“Non abbiamo imparato nulla dall’emergenza. Non dovevamo migliorare? E invece niente. Dopo due anni di aule senza ragazzi ammassati torneremo alle classi pollaio”. A lanciare l’sos è la presidente dell’Associazione nazionale presidi della Regione Lazio, Cristina Costarelli. L’accordo tra il Vicariato di Roma, la Città Metropolitana e le scuole, fatto lo scorso anno per garantire il distanziamento, non potrà più essere messo in campo. Risultato? Molti istituti dovranno accontentarsi degli spazi che avevano prima del Covid o attendere gli interventi di Città Metropolitana e dell’amministrazione della capitale per rendere agevoli le classi.

Tutto era nato dall’emergenza. Il Governo Conte e il Comitato tecnico scientifico presieduto da Agostino Miozzo avevano prescritto il distanziamento di almeno un metro tra un alunno e l’altro. Immediatamente era sorto il problema degli spazi. Presidi, collaboratori scolastici e insegnanti si erano messi, metro alla mano, a cercare le soluzioni. Ad andare incontro all’Ufficio scolastico regionale era arrivata la Chiesa che aveva messo a disposizione le aule delle parrocchie per fare lezione.

Un accordo – con tanto di finanziamento alla diocesi – che aveva salvato gli istituti. All’istituto comprensivo “Alfieri Lante” della Rovere, ad esempio, grazie alla parrocchia di San Bellarmino e a quella di Santa Teresa d’Avola si erano individuate sette classi per 175 alunni. Alla “Montessori” di Villa Paganini tre classi erano state trasferite nella parrocchia di “Santa Maria Goretti”. Cinque aule erano state date in comodato all’istituto “Acquedotti” dalla parrocchia di “San Policarpo”. Ora non sarà più possibile. Finita l’emergenza si ritorna in aula senza distanziamento (a meno che non si modifichi il quadro pandemico) e il sogno di molti presidi ma anche di tanti studenti di vivere in maniera più agevole la vita scolastica è tramontato.

“La logica del periodo emergenziale – ci spiega Costarelli che è anche preside del liceo “Newton” di Roma – si è limitata a quella contingenza. Nulla è stato messo a sistema. È un po’ come quanto è accaduto con gli psicologi. Sono stati una meteora”. Alla scuola della Costarelli ora i ragazzi non potranno più usare i campi sportivi della vicina parrocchia: “Nulla di grave – sottolinea la dirigente – rispetto a chi ha un problema con le aule ma noi saremo costretti a riportare due classi alla volta in palestra”. Tuttavia, non si tratta di una questione di soldi. Il problema non è che Città Metropolitana ora non ha più fondi da dare alla Diocesi. Ce lo conferma Daniele Perrucci, consigliere delegato all’edilizia scolastica: “Con la fine dell’emergenza se dobbiamo individuare degli spazi in più per una scuola, lo dobbiamo fare rispettando tutti i parametri di Legge e verificando la presenza dei diversi certificati di staticità e altro. Spesso, le aule delle parrocchie, non hanno queste caratteristiche perciò non possiamo più adoperarle”.A detta di Perrucci, tuttavia, la situazione è anche molto modificata e grazie agli interventi fatti da Città Metropolitana in questi ultimi mesi l’80% delle situazioni ha trovato una soluzione.

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Scuola, dopo tre anni di pandemia al via la ripresa senza mascherine, distanziamento e didattica a distanza

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