Assai più della “Settimana Enigmistica”, il periodico italiano che “vanta innumerevoli tentativi di imitazione”. Nel 2021 Mercedes-Benz ha lamentato migliaia di falsificazioni, quasi 10 volte tanto quelle accertate nel 2011, quando erano state circa 200.000. Lo scorso anno ne sono state appurate e confiscate 1,86 milioni. Un rischio per la sicurezza e un danno economico importante: “L’industria del falso ha la struttura della criminalità organizzata e spesso raggiunge profitti superiori a quelli del traffico di droga”, avverte Renata Jungo Brüngger, avvocatessa elvetica e seconda donna entrata nel Board della casa con la Stella per la quale è responsabile della divisione Integrità e Affari Legali.

L’incolumità diventa un problema se, come nel caso di un automobilista che viaggiava a 130 orari in autostrada, “salta” il cofano che distrugge il parabrezza e solo per una serie di fortunate coincidenze nessuno si fa male. Quando emerge che la griglia acquistata come originale in rete non era poi così originale, Mercedes segnala il caso alla autorità. Un caso come tanti.

A livello globale lo scorso anno il costruttore premium tedesco ha innescato decine e decine di volte l’intervento degli uffici competenti. Sono scattate 650 perquisizioni che hanno portato alla confisca di, appunto, 1,86 milioni di pezzi falsi.

Se il Made in Italy ha problemi con le imitazioni nei campi alimentare e della moda, il Made in Germany sembra averli con la tecnologia. Del resto, il marchio Mercedes è di quelli che vale: secondo Brand Finance è quello tedesco di maggior successo e quindicesimo a livello mondiale con una crescita del 18% a quota 60,2 miliardi di dollari. Interbrand l’ha confermato nel 2021 come quello automobilistico di lusso con il maggior valore (quasi 51 miliardi di dollari) per il sesto anno di fila, peraltro ottavo assoluto, ma dietro a Toyota (settima).

La globalizzazione e, soprattutto, le App sono i veri nemici delle legalità. Una parte del commercio si sta progressivamente allontanando dalle grandi piattaforme e passa attraverso applicazioni che vengono attivate in poco tempo e funzionano in maniera differente dai portali per gli acquisti perché non sono accessibili facilmente da tutti. La lotta alla contraffazione diventa così estremamente complessa.

La testata tedesca Automobilwoche riferisce che secondo i dati forniti dalle Dogane la maggior parte delle falsificazioni è riconducibile alla Cina: circa l’80%. Ma a quanto pare c’è un fiorente mercato che passa anche attraverso gli Emirati Arabi Uniti. È quasi superfluo sottolineare che le aziende della contraffazioni hanno anche ben poco rispetto per i diritti dei lavoratori e dell’ambiente oltre che delle certificazioni sui materiali e delle modalità di produzione: sarebbe sorprendente il contrario. Colpire veramente le imprese che operano nell’illegalità significa sapere dove sono e, soprattutto, quando hanno i magazzini pieni. Tra gli elementi che dovrebbero indurre i consumatori a prestare particolare attenzione ci sono non solo prezzi particolarmente bassi, ma anche la disponibilità di pezzi non più offerti attraverso i canali ufficiali.

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