Si aggiunge un nuovo capitolo alla miriade di inchieste che riguardano Piero Amara, ex legale esterno di Eni che in passato ha patteggiato una condanna per corruzione in atti giudiziari ed è indagato da diverse procure. Il giudice per l’udienza preliminare di Milano Piero Ottone De Marchi si è dichiarato incompetente e ha trasmesso gli atti al tribunale di Brescia al termine dell’udienza preliminare a suo carico e a quelli di Vincenzo Armanna, ex manager di Eni e grande accusatore nel caso Eni Nigeria. Entrambi sono accusati con altre persone di calunnia nei confronti dell’allora avvocato dello stesso Armanna, il legale Luca Santa Maria, in una tranche dell’inchiesta della Procura di Milano sul cosiddetto “falso complotto Eni“.

La Procura aveva chiesto il processo per Amara, Armanna, per l’ex direttore degli affari legali di Eni Massimo Mantovani e altre tre persone, accusate a vario titolo di intralcio alla giustizia, induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria e false informazioni a pm. Secondo l’aggiunto milanese Laura Pedio e i pm Stefano Civardi e Monia Di Marco, sarebbe stata depositata “nelle mani del Procuratore della Repubblica di Milano una e-mail dal contenuto calunnioso” con la quale Amara e Armanna avrebbero incolpato, “consapevoli della sua innocenza” l’avvocato Luca Santa Maria “di infedele patrocinio nei confronti di Armanna” di cui era il difensore.

L’obiettivo, per la Procura, sarebbe stato “far cadere le accuse che Armanna aveva formulato nei confronti dei vertici dell’Eni” nel processo Eni Nigeria, che in primo grado si è concluso con l’assoluzione di tutti gli imputati. Dato che da questa vicenda risulterebbe danneggiato il procuratore aggiunto milanese Fabio De Pasquale, che con il pm Sergio Spadaro (ora alla Procura Europea) aveva coordinato le indagini sul caso nigeriano e sulla presunta maxi tangente versata da Eni per ottenere la licenza di sfruttamento del campo petrolifero Opl 245 al largo delle coste nigeriane, per il gup è competente il Tribunale di Brescia, come per tutti i casi che riguardano i magistrati milanesi.

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