliaia di persone sono accorse a firmare per presentare la lista alternativa. Pennivendoli di regime e impresentabili leader e gregari delle forze politiche che hanno portato l’Italia nell’attuale condizione di povertà, sottosviluppo e servitù internazionale nei confronti di Unione europea e Nato si affannano a dichiararsi in competizione fra di loro. Ma si tratta solo dell’ennesima farsa cui siamo costretti ad assistere.

Sulle questioni essenziali sono infatti tutti d’accordo, da Meloni a Letta, con rispettivi alleati, passando per il centro affollato di palloni gonfiati e autoproclamati leader del nulla. Primo, nessuno mette in discussione l’allineamento alle politiche guerrafondaie della Nato e si continuano ad inviare, con il consenso praticamente unanime delle forze politiche che hanno sostenuto Draghi più i finti oppositori di Fratelli (paraculi) d’Italia, armamenti micidiali quanti inutili all’Ucraina, oramai sconfitta militarmente da Putin, nonostante la retorica nazionalista e il ricorso al terrorismo.

Come chiarito in termini ineccepibili dalla compianta Lorenza Carlassare, questo invio di armi rappresenta una chiara violazione del principio del ripudio della guerra racchiuso nell’art. 11 della Costituzione repubblicana. Il servilismo filostatunitense dei partiti suddetti espone il popolo italiano a crescenti pericoli di guerra in una situazione internazionale contrassegnata dal rischioso revanscismo delle élites statunitensi in rapido declino. Eppure Letta, Meloni, Calenda & C. continuano a voler essere incatenati alla nave che affonda, non certo in qualità di capitani ma di mozzi addetti a spazzare il ponte e lavare i servizi igienici. Si trattasse solo del loro destino potrebbe costituire un’evenienza gradita, ma si stanno portando appresso allo sprofondo tutto il popolo italiano.

Assoluta unanimità di lorsignori, ovviamente, anche sulla necessità di prepararsi alla guerra aumentando le spese militari, beneficiando l’industria bellica rappresentata da cricche meravigliosamente bipartisan, da Minniti a Crosetto, così come bipartisan è il sostegno alle lobby fossili, a cominciare dall’Eni e all’industria chimico-farmaceutica che ha realizzato enormi profitti con vaccini privati e non sempre trasparenti quanto ai loro effetti.

Nel contempo, e anche su questo sono d’accordo, in omaggio alla famigerata agenda Draghi, vengono compresse le spese sociali, a cominciare da sanità ed istruzione, al punto che la regione Calabria è stata costretta a rivolgersi al generoso e competente contributo dei medici e degli infermieri cubani. Tutto questo mentre l’inflazione galoppa e si preannunciano un autunno e un inverno di razionamento energetico, checché ne dica l’incompetente Cingolani. Data tale unanimità sui temi di fondo, Letta e Meloni devono sforzarsi a inventare inesistenti contrapposizioni e improvvisare finte risse mediatiche, come quella creata intorno all’indegna pubblicazione da parte di Meloni – che cerca maldestramente di rinverdire gli allori di Salvini – di un video relativo a uno stupro.

D’altronde mafia, corruzione e razzismo non sono certo meri accidenti, ma ingredienti essenziali dell’attuale sistema dominante italiano basato su guerra all’esterno e oppressione capitalistica all’interno. Proprio per questo è necessario rafforzare le forze autenticamente antisistema come Unione Popolare e Italia Sovrana e Popolare, che sono pienamente consapevoli del fatto che per fermare il declino del nostro Paese è necessario disallinearlo dalla guerrafondaia alleanza occidentale e mettere in discussione a fondo i vincoli neoliberisti derivanti dall’appartenenza all’Unione Europea dominata dalle lobby finanziarie.

Unione popolare, in particolare, si avvale di un frontrunner sperimentato come Luigi De Magistris il quale, nel limitato ma significativo agone napoletano, ha dimostrato in modo efficace come si possa attuare una politica veramente di tipo nuovo basata sulla partecipazione popolare, sull’effettiva promozione e realizzazione dei diritti sociali e sulla valorizzazione dei beni comuni. La pattuglia delle parlamentari ex Cinquestelle di Manifesta offre un ulteriore importante contributo alla lista, che dovrà rapportarsi dialetticamente a quanto resta del Movimento, esaltandone gli aspetti migliori e indirizzandoli a una critica complessiva del sistema del capitalismo finanziario e guerrafondaio, a condizione ovviamente di emanciparsi, oltre che dagli opportunisti poltronai alla Di Maio, dalla tutela soffocante del padre padrone Grillo, cui dobbiamo, tra le altre cose, il governo Draghi e il brillante ministro Cingolani.

Ma la vera scommessa da vincere è quella di restituire fiducia, anche ma non solo dal punto di vista elettorale, a milioni e milioni di lavoratori e lavoratrici, di donne, di giovani, oggi giustamente disgustati dal penoso spettacolo della politica italiana e dell’eterno ritorno dei suoi deleteri morti viventi. Una scommessa da vincere, se vogliamo garantire un futuro all’Italia.

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