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Eros Ramazzotti a cuore aperto: “Michelle Hunziker? Un amore, per quanto grande e profondo, può finire senza che sparisca l’affetto”

Il cantante si è raccontato in una lunga intervista concessa a Walter Veltroni per 7 del Corriere della Sera

di Francesco Canino

Per la serie “l’amore finisce, l’affetto no”. Eros Ramazzotti parla poco ma quando lo fa, fa sempre rumore. Soprattutto quando si apre a confessione intime, come quelle sul legame con l’ex moglie Michelle Hunziker, che da poco ha coinvolto a sorpresa nel video del suo nuovo singolo Ama, di cui la showgirl è protagonista assieme alla figlia Aurora. “La mia canzone è un inno all’amore senza regole imposte, senza codici da rispettare. L’amore integrale, quello che non consente pregiudizi e barriere”, racconta il cantante in una lunga intervista concessa a Walter Veltroni per 7 del Corriere della Sera.

Eros Ramazzotti e quel legame senza fine con Michelle Hunziker
“Michelle? Ho, abbiamo, voluto dimostrare una cosa semplice e bellissima: che un amore, per quanto grande e per quanto profondo, può finire senza che sparisca l’affetto, la condivisione, il desiderio che l’altro sia felice”. Più chiaro e sincero di così Eros Ramazzotti non poteva essere raccontando come, dopo la fine (chiacchieratissima) del matrimonio con la Hunziker, siano riusciti a trovare un nuovo equilibrio nel loro rapporto. Che si è evoluto in qualcosa di diverso ma pur sempre potente. Tanto da volerla come guest star del video. “Quando ho invitato Michelle a fare il video con Aurora e con me lei è stata felice. Quando leggo di mariti che uccidono le loro compagne o di padri che ammazzano i figli, penso che davvero viviamo in un mondo capovolto, in cui il rapporto più bello, più nitido, quello che, quando cambia natura, può trasformarsi in affetto eterno, può diventare invece annientamento dell’altro o possesso fragile ed egoista“.

Il rapporto contrastato con i social (e la lotta agli haters)
L’intervista è lo spunto per un racconto a cuore aperto, che va dai ricordi dell’infanzia in periferia e al rapporto con la musica (il nonno era il “principe degli stornellatori” dei Castelli Romani), la corsa verso il successo e l’impegno per diventare una star mondiale da 70 milioni di dischi venduti. “Fatica, la determinazione, la voglia di farcela. Grazie a queste doti, oltre al talento, sono riuscito a uscire da quella stanzetta del quartiere Lamaro, alla periferia di Roma, e ad arrivare, come farò anche quest’anno, in tutto il mondo”, spiega. Poi parla del contrastato rapporto con i social, che bolla come un “tribunale improvvisato, autonominato, che emette sentenze arbitrarie e può distruggere la serenità di un essere umano”. “Spesso sui social gli esseri umani vengono aggrediti per le loro idee o per quello che hanno fatto o, semplicemente, per come sono. Qualche volta vorrei vederli in faccia, i leoni da tastiera che insultano chi è grasso, magro, alto, basso! Vorrei controllare se loro sono perfetti. Non mi importa tanto per noi, che facciamo parte del rutilante mondo dei media. Mi importa per la ragazza che viene derisa, per il bambino che viene bullizzato e ne soffre da cani. Possibile che nessuno possa difendere i più deboli da questo?».

I grandi incontri e gli episodi indimenticabili
Tra i passaggi più divertenti dell’intervista, ci sono alcuni gustosi aneddoti sugli incontri che ha fatto nella sua vita. A cominciare da quello con il dittatore rumeno Ceausescu. “Con la Nazionale cantanti una volta siamo andati a Bucarest. Ci ricevette Ceausescu. Gianni Morandi iniziò una filippica che non finiva mai, come fa lui. Io alla fine sbottai e, rivolgendomi a Ceausescu, gli dissi: “Presidente, tiriamolo su questo Paese, che lo vedo malmesso”. Non certo un diplomatico, ma avevo ragione, come la storia ha poi dimostrato”. Un altro riguarda invece Michael Jackson, da cui andarono per consegnarli 100mila dollari per la sua fondazione. “Ci fecero andare lì e aspettare mezza giornata. Sarai pure Michael Jackson ma io ti devo dare 100.000 dollari mica chiedere un autografo! Alla fine arrivò. Non lo si poteva toccare, manco fosse la Madonna di Czestochowa, disse due parole di circostanza e ci liquidò. Avendo messo in tasca l’assegno».

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