Ha scandalizzato non poco la messa celebrata nel mare di Crotone da don Mattia Bernasconi, viceparroco di San Luigi Gonzaga in Milano. Una vera e propria profanazione della celebrazione eucaristica con il prete, il ministrante e i giovani fedeli in costume da bagno nel mare e sulla riva e un materassino gonfiabile usato come mensa sulla quale consacrare il pane e il vino.

Non c’è giustificazione possibile per un episodio a dir poco vergognoso che ha offeso la sensibilità sia dei credenti che dei non credenti, offrendo un’immagine deprecabile di come una parrocchia italiana vive la liturgia. Puntuale è arrivata la nota dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina, fatta propria da quella di Milano. Immediate anche le scuse di don Mattia, indagato dal pm di Crotone per offesa a una confessione religiosa.

Al netto di tutto ciò, l’evento può essere un’occasione per una riflessione seria sulle profanazioni che avvengono in numerose celebrazioni eucaristiche. In tante messe, infatti, il sacerdote si concede a dei veri e propri show, andando molto al di là di ciò è stabilito dalle norme liturgiche. Negli ultimi anni, grazie ai social, durante le celebrazioni si è assistito a una marea di atti al limite del sacrilegio. Il tutto per soddisfare l’egocentrismo di alcuni preti che sull’altare credono di calcare un palcoscenico. Ma anche nel tentativo disperato di accrescere l’audience dei fedeli con messe rock.

Davvero coloro che partecipano alle celebrazioni vogliono questo? Cercano delle messe, per così dire, alternative, moderne, rockettare e con effetti speciali da cinema? Oppure sono soltanto desiderosi di vivere una bella celebrazione come previsto dal Messale romano? Di raccogliersi in un clima di preghiera, cercando di fare silenzio attorno a sé, estraniandosi dal mondo, almeno per un po’ di tempo, ritrovando le ragioni del proprio essere sulla terra, ma anche quella forza consolante per poter affrontare le inevitabili difficoltà della vita?

C’è ancora differenza, insomma, tra la messa e un musical? Oppure è ormai tutto svenduto alla spettacolarizzazione, alla fantasia del celebrante, all’effetto sorpresa e all’inedito (la prima messa in mare) che ogni volta deve essere per forza più originale di quello messo in atto nella bizzarria precedente? I fedeli hanno davvero questo desiderio oppure sono vittime inermi dell’estroversione insopportabile di alcuni sacerdoti? E, non potendosi lamentare con vescovi a volte distratti, se non addirittura complici e capaci di profanazioni peggiori, si limitano a cambiare messa, sperando di trovarne una fedele alle norme liturgiche?

Una risposta viene offerta dalla storia recente. Nel 2005 Benedetto XVI presiedette a Colonia la Giornata mondiale della gioventù, la prima del suo pontificato che era appena iniziato. Nella suggestiva veglia della Gmg nella Spianata di Marienfeld fu proposto ai milioni di giovani presenti un lungo e silenzioso momento di adorazione eucaristica. Un gesto controcorrente se si pensa alla movida che attrae numerosi ragazzi e anche alla difficoltà di far regnare il silenzio dove ci sono milioni di persone. Eppure, appena fu esposto il Santissimo Sacramento, non si sentì alcun suono per tutto il tempo dell’adorazione.

San Giovanni Paolo II, un Papa che aveva saputo dialogare con i giovani di tutto il mondo, aveva sempre chiesto loro di puntare in alto, andando controcorrente. “In realtà, – affermò Wojtyla durante la veglia della Giornata mondiale della gioventù di Tor Vergata nel 2000 – è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è lui la bellezza che tanto vi attrae; è lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna”.

Si comprende allora come qualsiasi fedele, non solo i giovani, ha diritto alla messa celebrata nel rispetto delle norme liturgiche. Perché la celebrazione eucaristica non deve seguire le mode, la fantasia del celebrante e la ricerca dell’audience come fosse uno show. Bensì, essa esige che il fedele viva quel mistero divino che si è incarnato in Gesù. È così difficile comprenderlo? Ma è sicuramente ancora più difficile viverlo e testimoniarlo.

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